Dal Cilento con furore. La storia di Giovanni Manna – 37 anni il prossimo 29 luglio – è quella di un dirigente giovane che però sa già il fatto suo. Partito da Cardile (frazione di Gioi Cilento) è arrivato fin dietro la scrivania del Napoli con l’incarico di direttore sportivo. Non certo una strada dritta, anzi. Ha fatto la gavetta, è partito dal basso, facendosi le ossa in ogni tipo di ruolo all’interno delle società dove ha lavorato. Minimo comune denominatore: il campo. Quello sempre. Al centro dei pensieri e anche dei desideri. Perché anche senza aver fatto un percorso da calciatore di altissimo profilo (al massimo ha giocato nei dilettanti), ha capito fin da subito che il suo ruolo sarebbe stato molto vicino all’area tecnica.
È nato in Cilento, ma i suoi genitori erano già trapiantati al Nord, dove è cresciuto in provincia di Como. Le radici, quelle meridionali, sono rimaste sempre solide, forti, indissolubili. Lo si capisce anche oggi dall’accento, che sa di lombardo, ma senza aver mai perso qualche piccola inflessione campana. D’altra parte per anni il Cilento è stato il suo buen retiro, il posto del cuore nel quale ritrovare la serenità in estate, dopo le fatiche degli studi invernali. Non ha mai rinunciato ai mesi al mare, nella sua terra, con il quale non ha mai voluto tagliare il cordone ombelicale. Lì si sentiva a casa. Lì si sente ancora a casa. Ha festeggiato lì il Natale, anche con mamma Anella e papà Nicola.
In mezzo il pallone, ovviamente, che non ha mai smesso di rimbalzare: da nord a sud. Prima allenatore nel settore giovanile, poi la panchina di una squadra di dilettanti a Chiasso. Senza dimenticare gli studi e la laurea in economia e amministrazione di impresa con tanto di master in management sportivo a Parma.
Eccolo il trampolino dal quale spiccare il volo. Lo nota il direttore generale del Forlì che ha fatto il suo stesso percorso e lo vuole come team manager. Poi il settore giovanile e la decisione di mandare un curriculum al Chiasso dove scopre per caso (da un’intervista rilasciata da Zambrotta) che cercano un dirigente. È l’occasione giusta anche per riavvicinarsi a casa. Arriva la chiamata. Basta un colloquio e il Chiasso resta stregato dal giovane Manna che ha i tratti del predestinato. Ecco perché da team manager diventa direttore sportivo. Un altro tassello nel percorso di crescita che si completa a Lugano dove arriva da team manager e conosce Zeman. Quello con il boemo è un rapporto da montagne russe. Prima non si parlano, poi scoppia l’amore. Zeman non ci pensa due volte, va dai vertici del club e spiega: «Io parlo solo con lui». Molto più di un’investitura, perché aveva capito che quel ragazzo aveva qualità per crescere.
Il resto è storia del Lugano: diventa direttore e porta per due volte la squadra in Europa League. È già tempo di cambiare. E arriva la chiamata della Juventus con l’Under 19. È una scelta di formazione che diventa propedeutica all’inizio di un nuovo percorso: Primavera, U23 a contatto con la prima squadra e poi primo collaboratore di Cherubini. Fino allo scorso anno, quando di fatto divide poltrona e scrivania con Cristiano Giuntoli. Plot twist, visto che è proprio a Napoli che è atteso per la nuova avventura. Nell’arco della stagione gli arrivano tante chiamate.
La chiamata
Poteva andare all’Udinese, ma quando il telefono squilla e dall’altra parte c’è, totalmente inatteso, il presidente De Laurentiis, Giovanni Manna non ha ombra di dubbio. Un’altra occasione per avvicinarsi ancora a casa, la sua seconda casa, quel Cilento e quella Campania che non ha mai smesso di amare e frequentare. D’altra parte a Cardile lo conoscono tutti, lì è uno del popolo. Ha sempre avuto occhio per il talento, anche nelle partitelle tra amici. In estate ha fatto squadra con Antonio Conte cercando di assecondare le richieste dell’allenatore senza però dimenticare i suoi guizzi (come Neres, che già seguiva ai tempi della Juventus). Con l’addio di Kvara il mese di gennaio è diventato bollente, a dispetto delle previsioni climatiche. La caccia all’esterno per sostituire il georgiano è diventata una corsa contro il tempo. Da oggi si entra nell’ultima settimana del calciomercato invernale e il tempo scorre veloce. Manna è il primo a sapere che servirà una intuizione delle sue, ma senza mai superare i limiti del budget fissati da De Laurentiis.
È tornato nel suo sud, facendo il percorso inverso dei tanti che negli anni hanno lasciato alla ricerca di fortune altrove. Si sente ancora un figlio di questa terra e il legame con la gente è ancora più forte. D’altra parte il Napoli da anni non si affidava a un dirigente campano (Totonno Juliano, Filippo Fusco, Gigi Pavarese e Pierpaolo Marino tra gli ultimi in ordine di tempo) e ora si gode Giovanni Manna, che è cresciuto con la cultura del lavoro imparata tra Svizzera e Lombardia ma non ha perso la genialità del dna del Sud.
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