L’imbarazzante vicenda del capo della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri continua a tenere sulla graticola il Governo italiano. Dopo le spiegazioni date giovedì dal ministro Piantedosi durante il question time al Senato, che hanno avuto come unico risultato quello di moltiplicare le critiche delle opposizioni e le richieste di un chiarimento di Giorgia Meloni, ieri è stato annunciato che lo stesso titolare del Viminale tornerà in Parlamento (stavolta sia a Montecitorio, sia a Palazzo Madama) mercoledì pomeriggio per «un’informativa urgente» sull’arresto e immediato rilascio e rimpatrio, con tanto di volo di Stato, del generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale.
Il ministro della Giustizia Nordio – che avrebbe dovuto rispondere alle comunicazioni sul caso Almasri ricevute dalla Corte di Appello di Roma e non l’avrebbe fatto, così che l’arresto è stato revocato per mancata osservanza della procedura – ha fatto sapere ieri, ospite dei “Cinque minuti” di Bruno Vespa su Rai 1, che «per questione di cortesia istituzionale» dirà qualcosa su questa storia soltanto dopo l’informativa del collega Piantedosi al Parlamento. È probabile, tuttavia, che il guardasigilli sarà chiamato a rispondere sul caso dal Copasir (il Comitato parlamentare di controllo sull’operato dei servizi segreti), che lo ha convocato proprio mercoledì, alle 13. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, il capitolo potrebbe tranquillamente considerarsi chiuso: «Fa fede quello che ha detto il ministro dell’Interno visto che è una questione di sua competenza».
Insomma, se i contorni del “giallo” di Stato si sono andati via via svelando, la grana per Meloni sembra ingrandirsi con il passare delle ore. La premier, che ieri ha incontrato a Palazzo Chigi la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica, partirà oggi per la visita ufficiale in Arabia Saudita, a cui seguirà lunedì quella in Bahrein. E non sembra avere intenzione di pronunciarsi sull’intricata vicenda di Almasri, accusato di traffici e torture ai danni di migranti rinchiusi nelle carceri libiche.
Perciò prosegue il pressing di tutti i partiti di opposizione. Durissima l’accusa del leader di Italia viva Matteo Renzi, intervistato ieri in Rai da “Radio anch’io”: «Almasri ha fatto degli accordi con il governo italiano? Questo vuol dire che il governo italiano fa accordi con i trafficanti di uomini? Allora Meloni ci risparmi le sue tiritere dicendo che darà la caccia ai trafficanti in tutto il globo terracqueo. Perché allora vuol dire che lei non dà loro la caccia, ci fa gli accordi. Se questa è la verità, Meloni ha mentito ad Atreju, ha mentito dopo Cutro, ha mentito in Parlamento. Io ritengo questa una cosa molto grave. Se invece la verità è un’altra, quale che sia, ce la dicano».
Ed è questo un po’ il filo conduttore delle polemiche nei confronti dell’esecutivo: «La premier Meloni da sempre accusa le opposizioni di tutelare i trafficanti di esseri umani – incalza Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra – ma oggi gli italiani sanno che a proteggere i trafficanti di esseri umani è il governo Meloni». Secondo Elisabetta Piccolotti, sempre di Avs, la ragione evidente della liberazione del libico è che «hanno un accordo con la Libia e temevano che, sottoposto a un processo penale internazionale, Almasri avrebbe potuto rivelare cose che il governo italiano non vuole far sapere».
Da qui la richiesta del segretario di Più Europa Riccardo Magi di istituire «una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce sull’attuazione» degli accordi tra Italia e Libia. «Abbiamo già depositato in Parlamento una proposta che va in questa direzione perché non è accettabile che il Governo italiano fornisca importanti mezzi, risorse, addestramento e assistenza a quegli apparati libici che poi lo stesso Governo definisce pericolosi e criminali», conclude Magi. «Ricordate quando la premier prometteva di dare la caccia ai trafficanti di esseri umani? – sottolinea anche la segretaria del Pd Elly Schlein -. Ne hanno arrestato uno in Italia, lo hanno liberato e rimandato in Libia. Questa è la coerenza della presidente del Consiglio di questo Governo».
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