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In giro per l’Italia ci sono delle libraie e dei librai formati in modo specifico per poter dare alle donne che hanno subito violenza un sostegno competente, e tutte le informazioni necessarie sulla rete dei centri antiviolenza del loro territorio. Si trovano nelle “librerie rifugio”, che grazie a un progetto della casa editrice Settenove, nata nel 2013 con l’esplicito obiettivo di fornire strumenti per il contrasto alla violenza maschile e di genere, sono diventati dei presidi sociali. Gli spazi che dal 2023 hanno aderito al progetto sono 134, ma Monica Martinelli, fondatrice di Settenove, dice che «altri ancora aderiranno nel 2025». Coprono tutto il territorio da Nord a Sud, e nel 2024 l’intero progetto ha ottenuto anche un riconoscimento del Parlamento Europeo (il cosiddetto “alto patrocinio”).
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Concretamente il progetto, che si chiama “Rifugi”, consiste in una formazione gratuita per librai e libraie su come si manifesta e si riconosce la violenza contro le donne: viene tenuta direttamente da Settenove con l’aiuto delle autrici e degli autori che hanno lavorato con la casa editrice e che hanno una competenza sulla questione, a cui si aggiunge una seconda formazione, più specifica, sull’uso di strategie e pratiche per mettere libraie e librai nella condizione di poter aiutare e orientare le donne vittime di violenza.
Questa seconda formazione viene gestita dall’avvocata Laura Martufi di Percorso Donna, associazione attiva nel contrasto alla violenza di genere, da Differenza Donna, l’associazione nata nel 1989 e ideatrice del 1522, il numero gratuito per le donne vittime di violenza e stalking, e D.i.Re, la rete italiana dei centri antiviolenza nati dalle esperienze dei movimenti femministi e che rispettano i requisiti previsti dalla Convenzione di Istanbul (il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica).
Le librerie che diventano un “rifugio” (la mappa si può trovare qui) sono riconoscibili da un logo rosso e da un pannello esposto in vetrina, e al loro interno è stato creato uno spazio dove si possono trovare i numeri e i materiali del centro antiviolenza di riferimento per quello specifico territorio. Per ogni libreria aderente, Settenove dona un libro alla “casa rifugio” più vicina, cioè quel luogo a indirizzo segreto in cui vengono accolte per un certo periodo le madri con figli e figlie minori scappate dalla violenza. Ma soprattutto chi lavora dentro la libreria è in grado di dare indicazioni alle donne che cercano aiuto.
«Le librerie di vicinato non possono sostituirsi ai centri antiviolenza», chiarisce Martinelli, «ma possono diventare una cassa di risonanza per i centri antiviolenza, degli spazi sicuri per quelle donne che per paura non sono ancora andate altrove». Il primo contatto con una donna che ha subito violenza è un momento importantissimo da cui spesso dipendono le decisioni o le non decisioni che quella donna prenderà. Per questo, prosegue Martinelli, «librai e libraie vengono formate a un ascolto non giudicante e su cosa materialmente non si deve né fare né dire, frasi che per mancanza di conoscenza delle dinamiche della violenza contro le donne possono compromettere quel momento fondamentale di primo contatto».
Grazie al progetto “Rifugi’ in tanti territori sono nate connessioni impreviste, tra librerie, centri antiviolenza e altre realtà che hanno poi iniziato a organizzare eventi e attività di sensibilizzazione, contribuendo dunque a rafforzare la rete del contrasto alla violenza maschile sulle donne. Martinelli racconta uno degli ultimi interventi avvenuti in una libreria rifugio: una donna che dopo essere entrata più volte ha trovato il coraggio di raccontare la propria storia e di contattare infine, insieme alla libraia, il 1522. «C’è insomma la possibilità che le cose cambino», commenta Martinelli.
Il progetto è molto impegnativo, interamente autofinanziato e dunque non semplice da sostenere economicamente. L’obiettivo è allargarlo alle biblioteche, alcune hanno già aderito.
Martinelli racconta che il progetto non si distanzia dal motivo per cui Settenove è nata, nel 2013: «È una casa editrice militante il cui lavoro è stato sempre svolto in contemporanea con la pratica attiva femminista di formazioni, incontri e collaborazioni con associazioni nazionali e internazionali, università, enti pubblici e privati, centri antiviolenza, biblioteche e scuole. È nata con l’obiettivo specifico di fornire strumenti contro le discriminazioni, la violenza maschile e l’omobitransfobia in un momento in cui non se ne parlava quanto e come oggi, o comunque se ne parlava in maniera esclusivamente repressiva e con pochissima attenzione alla prevenzione». Dopo un confronto con i centri antiviolenza e con alcune studiose e attiviste alle quali Martinelli si è avvicinata per capire cosa fosse utile fare, è emerso che era necessario partire da un approccio pedagogico e culturale e lavorare con le bambine e i bambini su stereotipi, corpo, sessualità o identità: «Lavorare dunque sugli ostacoli culturali e sociali che, in forme diverse, legittimano la violenza».
Dopodiché le pubblicazioni hanno iniziato a riguardare anche le persone adulte, docenti, genitori o chiunque faccia parte della comunità a cui spetta la formazione. «Settenove», prosegue Martinelli, «è un riferimento diretto all’anno 1979. Un anno importante, durante il quale le Nazioni Unite hanno adottato la CEDAW, la Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, che per la prima volta individua nello stereotipo di genere il “seme” della violenza. Nel 1979 in Italia la Rai ebbe l’audacia di mandare in onda il documentario Processo per stupro, di Loredana Rotondo, e nello stesso anno per la prima volta una donna, Nilde Iotti, divenne presidente della Camera, assumendo la terza carica dello Stato».
Oggi la casa editrice ha in catalogo un centinaio di di titoli, tra albi illustrati, narrativa, saggistica, libri di formazione per docenti, fino ad arrivare a volumi più specialistici per le operatrici dei centri antiviolenza.
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