Nella VI Domenica della Parola di Dio che conclude anche il Giubileo del Mondo della Comunicazione, Francesco sottolinea che il Vangelo è Parola viva e certa che non delude mai e che “Gesù ci libera da ogni catena interiore”, aprendoci gli “occhi del cuore”, spesso “abbagliati” dal fascino del potere e della vanità che “rendono invisibili i deboli e i sofferenti”. Durante la celebrazione conferito il lettorato a 40 laici di diversi Paesi
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Tutte le Scritture ci parlano del Verbo di Dio fattosi uomo per la salvezza del mondo, l’intera Bibbia, cioè, “fa memoria di Cristo e della sua opera”, lo Spirito, poi, “la attualizza nella nostra vita e nella storia” e Francesco lo ribadisce più volte nella Messa presieduta stamani, 26 gennaio, nella Basilica Vaticana nella domenica dedicatagli, la Domenica della Parola di Dio. Il Papa l’ha istituita sei anni fa, nella terza domenica del tempo ordinario che quest’anno chiude anche il Giubileo del Mondo della Comunicazione. Nell’occasione conferisce il ministero del Lettorato a quaranta laici di diverse nazionalità, consegnando loro una copia della Bibbia Nova Vulgata, per evidenziare che con la sua Parola Dio ci chiama ad essere suoi testimoni e ad “evangelizzare in ogni tempo in ogni luogo”. E rivolgendosi a tutti i fedeli raccomanda di leggerla la Parola di Dio.
Dobbiamo essere più abituati alla lettura delle Scritture. A me piace consigliare che tutti abbiano un piccolo Vangelo, un piccolo Nuovo Testamento tascabile, e lo portino nella borsa, lo portino sempre con sé, per prenderlo durante la giornata e leggerlo. Un brano, due brani… e così, durante la giornata, c’è questo contatto con il Signore. Un Vangelo piccolino è sufficiente
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Accostarsi alla Parola di Dio con stupore
La Parola di Dio è Parola viva, è Gesù, e bisogna accostarsene con stupore, invita Francesco, e “pieni di stupore” occorre aprire “il cuore e la mente ad ascoltarlo, perché ‘è Lui che parla quando nella Chiesa si leggono le sacre Scritture’”.
Quando noi sentiamo il Vangelo, le parole di Dio, non è soltanto ascoltarle, capirle, no… Deve arrivare al cuore, e produrre quello che ho detto, “stupore”. La Parola di Dio sempre ci stupisce, sempre ci rinnova, entra nel cuore e ci rinnova sempre.
Le cinque azioni della missione di Gesù
Nella sua omelia il Pontefice approfondisce il significato della “pagina del Vangelo di Luca, nella quale Gesù, dopo aver letto alcuni versetti del profeta Isaia, ne annuncia il compimento e “si rivela come il Messia”, colui che è “consacrato con l’unzione”. Una pagina che riassume le cinque azioni che caratterizzano la missione di Cristo, “portare ai poveri il lieto annuncio”, “proclamare ai prigionieri la liberazione”, “donare ‘ai ciechi la vista’”, “rimettere in libertà gli oppressi”, “proclamare l’anno di grazia del Signore”, per cui il Vangelo è “parola di compassione”, “di misericordia”, “di luce”, “di libertà” e “di gioia”.
Il Vangelo non delude mai
Il Papa le spiega una per una le cinque azioni di Gesù e chiede che tutti si impegnino a metterle in pratica. Specifica, inoltre, che nel compierle, Cristo “ci annuncia che Dio si fa vicino alla nostra povertà, ci redime dal male, illumina i nostri occhi, spezza il giogo delle oppressioni” e ci dona una vita nuova camminando al nostro fianco.
La salvezza che Egli ci dona non è ancora attuata pienamente; lo sappiamo, e tuttavia guerre, ingiustizie, dolore, morte non avranno l’ultima parola: il Vangelo è infatti parola viva e certa, che mai delude. Il Vangelo non delude mai.
Il lieto annuncio ai poveri parola di compassione
Gesù “mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”, ossia che il Regno di Dio è vicino, ci fa comprendere che “il Signore viene a visitare il suo popolo, prendendosi cura dell’umile e del misero”, sottolinea Francesco. E allora il Vangelo, la buona novella, “è parola di compassione – lo stile di Dio, insieme alla vicinanza e alla misericordia -, che ci chiama alla carità, a rimettere i debiti del prossimo e a un generoso impegno sociale”.
Il futuro è di Dio
Proclamando, poi, ai prigionieri la liberazione, Cristo ci dice che “il male ha i giorni contati, perché il futuro è di Dio”, fa notare il Papa.
Con la forza dello Spirito, Gesù ci redime da ogni colpa e libera il nostro cuore, e lo libera da ogni catena interiore, portando nel mondo il perdono del Padre. Questo Vangelo è parola di misericordia, che ci chiama a diventare testimoni appassionati di pace, di solidarietà, di riconciliazione.
Potere e vanità rendono invisibili i deboli
Quel “donare ai ciechi la vista” è, invece, un’opera più ampia che compie Gesù, perché rischiara l’interiorità di ogni uomo, dove alberga il peccato. E allora “è parola di luce” quella di Cristo, “ci chiama alla verità – dice Francesco – alla testimonianza della fede e alla coerenza della vita.
Il Messia ci apre gli occhi del cuore, spesso abbagliati dal fascino del potere e dalla vanità: malattie dell’anima, che impediscono di riconoscere la presenza di Dio e che rendono invisibili i deboli e i sofferenti
Fratelli nel nome di Cristo
E ancora Gesù viene a “rimettere in libertà gli oppressi”. Vuol dire, anzitutto, che Cristo “ci rende fratelli nel suo nome”, aggiunge il Pontefice, e per questo “le carceri della persecuzione e della morte vengono spalancate dall’amorevole potenza di Dio”, la cui parola è perciò “parola di libertà” poiché “chiama alla conversione del cuore, all’onestà del pensiero e alla perseveranza nella prova”.
Il tempo nuovo che non consuma la vita proclamato da Gesù
Infine “l’anno di grazia del Signore” che Gesù proclama è “un tempo nuovo, che non consuma la vita, ma la rigenera”, richiama il Giubileo appena iniziato, considera il Papa, e ci prepara “con speranza all’incontro definitivo col Redentore”. Quindi “è parola di gioia” quella di Cristo, “che ci chiama all’accoglienza, alla comunione e al cammino, da pellegrini, verso il Regno di Dio”.
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