Gli stalli «gemelli»: svolta per la Consulta ma resta il rebus Rai

Da mesi ormai il Parlamento è impantanato su due elezioni che prevedono la maggioranza qualificata dei due terzi e che, pur non essendo collegate, vedono ostacoli interni tra e nelle coalizioni. Ma se una è in via di definizione, l’altra non si sblocca. Si parla dell’elezione di 4 giudici della Corte costituzionale che anche mercoledì a un passo dal traguardo è andata a vuoto, e che è stata riprogrammata per giovedì; e di quella del presidente Rai, dove manca l’accordo per eleggere Simona Agnes, indicata dal Tesoro e pretesa da FI.

Sulla prima questione però si è in dirittura d’arrivo. L’accordo sul metodo era stato raggiunto da tempo — dei 4 membri, uno sarebbe stato indicato da FdI, uno dal Pd, uno da FI e uno condiviso — sui nomi però c’è stata un’iniziale bagarre. Ma Elly Schlein in questi giorni si sta direttamente sentendo con la premier Meloni per individuare il profilo giusto, e offrirà una rosa di tre nomi dopo la precedente che lasciava ancora dei dubbi. Dovrà trattarsi di una donna visto che i tre già decisi sono uomini (Marini per FdI, Luciani per il Pd e girano i nomi di Di Porto, Cassinelli o Terracciano per FI), una figura di alto profilo, che venga dalla magistratura o dalla docenza, che non abbia una caratterizzazione politica. Sembra che il lavoro nell’opposizione sia ormai completato e che, salvo clamorosi colpi di scena, la votazione dei quattro potrà avvenire e il plenum della Consulta, presieduta da Giovanni Amoroso, potrà essere ristabilito.

Sulla Rai la questione è più complessa. Il Pd, che non ha un suo esponente in Cda, formalmente sta a guardare, ma sa che M5S e AVS (che hanno il loro rappresentante) difficilmente possono dare il via libera ad Agnes se resta il loro no. Un sì del Pd è condizionato al recepimento del Media Freedom Act, una norma europea che prevede che la tv pubblica sia sganciata dal potere politico. Ad oggi è tutto fermo: nessun vuol cedere.

Simona Agnes è da mesi alla ricerca dei due voti dell’opposizione che le permetterebbero di raccogliere i due terzi necessari in Vigilanza. L’organo è bloccato da questa impasse, perché la maggioranza, tutte le volte che viene convocata una seduta per il voto su Agnes, fa mancare il numero legale. È successo anche mercoledì scorso, tra le proteste dell’opposizione, in particolare della presidente Barbara Floridia (M5S).

Intanto mercoledì prossimo si riunirà il prossimo Cda: la seduta si terrà il giorno prima di quello designato per la prossima votazione sulla Consulta. Nel caso, un’intesa dovrebbe chiudersi almeno lunedì per consentire alla Vigilanza di riunirsi e votare su Agnes tra martedì e lo stesso mercoledì, facendo così approdare la nomina in cda.

Nel frattempo l’amministratore delegato, Giampaolo Rossi, porterà in approvazione le linee guida per i palinsesti autunnali: si tratta di modifiche che Rossi aveva già portato in cda nell’aprile dell’anno scorso, come direttore generale, ma che furono rimandate in attesa della nomina, a maggio, del nuovo cda. Nomina che però è slittata di diversi mesi. Ieri infine la Rai e i sindacati non giornalistici (Cisl, Uil, Ugl, Snater, Libersind) hanno raggiunto un’intesa per il rinnovo del contratto collettivo per 9.600 lavoratori tra quadri, impiegati ed operai. Previsti aumenti tra i 100 e i 130 euro in due tranche. La Slc Cgil non ha firmato perché ha deciso di aspettare le assemblee di mandato.

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