Nuovo Giornale Nazionale – LA NUOVA GUERRA FREDDA E LA MARGINALITA’ EUROPEA

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Sono passati solo pochi giorni dal discorso di insediamento di Donald Trump e si avverte già in modo netto quanto il mondo sia cambiato, e molto più di quanto non si potesse immaginare.

Mentre “l’intellighentia” italiana ed europea si interrogano  in relazione al valore simbolico del braccio teso di Elion Mask ed all’uscita degli Stati Uniti dall’Oms, Stellantis e Volkswagen hanno repentinamente deciso di aumentare i propri investimenti produttivi nel territorio statunitense, creando così nuovi posti di lavoro, in modo da aggirare i dazi promessi dal Presidente Trump. 

 

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Contemporaneamente lo stesso Presidente statunitense, pur essendo considerato molto vicino alle lobby petrolifere, ha chiesto di abbassare il costo del petrolio con l’obiettivo di creare le condizioni favorevoli ad una ripresa economica, dimostrando in questo modo di non essere così vincolato dagli interessi delle grandi aziende petrolifere statunitensi.

 

In Italia, viceversa,  il governo in carica si conferma ancora oggi assolutamente incapace  di comprendere il vero  motivo per cui  Stellantis abbia portato la produzione di auto in Italia al  livello del 1956 (476.000 auto), mentre in Spagna ha raggiunto Il milione di unità prodotte (i costi energetici in Spagna sono inferiori del -53% rispetto a quelli italiani).

 

Prova ne sia che, ancora una volta, si continuano ad aumentare le accise sul gasolio e contemporaneamente i costi energetici previsti si confermano in crescita di un ulteriore +30% mentre in Francia diminuiscono del -15%.

 

A Davos, intanto, durante l’appuntamento del Wef, mentre i vertici politici dell’Unione Europea vengono investiti da uno scandalo relativo al finanziamento con risorse europee a favore di gruppi ambientalisti con il compito di supportare l’ideologia ambientalista Europea , in  un solo  pomeriggio il presidente degli Stati Uniti azzera e  ridicolizza tutta l’ideologia ambientalista legata al Green Deal, che già ora sta costando centinaia di migliaia di posti di lavoro.

 

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A  pochi giorni dall’insediamento, quindi,  risulta già evidente la strategia politica  ed economica  che l’amministrazione statunitense intende perseguire.

Al centro dello sviluppo economico torna il lavoro , la produzione e la crescita occupazionale che ne consegue,  rispetto alla semplice gestione dei flussi commerciali tanto cari, invece,  ai vertici istituzionali europei anche se penalizzanti per le economie agricole europee grazie all’ultimo accordo del “Mercosur”. 

 

Come logica conseguenza si stanno creando le condizioni per una nuova guerra fredda che vedrà contrapposti gli Stati Uniti con i propri alleati e la Cina con le proprie aree di influenza , le quali esprimono gli effetti di quella volontà espansionistica  cinese perseguita anche attraverso l’esportazione dei propri prodotti, come l’auto elettrica,  tanto caldeggiata dall’Unione Europea.

 

In più andrebbe ricordato come la guerra fredda successiva  alla seconda guerra mondiale non si manifestò  solo come  una contrapposizione politico/ideologica e tra servizi segreti.Quel periodo postbellico si caratterizzò anche per la creazione di  scenari bellici i quali tuttavia interessavano zone geografiche marginali anche  rispetto ai due schieramenti occidentale ed orientale. 

 

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In questo odierno contesto la  guerra fredda contemporanea, invece,  pone l’Europa e l’Unione Europea di fronte ad una scelta immediata e categorica in relazione alle alleanze strategiche da sostenere politicamente e militarmente nei prossimi anni.

 

In altre parole, l’Europa rappresenta, all’interno di questa nuova dinamica politico economica e strategica, la Germania del dopoguerra,  divisa tra due aree di influenza ideologica e politica, e l’area ideologica ambientalista evidentemente si conferma molto più vicina e compromessa con gli interessi cinesi. Lo  stesso conflitto Russo Ucraino  ma soprattutto la sua possibile soluzione prospettata dagli Usa  conferma come  l’Europa sia diventata un territorio marginale  come tale  venga considerata dalle due superpotenze. La stessa intenzione di un rimpatrio di oltre 20.000 soldati statunitensi dalle basi europee lo certifica ulteriormente.

 

La  soluzione del conflitto , quindi, sarà assolutamente indipendente dalla volontà come da qualsiasi attività politica dell’Unione Europea il  che non farà che  confermare  ulteriormente  la marginalità territoriale economica e politica europea come espressione del   fallimento di un’intera classe politica europea. 





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