Opportunità e criticità nel settore zootecnico sono state al centro di una iniziativa organizzata mercoledì 22 gennaio da Confagricoltura Umbria, nella propria sede di Ponte San Giovanni, per fare il punto sui primi due anni di applicazione dell’intervento “CSR Umbria SRA 30 – Benessere animale e sistema classyfarm”.
Con l’obiettivo di avviare un confronto utile a rimuovere rapidamente gli ostacoli che potrebbero rendere difficoltosa l’applicazione della misura nel 2025 e gli anni a seguire, da un lato si sono promosse le opportunità nei confronti degli operatori zootecnici (miglioramento aziendale e benessere animale) e, dall’altro, evidenziate le criticità applicative riscontrate sino ad oggi (difficoltà-complessità delle check-list e pochi veterinari per seguire le aziende).
I soggetti coinvolti nell’evento erano tutti legati agli ambiti interessati (organizzazioni di categoria, uffici regionali che sovrintendono l’applicazione del bando, veterinari e imprese). Oltre all’assessore regionale alle politiche agricole e agroalimentari Simona Meloni, sono intervenuti anche Brunella Bogini (Servizio interventi per le produzioni animali della Regione Umbria), Salvatore Macrì (direttore del Servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Umbria), Sandro Bianchini e Danilo Serva (presidenti dell’Ordine di medici veterinari rispettivamente della Provincia di Perugia e di Terni).
Il punto di vista di Confagricoltura Umbria è stato delineato dal presidente Fabio Rossi e da Alessandro Sdoga. A moderare l’incontro è stato Matteo Pennacchi, presidente della sezione Zootecnia di Confagricoltura Umbria.
“Affrontare queste tematiche con confronti di questo tipo – ha affermato Rossi – diventa sempre più importate oggi. Stiamo perdendo capi e avremo un picco di mancanza di carne. È fuori discussione il benessere animale e che bisogna andare nella direzione della sostenibilità ma bisogna stare attenti ed essere competitivi come Europa. Sono inoltre 12mila gli ettari di seminativi che abbiamo perso in pochi anni, con le colline che si stanno spopolando. L’agricoltore e l’allevatore agricolo devono produrre e non fare merletti. Dobbiamo trovare le condizioni per non chiudere più allevamenti”.
Molti gli stimoli arrivati all’assessore Meloni che ha così dichiarato: “Avremo modo di lavorare e confrontarci in questi anni e saremo molto presenti come Regione prima di tutto evitando di creare la contrapposizione tra chi fa l’agricoltore e l’allevatore e chi dà supporto al mondo dell’agricoltura. Sarà importante quindi creare anche una rete e un tavolo tecnico per dare delle risposte. L’Umbria è cuore verde d’Italia e anche una grande area interna. Agricoltura e zootecnia sono il nostro cuore con quest’ultima che deve rimanere quindi un presidio dei nostri territori. Legare l’agroalimentare al turismo è un altro aspetto su cui lavoreremo”.
Confagricoltura ha voluto così presentare una “fotografia” dei primi due anni di applicazione dell’intervento “CSR SRA 30” (2023 e 2024), partendo dai numeri delle istanze presentate nel 2023, anche per evidenziare quelle che sono state le difficoltà amministrative e operativo-gestionali.
L’intervento in questione, come ha ricordato Pennacchi, prevede il coinvolgimento di veterinari incaricati dai beneficiari per la compilazione di una check-list aziendale nel sistema messo a disposizione dal Ministero della Salute denominata “Classyfarm”. I risultati ottenuti da questa valutazione (confronto tra uno stato ex-ante ed uno ex-post) determina il diritto di poter accedere al finanziamento previsto dall’apposito intervento del CSR.
Diversi risultano così gli elementi evidenziati che al momento sono di interferenza ad un’efficacie attuazione della misura in questione. Solo nel 2023 circa il 25% delle aziende che hanno presentato domanda presso il CAA Confagricoltura Umbria servizi non ha percepito il finanziamento, per una somma complessiva che supera i 350.000,00 euro. Numeri che vedendo l’andamento delle domande 2024 rischiano di aumentare. “Ciò è imputabile solamente in rari casi – ha affermato Pennacchi – alla mancanza effettiva dei requisiti, in quanto nella maggior parte dei casi il mancato finanziamento è dovuto a una non corretta attuazione dello strumento classyfarm oltre a problematiche di interfacciamento dei sistemi informatici come, ad esempio, quella legata alla figura del detentore degli animali”.
Circa l’impiego di Classyfarm, Confagricoltura ha rilevato ancora che il numero dei soggetti abilitati alla compilazione delle check-list è esiguo rispetto ai fabbisogni: “Ciò comporta evidentemente un sovraccarico di lavoro per i veterinari incaricati che, come è stato possibile riscontrare dalle numerose rettifiche approntate, non riescono a far fronte agli impegni richiesti. Gioco forza questo si è tradotto nella produzione di numerose check-list rettificate nel tempo, con il frequente sforamento delle scadenze previste dal bando”.
Ad avviso di Confagricoltura quindi, tale situazione “è aggravata da una procedura amministrativa che sovrintende i processi di istruttoria troppo piegata su procedure informatiche anche laddove il bando espressamente prevede un intervento ‘manuale’. Ad avvalorare ciò è il fatto che, anche laddove presenti requisiti effettivi, magari non correttamente registrati in check-list, non è stato possibile attuare azioni correttive per sanare le situazioni. Aspetto che viene vissuto come frustrazione dall’allevatore”.
L’iniziativa ha quindi suggerito proposte per risolvere le criticità rilevate. In particolare, tenuto conto delle finalità della misura (accrescere il livello di benessere negli allevamenti regionali), Confagricoltura ritiene che l’attuale criterio di valutazione dei punteggi sia di difficile applicazione in quanto vengono premiate solo le aziende che rispetto ad una situazione iniziale migliorano il loro punteggio: “Tenuto conto che gli allevamenti umbri storicamente hanno un livello di benessere medio-alto (anche per merito delle politiche di sviluppo rurale fin qui adottate), quanto previsto dal bando rischia di non essere attuabile negli anni o comunque di non riconoscere finanziabili chi già opera in maniera virtuosa. Confagricoltura propone quindi, analogamente a quanto messo in atto in altri CSR regionali (ad es. Toscana e Lazio), di prevedere il finanziamento anche per chi supera una soglia minima di miglioramento e la mantiene nel tempo”.
Vanno tenuti altresì in considerazione anche tipologie di allevamento ad oggi escluse: “Basti pensare che gli allevamenti avicoli, primi ad essere valutati con il sistema classyfarm, non sono tra quelli che possono accedere alla misura”.
Viste le criticità, e tenuto conto delle ricadute sia per il settore che per il consumatore finale, Confagricoltura auspica anche che negli anni di attuazione della misura venga sempre messo a disposizione un adeguato servizio di consulenza che affianchi le aziende nel perseguimento degli impegni previsti dalla misura, magari attingendo all’intervento SRH01, previsto anch’esso dal CSR Umbria.
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