Gianni Cenni non può parlare, su di lui pende un ordine di estradizione firmato in tutta fretta dal governo italiano per evitare che diventi il primo italiano prigioniero di guerra da 80 anni. Lo scopriamo solo dopo essere arrivati fino a qua, a Kharkiv, non lontano dal conteso confine del Donbass tra Ucraina e Russia.
Un viaggio durato un giorno e mezzo per arrivare all’ospedale ucraino dove è attualmente ricoverato Gianni Cenni, il pizzaiolo napoletano catturato dalle forze armate di Kiev vicino Kupiansk, nell’Est del Paese, mentre combatteva come effettivo nell’armata russa.
Prima un volo aereo per Varsavia, poi un pullman diretto a Kiev, a quasi ottocento chilometri di distanza, attraverso il confine tra i due Paesi. Un viaggio estenuante continuato lo stesso giorno di arrivo nella capitale con un treno diretto a Kharkiv, a circa sette ore di distanza. Nella struttura ospedaliera Olmeshchaninov, al pianterreno, in una corsia il cui accesso viene monitorato dai militari ucraini, si trova Cenni. Secondo le ultime informazioni sanitarie è in buone condizioni: avrebbe avuto dei problemi respiratori e riportato alcune abrasioni durante il combattimento in trincea. Ferite che sarebbero in via di stabilizzazione. Lui stesso avrebbe più volte richiesto di incontrare la stampa e manifestato l’intenzione di tornare in Italia.
Alcuni funzionari del centro ucraino per le comunicazioni strategiche, una organizzazione non governativa che si occupa attivamente della riforma delle comunicazioni statali e della loro trasparenza nei processi decisionali, lo aveva visitato nei giorni scorsi e gli aveva chiesto se fosse disposto a concedere interviste. E ne era stata concordata una in esclusiva con Today.it per la mattina del 22 di gennaio. Cenni infatti non aveva ancora ricevuto lo status di prigioniero di guerra e quindi non ricadeva ancora sotto la Convenzione di Ginevra, cosa che avrebbe facilitato l’incontro con la stampa.
Ma, quando siamo arrivati nella corsia dell’ospedale, gli addetti militari hanno impedito l’accesso riferendo di una discussione in atto in quel momento tra vertici militari sul caso dell’italiano. Gli stessi, dopo circa quattro ore di attesa, hanno specificato che era arrivata da parte dell’Italia una richiesta di estradizione. L’ufficio stampa della Farnesina, interpellato sul caso, dopo verifiche, ha riferito di non essere a conoscenza della richiesta e che probabilmente il caso era in mano al Ministero della Giustizia. Ma fonti ben informate spiegano a Today.it che il governo italiano ha inviato al governo ucraino la richiesta di estradizione per il nostro connazionale e che è in attesa di una risposta da Kyiv.
Nulla di fatto quindi per l’intervista, su cui è stato posto un grosso veto.
Le domande sarebbero servite anche a capire come sia arrivato in Ucraina, quali motivazioni lo abbiano spinto ad abbandonare una moglie e tre figli in Russia per finire in una sporca trincea tra morti e feriti. Cenni ora è inavvicinabile. Tra le varie ipotesi sul divieto posto in extremis da parte delle autorità ucraine, vi sarebbe anche la volontà di non creare tensioni tra governo italiano e ucraino, anche se Cenni, sarebbe stato lo strumento attraverso il quale si sarebbe potuta raccontare la brutalità delle forze armate di Mosca e la parabola di ex criminali e criminali mandati dai russi a uccidere altri uomini in un Paese occupato.
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Le autorità ucraine starebbero anche valutando se, prima di consegnare l’uomo, che ha un mandato di arresto europeo per una condanna a sette anni e due mesi di carcere per molestie sessuali ai danni di una minore, possa essere anche processato per reati connessi alla sua presenza come militare occupante russo in Ucraina. Cenni infatti oltre al passaporto italiano ne ha uno russo che gli è stato rilasciato il 20 aprile 2021 in seguito al suo matrimonio con Ekaterina Alessandrovna. Teoricamente poteva essere rimandato in Russia attraverso uno scambio di prigionieri e poi, probabilmente, inviato di nuovo al fronte.
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Abbiamo risentito il console onorario italiano di Samara, Gianguido Breddo, per capire meglio alcuni passaggi in Russia di Cenni e chiarire anche come abbia potuto prendere la cittadinanza russa.
Il console Breddo: “Me l’hanno raccomandato”
“Il casellario giudiziario e il certificato penale qui li ha portati puliti, altrimenti non gli avrebbero dato il passaporto russo, anche in caso di acquisizione di cittadinanza tramite matrimonio. Potrebbe essere stato in una situazione di pena con non menzione? Non ne ho assolutamente idea”, racconta il console onorario Breddo. “Le autorità qui sono molto attente a queste cose. Non puoi presentare un certificato qualsiasi, devi portarne uno rilasciato dal casellario giudiziario apostille, una specifica annotazione che convalida sul piano internazionale l’autenticità di un atto pubblico”.
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Ma torniamo alle date. “Al ristorante “Anima’ di Samara io ero brand chef, – spiega ancora Breddo – fornivo una collaborazione tecnica, e Cenni me l’hanno raccomandato come un bravo pizzaiolo che conosceva il suo mestiere. Era il gennaio del 2023. Aveva il passaporto russo, sapeva lavorare e io ho dato solo l’ok. Per me non c’era da chiedere altro. Se avessi saputo che aveva quel passato non l’avrei mai fatto lavorare”.
Un altro fatto poco chiaro è il rapporto di Cenni con la moglie Ekaterina Alessandrovna. “Se non ricordo male è venuto a Samara con il treno. Da solo. Ne io né altri del ristorante hanno mai visto in sei mesi la moglie o i figli. Cenni ci aveva raccontato che la moglie abitava a Krasnodar e che i due non andavano d’accordo”, conclude Breddo. L’uomo, secondo il console, era un “elemento divisivo” in cucina e con un carattere irascibile.
Ekaterina ha contattato la redazione di Today.it qualche giorno fa via email, alludendo al fatto che il marito, a suo dire, sarebbe vittima di una macchinazione e di presunte questioni di gelosia, accusando a sua volta la famiglia della giovane e vittima e tentando di scagionarlo da ogni accusa. Frasi senza alcun riscontro e che non sciolgono i numerosi dubbi.
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