Sarracino: «Quattro sì sul Jobs Act per ricucire con il mondo del lavoro»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Marco Sarracino, deputato Pd. La consulta ha bocciato il referendum sull’autonomia. Per il centrosinistra che si apprestava a fare di questa battaglia un collante per la futura coalizione è un brutto colpo. Voi dite che la mobilitazione continua, ma che vuol dire in concreto?

Non avremo il referendum ma continuiamo a considerare il ddl Calderoli, insieme ai tanti cittadini che hanno firmato, una delle peggiori leggi della storia repubblicana. Una legge che attacca la scuola, la sanità, il trasporto pubblico, che aumenta divari e disuguaglianze, che sancisce l’idea che in Italia diritti e opportunità dipendano dal luogo in cui nasci. Per questo continueremo a raccontarne la pericolosità in tutte le nostre iniziative pubbliche, ricordando che la Corte ne ha comunque demolito l’impianto fondamentale. Altro che “avanti tutta” come dice Zaia, la destra non potrà realizzare la secessione mascherata.

Marco Sarracino. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Si voterà invece su Jobs Act e cittadinanza. Il lavoro per il Pd è un tema delicato, molti dirigenti hanno votato quella riforma e non sono disposti a disconoscerla. Schlein ha detto che il Pd darà il suo contributo ma andare alla battaglia del quorum con un partito diviso è complicato.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Sui temi economici e sociali la segreteria di Elly Schlein ha registrato non solo un avanzamento elettorale ma anche una riconnessione sentimentale con mondi che ci avevano abbandonato. Fino a qualche tempo fa era impensabile portare un segretario del Pd fuori dai cancelli di Pomigliano D’Arco e avere quella calorosa accoglienza. Oggi il Pd sta progressivamente ritrovando credibilità con chi non solo aveva smesso di credere in noi ma ci identificava come la causa del problema. I referendum sono una opportunità per sanare definitivamente quelle ferite.

Alcuni esponenti riformisti dicono che il Jobs Act è solo un capro espiatorio, che gli errori del Pd e del centrosinistra sui temi della precarietà sono più numerosi e affondano le radici nel passato. Condivide?

Certo, è così. Ma nella stagione del Jobs Act rompemmo non solo con il sindacato ma anche con il mondo della scuola e con chi votò per il referendum delle trivelle. Tutti ricorderanno il famoso “ciaone”. Fu uno dei punti più bassi della nostra storia politica, la causa di una saldatura sociale che ci mise all’angolo. Oggi siamo in una fase totalmente diversa, per fortuna.

Ritiene che comunque la battaglia a fianco della Cgil vada fatta, anche se il quorum è un obiettivo difficile?

Ho sottoscritto la proposta, e dunque voterò al referendum, che però rappresenta nei fatti l’ultimo strumento utile che si è potuto mettere in campo. Il Jobs Act era stato già ampiamente ridimensionato dalla Corte che, in diverse occasioni, ha invitato il Parlamento ad intervenire per sanare le anomalie rilevate. Il Pd ha tentato una iniziativa parlamentare per correggerlo, come testimonia la proposta Orlando alla Camera. Ma anche su questo la destra è andata in altra direzione: continuano a precarizzare il lavoro e ad enfatizzare dati che andrebbero letti con maggiore attenzione. Perché se è vero che sono aumentati i posti di lavoro, non dicono che a crescere è stato il lavoro povero. E lo dico da meridionale, dove se vieni licenziato anche senza giusta causa, trovarne uno nuovo è praticamente impossibile.

Tommaso Nanninici, che fu tra i padri di quella riforma, dice che il vostro sì ai referendum della Cgil è una scelta opportunista. Altri suoi colleghi di partito dicono che dovreste concentrarvi sulle battaglie che uniscono e non su quelle che dividono.

Tutti i candidati alla segreteria dell’ultimo congresso hanno sostenuto il superamento del Jobs Act. Discuteremo la linea nei luoghi deputati, come è successo in tutte le occasioni in questi due anni di segreteria Schlein. Oggi siamo la forza che ha messo al centro della propria proposta politica la qualità della vita delle persone, la crescita dei salari, la garanzia di una sanità pubblica accessibile, un trasporto efficiente, l’attuazione di una politica industriale capace di coniugare protezione sociale con le grandi trasformazioni in atto. Non c’è nessun passo indietro, semmai importanti passi avanti conseguiti tutti in maniera unitaria.

Anche quella sulla cittadinanza è una sfida difficile. Quali strumenti avete in mente per convincere la metà degli italiani a votare?

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Parliamo di una battaglia di civiltà e le tante firme raccolte, specie tra i più giovani, ne dimostrano l’attualità. Per una società più attenta ai diritti e alle integrazioni. C’è un pensiero mondiale della destra che mette in discussione i nostri modelli di convivenza, e per questo noi abbiamo il dovere di costruire modello alternativo: questo referendum farà emergere non solo legittime rivendicazioni politiche ma anche sentimenti contro ingiustizie intollerabili. Chi pensa di trincerarsi dietro l’invito al non voto si colloca dalla parte sbagliata della storia.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link