Gli ellebori sono una grande risorsa per il giardino e per il nostro buonumore. Con un tempismo perfetto, stanchi delle grigie giornate invernali, eccoli sbocciare per portare un po’ di luce e un centro di interesse fuori dalle finestre di casa, oltreché nel sottobosco. Non lo fanno certamente per noi, ma per catturare l’attenzione dei bombi e delle api – pronti a scaldare le ali al primo raggio di sole – attirandoli con fiori le cui corolle “a testa in giù” proteggono un cospicuo carico di polline. Chi è avvezzo alle passeggiate in natura, non manca mai l’appuntamento con le prime “rose d’inverno”, Helleborus niger, che occhieggiano di bianco mimetizzandosi con l’ultima neve. Nei vivai, lo spettacolo si amplifica con molte varietà in tonalità dal bianco al nero, passando per il rosa, il rosso e il porpora, mai troppo “chiassose”. Il lavoro degli ibridatori ha permesso a queste piante di guadagnare bellezza e di ampliare il calendario delle fioriture dall’autunno alla primavera inoltrata, senza tuttavia snaturarne il fascino, che mantiene l’eleganza delle piante del bosco.
Come riconoscere e come curare gli ellebori
In generale, parliamo di erbacee perenni sempreverdi che preferiscono le zone d’ombra e sono immuni alla maggior parte dei parassiti, ma sono molte le varianti a disposizione. Come distinguere, dunque, i vari tipi di ellebori? E come coltivarli in vaso o in giardino? Lo abbiamo chiesto all’agronomo Claudio Furlanis, specializzato nella selezione e coltivazione di queste piante e titolare insieme con la moglie Anna di Althea Vivai, vicino Como, dove dall’8 febbraio all’8 marzo si terrà la mostra mercato di numerose varietà di Helleborus.
Quali sono le tipologie di ellebori più coltivate?
Dalle 22 specie presenti in natura, col tempo e la passione di molti vivaisti sono nati innumerevoli ibridi e varietà. Quelli più classici che tutti conosciamo come piccole piantine a fiore bianco, sono varietà di Helleborus niger, i primi a sbocciare. Poi ci sono gli ellebori orientali, attualmente chiamati Helleborus x hybridus, i più diffusi; Helleborus foetidus, con spighe di fiori verdi, tipici delle radure nei nostri boschi. E ancora, Helleborus argutifolius, l’elleboro corso, per veri appassionati, e gli ibridi interspecifici, con diverse caratteristiche innovative.
Cominciamo dalle rose di Natale, Helleborus niger: come riconoscerle?
Le piante in commercio sono tutte varietà molto performanti della specie presente allo stato spontaneo sulle Alpi centro orientali. Ricordiamoci che la raccolta è assolutamente vietata, allorché inutile, perché le piante estirpate difficilmente sopravvivono al trapianto. La specie si chiama niger perché la radice negli erbari è nera, ma i fiori sono sempre bianchi, talvolta con sfumature rosate oppure verde acido, secondo le cultivar, con molti stami gialli. I fiori sbocciano rivolti verso l’esterno della pianta, formando una sorta di bouquet. Le foglie verde scuro, coriacee, formano un cespo alto 15-25 centimetri.
Come distinguere gli esemplari più alti, Helleborus foetidus ed Helleborus argutifolius?
Helleborus foetidus ha foglie molto interessanti perché formate da 7-9 foglioline lanceolate. L’infiorescenza è portata all’apice di lunghi steli alti fino a un metro ed è composta da tanti fiori a forma di campanelline, verdi col bordo porpora. Nonostante il nome, non ha alcun odore, a meno che non si stropiccino le foglie. Si dissemina molto facilmente, per questo è l’ideale per i giardini in stile naturalistico; di questa specie esistono anche delle varietà con particolari effetti ornamentali come ‘Wester Flisk’, compatto e ramificato, con steli rossastri.
Helleborus argutifolius, l’elleboro della Corsica, forma un cespuglio sempreverde che può superare il metro di altezza, con foglie grandi trilobate e grossolanamente seghettate di colore verde chiaro e infiorescenze sferiche composte da tanti fiori verdi. A differenza di altri ellebori, questa specie e i suoi ibridi tollerano anche esposizioni parzialmente soleggiate.
