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Il tycoon austriaco nella sua villa di Igls a Innsbruck per il crac miliardario di «Signa». La difesa:«Accuse totalmente infondate»
Il tycoon austriaco René Benko resta in carcere. Il Tribunale di Vienna ha confermato la carcerazione preventiva per l’immobiliarista di 47 anni, arrestato venerdì mattina su ordine della Procura anticorruzione nella sua villa di Igls a Innsbruck per il crac miliardario di «Signa». Secondo la magistratura austriaca c’è un rischio che commetta nuovi reati e di «occultamento» delle prove.
L’interrogatorio
Il magnate che progettava di ridisegnare il volto di Bolzano con il WaltherPark ed era pronto a mettere le mani sulle aree di Riva del Garda (ex Cattoi in primis), indagato anche dalla Dda di Trento nell’ambito dell’inchiesta «Romeo» sui presunti intrecci illeciti tra affari e politica, è rinchiuso n una cella di isolamento dotata di videosorveglianza nel carcere di Josefstadt di Vienna. Durante l’interrogatorio Benko non ha rilasciato alcuna dichiarazione e il Tribunale ha respinto l’appello del difensore Norbert Wess.
Il fallimento
L’imprenditore, ambizioso e visionario, amante del lusso, è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla distrazione di beni e immobili — tra cui anche la sua a Gardone, sul lago di Garda, e poi orologi di lusso, armi da collezione e bolidi — dal fallimento da 13 miliardi di euro del gruppo «Signa». La holding immobiliare, formata da 36 società collegate, nel 2023 aveva accumulato debiti per 2,4 milioni e proprio l’emorragia finanziaria aveva costretto il tycoon a cedere, lo scorso aprile, l’ambizioso piano di sviluppo urbanistico dell’area che sorge attorno alla vecchia stazione delle corriere di Bolzano al gruppo tedesco Schoeler. Ma nonostante la situazione finanziaria tutt’altro che florida il Re Mida dell’immobiliare sarebbe riuscito a ottenere prestiti anche dopo la dichiarazione di insolvenza e a incassare 1,2 milioni di fondi Covid che avrebbe utilizzato, secondo l’accusa, per finalità private. I soldi erano destinati allo Chalet N di Lech Am Arlberg che, però, era «riservato» solo a familiari, amici e soci.
Prestiti per 600 milioni
Secondo quanto si apprende il magnate avrebbe ottenuto anche prestiti per 600 milioni di franchi svizzeri almeno da due istituti di credito del Cantone dei Grigioni, mai restituiti. I legali delle banche stanno valutando azioni giudiziarie. Nel frattempo è al lavoro anche il liquidatore del fallimento «Sigma» che avrebbe intrapreso un braccio giudiziario con la mamma di Benko, curatrice di due fondazioni della famiglia, tra cui la Fondazione privata «Laura» (anche se il vero proprietario era il tycoon) , che pagava un affitto mensile di 238.500 euro per la villa nella quale viveva ancora il figlio e dove è stato arrestato.
Gli investigatori incaricati dalla Procura anticorruzione (Wksta) di Vienna, che stanno indagando sul crac miliardario, hanno sequestrato un’ingente mole di documenti e file che stanno analizzando. Sono stati passati al setaccio gli uffici della holding, lo Chalet N e la residenza viennese al Fleischmarkt.
«Accuse infondate»
Ora si attendono le prossime mosse della Procura e della difesa. L’avvocato di Benko ha parlato di «accuse totalmente infondate». Ma il Tribunale di Vienna ha ritenuto concreto il pericolo di reiterazione del reato, di inquinamento probatorio e sussistenti i presupposti sui quali si fonda la richiesta di custodia cautelare da parte della Procura anticorruzione. L’ordinamento giudiziario austriaco prevede che la custodia cautelare non possa superare i quattordici giorni. Entro venerdì o al massimo entro il 7 febbraio, fanno sapere le autorità austriache, verrà presa una decisione sul mantenimento della custodia cautelare.
Il crollo dell’impero di Benko, che è indagato in quattro Paesi, tra cui l’Italia, potrebbe avere un effetto domino con ripercussioni anche fuori dall’Austria. A lanciare l’allarme è la deputata di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi che ha presentato un’interpellanza al ministero dell’Economia. «La significativa esposizione bancaria italiana di Signa Holding rappresenta un potenziale rischio per la stabilità del Paese — osserva —. Il rallentamento dei progetti immobiliari come il WaltherPark a Bolzano e il blocco delle operazioni internazionali potrebbero avere ripercussioni gravi sull’occupazione, sul tessuto economico locale e sulle prospettive di crescita del settore immobiliare».
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