“Questa idea non è nostra – sottolinea Costa – è nata quasi dieci anni fa dai ragazzi del Centro Sociale Anomalia, che operano nel quartiere Borgo Vecchio anche con attività come la palestra popolare e il doposcuola. Durante i nostri incontri culturali, è emersa la necessità di occuparsi anche della salute delle persone meno abbienti”.
Ad ispirare l’iniziativa ,partita circa 10 anni fa, fu l’esperienza greca, durante la crisi economica.
“In Grecia, Syriza creò ambulatori popolari per sopperire alla mancanza di servizi pubblici. Da lì abbiamo pensato di replicare il modello, ma sempre partendo dal dialogo col territorio. Non puoi aprire un ambulatorio popolare senza costruire un rapporto di fiducia con le persone. Dopo aver condiviso l’idea, puoi inserire medici e servizi, creando un luogo che non si limita a curare, ma che si prende cura delle persone, offrendo ascolto e accompagnandole nei meandri della sanità – evidenzia Costa– .Viviamo in un sistema respingente, con ostacoli economici come i ticket e difficoltà fisiche nell’accesso alle prenotazioni. Molto spesso siamo costretti a sostituirci ai medici di base, anche se non è il nostro obiettivo. Noi speriamo in una sanità talmente efficiente da rendere inutili gli ambulatori popolari, ma al momento non ci sono segnali in questa direzione. Anzi, la sanità pubblica sta cedendo il passo a quella privata, rendendosi sempre più inaccessibile”.
La Rete e le prestazioni
Ad oggi, oltre all’ambulatorio di Borgo Vecchio all’interno del centro sociale Anomalia, ve ne sono altri allo Zen negli spazi dell’associazione Zen Insieme e a Sant’Erasmo con un presidio alla Casa della Cooperazione. Uno nascerà in un bene confiscato a Brancaccio, il secondo coprirà il centro storico. Le strutture vedranno la collaborazione di medici specialisti volontari, che mettono a disposizione le proprie competenze in diverse discipline per dare risposta alle necessità di salute della comunità.
“Come rete copriamo circa venti specializzazioni, adattandole alle esigenze dei quartieri – spiega Giorgio Martinico, segretario della Rete degli Ambulatori Popolari -. A Borgo Vecchio offriamo cardiologia, ginecologia, neurologia, mentre allo Zen e a Sant’Erasmo abbiamo servizi per i minori come neuropsichiatria infantile, logopedia e psicoterapia. Abbiamo anche dermatologi, gastroenterologi, una nutrizionista, specialisti in terapia del dolore ed ecografi. In pochi anni siamo arrivati a migliaia di visite gratuite ogni anno. Inoltre, oggi, grazie alla struttura Commissariale della provincia di Palermo, siamo hub vaccinale”.
Un modello da esportare e rafforzare
Nonostante le difficoltà del Sistema, la Rete guarda al futuro, ma per farlo ha basi solide grazie alla formalizzazione giuridica e la creazione di un comitato scientifico ed etico che rappresentano un passo verso il riconoscimento istituzionale.
“Abbiamo registrato l’associazione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, dotandoci di un comitato scientifico composto da sette docenti universitari e di un comitato etico. Il primo ci supporta nelle scelte cliniche e diagnostiche, mentre il secondo garantisce trasparenza, poiché operiamo esclusivamente grazie alle donazioni volontarie e vogliamo che ogni decisione sia eticamente valida – prosegue Costa –. Saremmo felicissimi di consegnare a chiunque le chiavi dei nostri ambulatori, se quanto previsto dal DM77 venisse realmente attuato e funzionasse efficacemente. Purtroppo, però, non vedo segnali positivi in questa direzione, anzi ritengo che si stia andando nella direzione opposta: manca una visione chiara di medicina territoriale e di una presa in carico del paziente”.
“Per questo puntiamo a essere riconosciuti ufficialmente come struttura sanitaria e auspichiamo a un dialogo con le istituzioni, affinché l’idea dell’ambulatorio popolare possa crescere ed evolversi. Finché ciò non sarà possibile, continueremo a lavorare con le nostre forze, costruendo una sanità più accessibile, umana e vicina a chi ne ha più bisogno – conclude –. Nel frattempo, abbiamo già avviato contatti con altre realtà interessate a condividere il nostro progetto”.
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