Gli Helleborus x hybridus, o ellebori orientali, invece, sono i più diffusi?
Ne esistono tantissimi; sempreverdi, formano un cespo alto fino a 40-45 centimetri e, da febbraio, sbocciano in moltissimi colori e con diverse forme dei fiori. Si va dal bianco al verde, al rosso, al melanzana, fino al nero, con petali che possono essere anche puntinati oppure marginati di una seconda tinta. Le corolle, inoltre, possono essere semplici oppure doppie, cioè ricchissime di petali, o a fiore di anemone, ovvero con una coroncina ornamentale attorno agli stami. Si dice che siano fiori timidi perché le loro corolle sono sempre rivolte verso il basso, perciò per ammirarli serve una leggera carezza per sollevare il fiore.
Quali, invece, i nuovi ibridi tra le diverse specie?
Questi ibridi, chiamati interspecifici, hanno dato origine a piante molto interessanti e robuste, con fiori grandi e numerosi, colori carichi e disegni ben definiti. Tutte hanno la caratteristica di produrre corolle ben orientate verso l’osservatore. Ibridi tipo H. x nigercors, H. x ericsmithii, H. sternii e H. x ballardiae producono grandi quantità di fiori raggruppati come un bouquet, con sfumature verdi, rosa o color cannella. Invece, gli ibridi più recenti, come H. x glandorfensis, H. x iburgensise H. x lemperii producono meno fiori, ma molto grandi. Esistono anche varietà selezionate per le foglie marmorizzate, come quelle appartenenti al gruppo degli “Ellebori di Rodney” o della serie ‘Ice N Roses Marble’.
Voi di Althea su quali ibridi avete lavorato e su cosa state lavorando per il futuro?
Abbiamo creato molte varietà con foglie molto divise, che hanno una vegetazione più piacevole e un aspetto più “selvatico”. Altri incroci ci hanno portato a ellebori con foglie autunnali gialle, apprezzati dai progettisti di giardini perché conferiscono luce ai punti ombrosi dove sono inseriti. Per il futuro, stiamo lavorando per trasferire il profumo di H. liguricus a diverse varietà e per selezionare ellebori con particolari disegni o puntinature sulla parte esterna della corolla.
Qual è il periodo migliore per acquistare una pianta di elleboro?
Gli ellebori amano le basse temperature e tollerano poco il caldo, perciò il periodo ideale per acquistarli e metterli a dimora copre tutta la stagione fredda: da settembre fino alla metà di aprile, evitando il periodo in cui il terreno è gelato o troppo bagnato.
Come scegliere una pianta di ellebori?
L’ideale è acquistare piante con un fiore aperto e una buona scorta di boccioli in diversi stadi di sviluppo, in modo da garantire una lunga fioritura. Al momento dell’acquisto, è importante verificare che alla base degli steli fogliari e fiorali non ci sia marciume. Sulle foglie non devono esserci macchie. Inoltre, le radici, quando estraiamo la zolla dal vaso, devono essere chiare.
Che tipo di esposizione gradisce un elleboro?
La posizione ideale è un angolo fresco e parzialmente luminoso. In giardino, sotto o vicino ad altre piante che ombreggino la pianta parzialmente nelle ore più calde dell’estate. Una zona eccessivamente buia indebolirà la pianta, che col tempo fiorirà sempre meno. Al contrario, se la pianta è in una zona troppo soleggiata, le foglie appariranno leggermente scottate. Se le piante sono in vaso, è possibile spostarle durante l’anno: lasciarle al sole durante il periodo freddo e trasferirle all’ombra durante la stagione calda. Esistono anche specie e varietà che tollerano meglio il sole, come H. argutifolius, H. lividus, tutti gli H. x glandorfensis e H. x iburgensis.
In quale parte del giardino o del balcone inserire la pianta?
