La politica dei bulli e il futuro della difesa europea

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di Magda Negri

intervento all’Assemblea nazionale di Libertà Eguale – Orvieto del 18-19 gennaio 2025

 

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Partiamo da una prima premessa di metodo. Intendo prendere sul serio le affermazioni e i propositi di Donald Trump nel discorso di 2 gg fa, quando ancora non è stato proclamato Presidente. Non sono stramberie e neppure quelle che alcuni politologi americani definiscono “politica dei bulli”. Trump ha pensato e proposto quello che per me fino a ieri sembrava IMPENSABILE. Forse per eccesso di mia ingenuità.

Dopo le elezioni europee avevamo individuato i nuovi equilibri e le nuove minacce che le destre europee avevano imposto alla maggioranza Ursula compromettendo il progetto europeo

Ma poi le cose accadono e accelerano, e accade che il Presidente di un domestico MAGA, che pensavamo volto solo a un geloso protezionismo commerciale si riveli con una logica brutalmente imperiale, acquisitiva, di ristabilimento delle vecchie zone di influenza. Si ipoteca il territorio vicino, storicamente e geograficamente, si progetta di “prendere” ciò che è prossimo, sia il Canada, o lo stretto di Panama o la Groenlandia, perché è “naturale”, “serve” per il territorio e le ricchezze del paese. Si ridiscutono i confini, si teorizza la violazione del diritto internazionale, con sommo disprezzo degli equilibri internazionali; se Trump è arrivato a non escludere l’uso della forza. In questa logica, perché criticare la Federazione Russa per l’invasione dell’Ucraina? Non è assai più prossima territorialmente, culturalmente e linguisticamente rispetto al Canada e la Groenlandia con gli USA? Non resta che vedere gli sviluppi nelle prossime dichiarazioni e atti esecutivi quando Trump sarà effettivamente Presidente.

Alcune considerazioni su quella che io chiamo “La grande metamorfosi” (anche essa nel novero delle cose non pensate né presunte). Non è motivo di stupore che il grande capitale mono o oligopolistico affianchi chi comanda negli USA.

Biden l’ha detto con pacatezza e serietà e ha ricordato altri periodi (senza nominarli esplicitamente), quando Eisenhower (mia citaz.) denunciava il peso del complesso militare industriale sulla politica americana. Ma ora siamo di fronte a un fenomeno nuovo a una vera METAMORFOSI per due ordini di ragioni. La prima: gli oligarchi digitali non estraggono petrolio né assemblano auto (anche se le Tesla sono mini computer che trasmettono dati degli utenti ad un unico centro).

Gli oligarchi digitali organizzano, diffondono, vendono informazioni globali della vita di milioni di individui, comunicazioni militari sensibili per i governi, detengono un nuovo specialissimo “potere”, influenzano opinioni pubbliche (si pensi all’effetto TIK-TOK sulle recenti elezioni presidenziali in Romania), con “IA” selezionano prodotti e ne determinano il valore.

Per una seconda più importante ragione: Musk (personaggio esemplare e possibile apripista di comportamenti di altri), non è soltanto intimo alle future amministrazioni americane, destinatario di ingenti commesse; ma si è fatto attore politico a pieno titolo, sale sulla cattedra della storia e della cronaca, promuove o condanna capi di governo delle due sponde dell’Atlantico contro Trudeau, di cui ha agevolato le dimissioni, contro Starmer, Scholtz, con una pratica di selezione minuta all’interno della estrema destra europea; es. scaricando Farage a fronte di Robinson. Fino all’intervista con la segretaria di Alternative fur Deutchland, Alice Weidel, a un mese dalle elezioni politiche in Germania.

Ricordate un grande capitalista in servizio permanente effettivo in un governo (sia di destra sia di sinistra) svolgere un ruolo politico così esplicito e diretto?

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Io no e concordo con Macron nel mero giudizio su Musk come capofila della nuova destra reazionaria e con Cazzullo che in un recentissimo articolo definisce quella di questi giorni come la più grande rivoluzione politica in corso, cioè la rinascita della NUOVA DESTRA GLOBALE a trazione tecno oligarchica.

Quanto è condivisa questa valutazione?

Mi sembra molto in area francese e tedesco (Macron – gli articoli su le Grand Continent); ancora sotterranea in Italia. Vedremo dopo l’assunzione prima dei poteri da parte di Trump.

Finora anche le reazioni di Ursula Von der Leyen sono state molto timide.

C’è poi una ossessione europea in questa campagna della destra. Forse che Musk e compagni hanno censurato politici di paesi alleati politicamente e militarmente, come Australia e Giappone?

No, è con l’Europa che è aperta una sfida dura, un confronto minaccioso in ambito transatlantico.

È una sfida politica, geopolitica, economica. Come fu per Metternich con l’Italia per Trump la parola Europa è solo una espressione geografica. Non è un soggetto politico, non è una nazione, l’Unione Europea è un artificio senza futuro o il cui futuro va bloccato. L’America di Trump per dazi, ambiente, etc. tratterà con i singoli paesi europei; Parlamento Europeo, Commissione, Consiglio Europeo sono Istituzioni fantasma.

