L’intervento del Presidente Antonio Patuelli alla tavola rotonda dell’Associazione Bancaria Sammarinese

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‘Il lungo dopoguerra è finito: i fatti di questi giorni confermano che questa fase storica è esaurita e oggi i canoni della competitività prevalgono su quello dell’aiuto ai più deboli che aveva caratterizzato dal 1945 i rapporti tra Stati Uniti ed Europa Occidentale, ad iniziare dal Piano Marshall’.

Lo ha detto Antonio Patuelli, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) intervenendo al Teatro Titano di San Marino alla tavola rotonda su ‘Unione Europea: visione, strategia e azione’ promossa dall’Associazione Bancaria Sammarinese.

‘Mi sono appassionato alla vostra storia e per me è una gioia venire qui in Repubblica di San Marino _ ha detto Patuelli _. Oltre 15 anni fa in un primo incontro qui sostenni da amico di San Marino che se la Repubblica si integrava sempre più con l’Unione Europea sarebbe potuta diventare la Lussemburgo dell’Europa del Sud. Nel frattempo l’Europa si è integrata, la concorrenza fiscale tra le sovranità nazionali è diventata un elemento di formidabile dinamica, I capitali vengono attirati con un clic di computer nei vari paesi e chi ha una più bassa pressione fiscale attrae di più. Poi ribadii questo discorso nel 2016 e nove anni dopo esprimo pieno apprezzamento alla relazione del Presidente dell’Associazione Bancaria Sammarinese Federico Gianni. Finchè non ci sarà una uniformità fiscale in tutti i paesi dell’Unione Europea, perché la concorrenza deve essere verso fuori, ma finchè non sarà raggiunto questo obiettivo non facile, la concorrenza fiscale sarà un elemento fondante dei fattori dell’economia produttiva e soprattutto dell’economia finanziaria. L’integrazione che avete realizzato è una conquista importante, la prospettiva è assolutamente quella giusta: una volta che l’integrazione sarà realizzata, anche per noi italiani sarà molto meglio che una società venga attirata da San Marino piuttosto che dall’Irlanda o dal Lussemburgo.

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Poi Patuelli ha affrontato il tema del giorno: gli Stati Uniti. ‘Per prima cosa _ ha detto _ noi siamo fortemente stupiti dal linguaggio che c’è stato in campagna elettorale americana e c’è oggi anche dopo l’insediamento. Siamo culturalmente preparati a vedere gli Stati Uniti come una delle patrie della democrazia occidentale. Oggi è forte il conflitto tra l’anima di Alexis de Toqueville, che analizza il corretto funzionamento della democrazia in America, e la campagna elettorale e il dopo-campagna elettorale cui stiamo assitendo.

Ma in tutto questo bisogna constatare che è finito il lunghissimo secondo dopoguerra, del quale sono commosso spettatore di film in cui si testimonia l’aiuto grandissimo che i sammarinesi diedero all’Italia quando c’era la Linea Gotica, con 100 mila rifugiati su una popolazione che oggi è di 30 mila abitanti.

Il dopoguerra è finito anche psicologicamente, è finita una fase di protezione verso gli sconfitti cominciata con il Piano Marshall, una fase che ha visto la nascita della Nato, l’alleanza in nome dei principi di condivisione paritaria tra gli Stati Uniti e i paesi dell’Europa che allora erano i paesi dell’Europa Occidentale. Ipotizzare che la Nato possa essere rotta perché non ci sono i pagamenti necessari ne mina i principi e mette tutto in discussione. Nel realismo della quotidianità poi sono convinto che ci sarà più prudenza.

Il fatto è comunque che è iniziata una concorrenza economica tra Stati Uniti e vecchio continente. E in questa concorrenza economica c’è il desiderio, non di portare aiuti ai più deboli, ma di essere più competitivi. Non è censurabile, è una fase storica diversa, ottant’anni dopo il 1945 si sono conclusi. Con realismo e consapevolezza dobbiamo essere consci che la concorrenza forte tra Stati Uniti ed Europa c’è stata da decenni in termini monetari tra il dollaro e le monete nazionali pre-euro e ora l’euro e molte volte gli italiani si trovavano impoveriti da sbalzi monetari derivati dalla forza altrui. Ora la risposta ad una più forte concorrenza quale deve essere? E’ questa la domanda sulla quale i continentali europei devono ragionare. Più unione europea o più disgregazione? La mia risposta è che serve innanzi tutto la solidità dell’euro, presupposto fondamentale per le attività economiche. In secondo luogo bisogna guardare con più attenzione ai fattori dell’economia, andare a vedere come si può avvantaggiare l’economia dell’Europa, non per spendere grandi quattrini per sussidi ma operando sui fattori. Trump cerca di usufruire maggiormente dell’energia prodotta negli Usa per far calare il costo e avvantaggiare i prodotti americani nel mondo. E noi cosa dobbiamo fare noi? Dobbiamo accelerare l’integrazione strategica per la realizzazione di nuove e più economiche e sostenibili forme di sostentamento energetico, Secondo punto: La pressione fiscale è una variabile formidabile, se una impresa ha costi energetici elevati e costi fiscali alti, non sarà mai competitiva. Poi ci vuole una uniformità di regole sociali perché c’è un dumping anche su questo, Dobbiamo essere più competitivi. Occorre avere meno debito pubblico perché i singoli paesi impongano meno tasse ai loro cittadini, il gravoso debito pubblico italiano è una palla al piede in questo senso. Se poi Trump metterà dei dazi io dico che rispondere ai dazi con controdazi è discutibile. Sono refrattario ai meccanismi delle sanzioni economiche che non producono danni drastici a chi le subisce ed aumentano il patriottismo di chi le subisce. E nell’integrazione la presenza di Svezia e Norvegia è un grande fatto. Ma l’avvicinamento di San Marino all’Unione Europea simbolicamente ha un rilievo superiore alla popolazione di San Marino, perché è un segno della lungimiranza, dell’intelligenza ed è un segno forte dell’integrazione’.



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