Pensiamo bene prima di scegliere il punto in cui inserire l’elleboro, poiché gli ellebori non amano essere spostati. Scegliamo una zona da cui possiamo vedere gli ellebori comodamente seduti durante le fredde giornate invernali. Da considerare, anche le zone del giardino visibili durante l’accesso a casa, come vialetti pedonali o carrai. Tipicamente l’elleboro si inserisce sotto gli alberi e arbusti decidui, che lo proteggeranno dal sole diretto in estate ma lo lasciano esposto al sole nel periodo invernale.
Con quali piante abbinare gli ellebori?
Tra gli arbusti a cui affiancare gli ellebori, nocciolo contorto, betulle, aceri con cortecce colorate, ma anche Viburnum farreri, Lonicera fragrantissima, Hamamelis e Stachyurus che fioriscono nello stesso periodo. Tra le erbacee, accanto agli ellebori a foglie grandi stanno bene felci a fogliame leggero, come il Polystichum setiferum plumosum. L’Helleborus foetidussta bene accanto a Cyrtomium falcatum e Phyllitis scolopendrium. Per creare contrasti di colore in vaso, accostiamoli a Heuchere, Hosta, Carex e Liriopevariegati. Queste piante possono illuminare anche gli angoli più bui del giardino. Non possono mancare bucaneve e narcisi.
Qual è il terreno ideale per l’elleboro?
Il terreno deve essere ben drenato, fresco e ricco. In generale, le parti del giardino con delle pendenze garantiscono un buon drenaggio e sono ideali. Il terreno deve avere un PH neutro o leggermente alcalino (dunque vanno bene i suoli calcarei), specialmente per l’H. niger. Per migliorare il drenaggio in caso di terreni argillosi, possiamo miscelare alla terra consiglio un quinto di argilla espansa. Per i vasi, possiamo acquistare un terriccio per gerani.
Il rinvaso: un’operazione a cui fare attenzione
Le piante acquistate in fiore in inverno, entro la metà di aprile devono essere collocate in vasi più ampi di 4-5 centimetri o nel giardino. Estraiamo la pianta dal vaso e rompiamo leggermente la zolla, per districare almeno nella parte esterna l’ammasso di radici, immergiamola in acqua per bagnarla bene, quindi, posizioniamola nel nuovo vaso a filo di superficie (mai trapiantare troppo in profondità). Nelle prime fasi di adattamento, dovremo effettuare bagnature regolari.
Quanto e quando innaffiare gli ellebori?
Quando le piante sono asciutte: basta toccare il terreno con un dito per verificare l’umidità. Innaffiamo al mattino, così la pianta ha il tempo di asciugarsi bene fino a sera, evitando di incorrere in infezioni fungine. Elimiamo l’acqua che rimane nel sottovaso dopo alcune ore. Nel dubbio se innaffiare o no, meglio aspettare, per non provocare dei marciumi radicali. In giardino, per il primo anno verifichiamo che il terreno non si asciughi troppo. Dopo, interveniamo solo in caso di siccità prolungata.
Come concimare gli ellebori?
Durante la preparazione del terreno, aggiungiamo concimi organici come letame pellettato, cornunghia o humus di lombrico, che oltre a nutrire le piante migliorano la struttura del suolo. In alternativa, ci sono concimi minerali a lenta cessione che, secondo la tipologia, rilasciano elementi nutritivi fino a sei mesi. A differenza di altre piante, gli ellebori devono essere concimati per garantire nutrimento durante il periodo freddo, cioè a fine ottobre (soprattutto per l’H. niger) e a fine gennaio (per H. x hybridus).
Cosa fare al termine della fioritura?
La fioritura dell’elleboro è particolarmente lunga, perché il fiore non è formato da veri petali ma da foglie modificate, che durano fin quando la pianta terminerà di fruttificare. Dopo la fioritura, la corolla cambierà di colore virando verso il verde o verso il bruno, secondo la varietà. Da aprile a maggio, è necessario asportare tutto lo stelo fiorale, recidendolo alla base, prima che le capsule con i semi si aprono per diffondere i semi.
Quali altre cure sono necessarie?
Se le foglie sono macchiate o rovinate, le possiamo recidere a fine gennaio, prima del naturale ricambio. Prima dell’estate, invece, possiamo ricoprire il terreno vicino alle piante con della corteccia, delle foglie o del cippato (pacciamatura) per proteggere le radici dal caldo e dal disseccamento.
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