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Nuove minacce da parte di Cosa nostra nei confronti del giornalista Salvo Palazzolo. Il risentimento dei boss per il cronista della redazione di Repubblica a Palermo è contenuto in alcune intercettazioni telefoniche. La Squadra Mobile ha informato Palazzolo che da quei dialoghi sono emerse “gravi ostilità nei suoi confronti“. Per questo motivo è stato attivato un servizio di tutela per il giornalista.
Siciliano, 54 anni, inviato di Repubblica, Palazzolo è uno dei più attenti cronisti sul fronte delle vicende relative agli affari di Cosa nostra. Negli ultimi tempi si è occupato della scarcerazione dei boss, che dopo condanne all’ergastolo per omicidi e stragi hanno ottenuto permessi premio, nonostante non abbiano mai collaborato con la magistratura. Nelle ultime settimane, infatti, molti irriducibili sono tornati a Palermo in “vacanza premio”. In questo modo i boss hanno potuto riprendere contatti con gli ambienti criminali. In varie telefonate intercettate sarebbero state pronunciate frasi allusive e intimidazioni non molto velate. “Continuerò a svolgere il mio lavoro”, ha commentato Palazzolo all’agenzia Ansa.
Già in passato il giornalista era stato l’obiettivo di intimidazioni. Nel 2018 la polizia aveva intercettato alcuni esponenti del clan Inzerillo che parlavano di ritorsioni fisiche per il reporter: “Due colpi di mazzuolo gli avrei dati! Due colpi di legno glieli avrei dati!”. Palazzolo aveva firmato alcuni articoli sul ritorno dei boss “scappati” dagli Stati Uniti, cioè i clan mafiosi messi in fuga dalla Sicilia dai corleonesi di Totò Riina negli anni ’80.
A Palazzolo è arrivata la solidarietà dell’Assostampa, dell’Ordine dei giornalisti, della Federazione Italiana Giornalismo Editoria e Comunicazione, della senatrice del Pd Enza Rando e di Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana. E anche quella di Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia nazionale. “Vicinanza e solidarietà al giornalista de la Repubblica, Salvo Palazzolo, per le minacce ricevute dalla mafia. Le sue inchieste giornalistiche hanno infastidito gli uomini di cosa nostra e questo dimostra l’importanza del suo lavoro”, scrive su X la presidente di Palazzo San Macuto. “La Commissione antimafia – continua – ha stabilito di occuparsi del 4bis, che prevede i permessi premio e le misure alternative alla detenzione per capire quali iniziative possano essere intraprese per evitare che questo strumento, previsto dal nostro ordinamento, diventi potenzialmente pericoloso”.
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