Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Esiste ancora una questione cattolica in Italia? La lettera di Michele Magno
Caro direttore,
la questione cattolica in Italia è come l’Araba Fenice: risorge periodicamente dalle sue ceneri. Questa volta, però, sotto forma di questione dei cattolici del -e nel- Pd. Sabato scorso i suoi esponenti più importanti si sono riuniti a Milano, ospite d’onore Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate erede di una dinastia in cui si incrociano Vaticano e Palazzo Chigi (padre ministro, prozio cardinale, fratello capo della comunicazione della Santa Sede). Il 18 gennaio, del resto, è una data dal forte significato simbolico: in quello del 1919 fu lanciato l’appello “Ai liberi e forti”, che sanciva la fine del “non expedit” di Pio IX (il divieto di fare politica ai credenti), e dava il via alla costituzione del Partito popolare ispirato da Luigi Sturzo.
Non pensiamo né a una nuova corrente nel Pd né a un nuovo partito, ha dichiarato Ruffini. Dal canto suo, uno degli organizzatori del convegno meneghino, il senatore Graziano Delrio, ha reclamato l’apertura di nuovi spazi “all’interno e all’esterno del Pd”. Cosa significa? Commentando il convegno, il capo dei vescovi italiani, cardinale Zuppi, ha invitato i cattolici a essere più attivi nell’agone politico ed elettorale, per riaffermare con decisione quei valori di solidarietà e fraternità che costituiscono storicamente il patrimonio più vivo del cattolicesimo democratico. Ancora una volta: che significa?
Quel patrimonio è infatti già fortemente radicato nel tessuto sociale e civile del nostro paese: parrocchie, associazioni di volontariato, Terzo settore, e così via. Basta pensare a nomi come Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, Acli, a prestigiose scuole e università nel mondo dell’istruzione. Si vuole contare di più nella politica nazionale, ma non si vuole fondare una nuova Dc, né un nuovo partito di “centro” e, tantomeno, una nuova Margherita nella principale forza della sinistra italiana. Qualcosa non torna.
La verità è che il ruolo dei cattolici nel dibattito pubblico si è indebolito in questi anni. Non solo perché manca un partito organizzato, ma perché si è progressivamente smarrita la loro capacità di elaborazione programmatica. È sì aumentata -e questo è un dato positivo- il loro peso nel campo del sociale, dell’assistenza e del volontariato, insomma del “pre-politico”. Ma ad esso non ha corrisposto una loro significativa influenza sui grandi temi della politica nazionale (ad eccezione forse di quelli della guerra e della pace, che tuttavia non hanno mai superato il recinto di un nobile quanto inconcludente pacifismo etico).
Va però aggiunto che si trattava di una specie di “mission impossible”, perché la miglior tradizione del cattolicesimo democratico italiano non ha mai avuto un chiaro diritto di cittadinanza in entrambi gli schieramenti attuali, di maggioranza e di minoranza. Due coalizioni eterogenee che non contemplano, o contemplano con fastidio, la presenza di un pensiero di matrice cattolico-popolare. Ecco, anche, perché non esiste più una questione cattolica nel nostro paese, ma, al contempo, continua a esistere il nodo il problema di una rinnovata presenza pubblica dei cattolici italiani. E sempre nel pieno rispetto della laicità dell’azione politica. Si tratta, però, di una presenza molto diversa rispetto al passato, ma che continua a essere necessaria per la qualità della nostra democrazia, l’efficacia dell’azione di governo e la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.
Epperò, curiosamente, la questione cattolica nel Pd continua a farla da protagonista. Si parva licet, chi scrive resta convinto che il Pd, nonostante sia oggi un “amalgama mal riuscito” (copyright di Massimo D’Alema), ha un futuro se torna alla sua intenzione originaria, cioè quella di realizzare una sintesi tra il personalismo comunitario del cattolicesimo democratico, l’umanesimo della tradizione socialista e la cultura liberale di diritti individuali.
È in grado il Pd di Elly Schlein di realizzare questa sintesi? Certo, il tema più controverso rimane quello dei diritti civili. In primis, la questione del fine vita. Ma il passato dice che un compromesso “alto” si può trovare. L’accordo sulle unioni civili lo testimonia. Se invece non fosse possibile, meglio prenderne atto senza ipocrisie. Anche a costo di una divisione.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link