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Musk e Zuckenberg (che a sua volta ha paragonato l’Europa alla Cina) attaccano l’Europa per smontarne i poteri regolatori esistenti (Digital Service Act – Digital Market MCT e AI ACT) cui incominciarono a guardare come esempio paesi come il Giappone, Corea del Sud, Turchia, Brasile, Australia e Starmer per la Gran Bretagna.

Sono in gioco: la trasparenza degli algoritmi, la moderazione dei contenuti, le regole per l’uso dei dati della AI, le varie norme europee per evitare gli abusi delle piattaforme.

Al contrario, si vuole mandare il segnale che dagli USA può innescarsi la legittimazione di una rivoluzione economica illiberale nel resto del mondo democratico.

E dall’altra parte si può pensare che incomincino trattative sottotraccia – ANTITRUST contro DAZI. Se sarete duri, voi Europei arretrati tecnologicamente e iper regolatori, con le normative antitrust sarà più difficile trattare sui dazi.

Segnalo 3 documenti attualissimi che possono aiutare la nostra riflessione e aiutarci sul da fare “QUI ed ORA” o meglio da QUI in POI. Oltre al fondamentale rapporto Draghi.

1-Ten issues to watch in 2025. Gennaio 2025 a cura del Parlamento Europeo.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

2-Can American Abandonment help Europe? A cura di Foreign Affairs – Gennaio/Febbraio 2025.

3-Il nuovo e ultimo numero del bimestrale del Movimento Federalista Europeo.

Qui troviamo analisi e proposte comuni sull’arretratezza tecnologica e sulle comunicazioni satellitari “dual-use” sulla difesa, la sua industria e i suoi costi futuri.

L’unità delle proposte è inversamente proporzionale alla messa a terra delle medesime.

Ci saranno prossimamente importanti appuntamenti parlamentari; in Italia e in Europa.

Sulla Difesa europea la vecchia Commissione ha presentato il rapporto su “Rafforzamento della preparazione civile e militare dell’Europa “a cura di Suali Himisto” Presidente della Finlandia dal 2012 al 2024.

  • Nel marzo 2025 è atteso il libro verde nella Difesa Europea da parte del Commissario per la Difesa e dello Spazio Ribilius; (negli anni 23-24 sono inoltre attuate numerose misure finanziarie e regolatorie sul tema).
  • Oggi, ora, alla Camera è in discussione il disegno di legge governativo (Meloni – Urso), numero 2026 “disposizioni in materia di economia dello spazio” e su specifici art. (es. 25 – 26) ci sono emendamenti convergenti PD- AZIONE etc. non solo su questioni “regolative”. Perché tutto questo non è diventato e non diventa oggetto di un dibattito pubblico, fuori dalle aule parlamentari e la voce dei riformisti è debole, ancora “tecnica” sopraffatta da una generale imbarazzata reticenza? Facile la risposta:

perché le scelte sulla difesa europea sono tanto più problematiche e difficili verso l’opinione pubblica quanto più necessarie. Anche se Eurobarometro segnala che il 70% degli europei sarebbe d’accordo nel rinforzare la difesa europea anche aumentando le spese.

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Opinione pubblica aumento delle risorse, separatezza delle attuali commesse in Europa (es. Leonardo lavora con Boing invece di Airbus per nuovo caccia del futuro, Germania e Francia cooperano per nuovi sistemi d’armamento, come Italia con Giappone e Gran Bretagna), sono i grandi ostacoli da superare.

I contratti industriali per i sistemi d’arma sono lunghi e decennali; Draghi auspica l’integrazione delle industrie europee per gli appalti collaborativi, però gli appalti collaborativi europei hanno rappresentato meno di un quinto della spesa per l’acquisto per la difesa; tra la metà del 2022 e la metà del 2023 il 78% della spesa totale per gli appalti è stata destinata a fornitori di paesi terzi, di cui il 63% negli USA.

Potremmo continuare allo stesso modo con la produzione e le commesse per i satelliti, dove ciascun paese europeo va per conto proprio ma dove allo stesso tempo si segnala una specifica capacità italiana. A quando, come auspica Draghi, un mercato unico dello spazio funzionante attraverso un quadro legislativo comune?

Draghi propone ancora un fondo spaziale multifunzionale a livello UE, riformando i criteri di funzionamento dell’ESA e accelerando il decollo di IRIS 2 Industria della difesa e governo dello spazio sono un unicum che l’Europa unita deve perseguire per evitare rischio subalternità economica e strategica.

Bisognerà mobilitare nuove ingenti risorse. L’Europa è collettivamente il secondo maggiore investitore militare al mondo, ma questo non si riflette in una maggiore capacità di difesa e di deterrenza.

La proposta di Gentiloni di trovare queste risorse aggiuntive con Fondo alimentato da debito pubblico europeo, secondo modello SURE (fondi raccolti in periodo pandemico per sostenere la disoccupazione) sta raccogliendo consensi e specificazioni operative importanti. (cfr 24h 12 Gennaio 2025 – Marco Bruti – Francesco Micoli art. Difesa UE modello Schengen).

In ultima analisi la vittoria di Trump e i propositi finora espressi sfida il mondo e in particolare l’Europa, verso nuovi equilibri. Sfida specialmente le tradizionali istituzioni liberaldemocratiche che si dipingono come ostili o inadatte ad accompagnare il progresso scientifico – tecnologico e di conseguenza una nuova era di benessere.

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