Traforo delle Torricelle e Viabilità Verona

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Diverse varianti per un’unica opera: il passante nord con il traforo delle Torricelle. Ieri, 23 gennaio, l’associazione iuseppe Barbieri ha presentato una nuova proposta per il Piano di assetto del territorio (Pat) di Verona. Nuova non perché inedita, dato che di un traforo delle Torricelle si parla da anni. Ma nuova perché dall’associazione presieduta dall’architetto Gian Arnaldo Caleffi, già assessore all’urbanistica, sono giunti anche altri due contributi per la viabilità cittadina: il progetto Diagonale e Baricentro ed il progetto Mediana Est.

Con Diagonale e Baricentro e con Mediana Est, l’associazione Barbieri aveva avanzato due ipotesi per migliorare i collegamenti del centro di Verona con i quartieri a sud e i quartieri a est. Il traforo dell Torricelle, invece, interessa la zona settentrionale della città ed il traffico con la Valpolicella e la Valdonega, ed è inserito nel progetto del passante nord che arriva fino al casello autostradale di Verona Nord.

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Caleffi, nella sua introduzione, ha ricordato che «il tema del traforo è presente nella pianificazione urbanistica di Verona, con alterni tracciati, fin dal Piano di Ricostruzione del 1948, poi nel Piano Regolatore Generale del 1957 e nella Variante Generale del 1966, per poi scomparire della Variante Generale del 1975 salvo poi essere reinserito negli anni ’90».

Il progetto è stato poi presentato da un consulente dell’associazione Giuseppe Barbieri, l’architetto e urbanista Tullo Galletti. Le opzioni sono varie ma «tutte finalizzate a rendere ambientalmente sostenibile ed economicamente realizzabile l’intervento», ha specificato Galletti. L’urbanista ha inteso il traforo come una “viale urbano intervallivo”, un percorso cioè a due corsie (una per senso di marcia) riservate al traffico automobilistico ed in grado di fare da circonvallazione dei quartieri. «Pertanto non al servizio dei traffici di estremità da affidare alla grande viabilità costituita dalle circonvallazioni e, più esternamente, dalle tangenziali e dalle autostrade», ha spiegato ancora Galletti.

Il traforo proposto collega sempre la zona di Ca’ di Cozzi a ovest con quella di Via Fincato a est. Ma i possibili collegamenti con la città e il tipo di galleria sono diversi. A ovest, vengono proposte due possibili varianti per collegare il traforo al casello di Verona Nord. La prima recupera un vecchio progetto di Technital. «Prevede un collegamento da Via Ca’ di Cozzi a una Gronda Ovest su cui far confluire la Strada Provinciale 5 con un ponte sull’Adige a monte di quello della ferrovia, in zona Nassar – ha illustrato Galletti – Tale tracciato, parallelo a Via Ca’ di Cozzi, prevede a sua volta la realizzazione di un ponte sull’Adige all’altezza dell’Abital a Parona». L’altra soluzione si basa invece su una grande rotatoria all’intersezione di Via Ca’ di Cozzi e Viale Caduti del Lavoro. «Il percorso prosegue attraversando Via Angelo Berardi all’altezza del cimitero e quindi giunge a sottopassare Il rilevato ferroviario a sud dell’abitato del Chievo, così da sgravarne le gravitazioni su Corso Milano – ha aggiunto Galletti – Il percorso proposto, superata in sottovia la ferrovia del Brennero interseca Via Gardesana e successivamente, proseguendo verso sud, la SS 11 in asse a Via Seminario per andare ad attestarsi , aggirando Forte Lugagnano, sull’attuale svincolo di S. Massimo della bretella di Verona Nord».

Due, inoltre, le proposte per la galleria che potrebbe essere a canna unica, quindi con due entrate/uscita, oppure con una terza entrata/uscita al centro, con uno svincolo in testa a Via Marsala e unito Via dei Colli, che creerebbe un nuovo collegamento con la Valdonega. «La galleria sarebbe così di due tronchi, ognuno di circa un chilometro, e ciò aumenterebbe visibilmente i margini di sicurezza in caso di incidenti o incendi», ha concluso Tullo Galletti.

L’associazione ha sottolineato la possibilità di finanziare le opere attingendo alle risorse «che metterà a disposizione l’A22 riconoscendo il traforo come parte del sistema viario di adduzione al casello di Verona Nord e rappresentandone il primo stralcio realizzativo». Infine, l’architetto Filippo Bonini ha richiamato i criteri ambientali proposti per la realizzazione delle opere, volti al contenimento delle isole di calore e al recupero delle acque piovane.



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