La nuova Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una modifica significativa alle detrazioni fiscali per i figli a carico, con effetti negativi per molte famiglie italiane. Fino ad oggi, i genitori di figli disoccupati o precari di età pari o superiore ai 21 anni potevano usufruire di una piccola detrazione fiscale, che arrivava fino a 80 euro mensili nei casi più favorevoli, un aiuto che, seppur modesto, permetteva di respirare in un periodo in cui ogni euro conta.
Ora, con questa nuova legge, ci dicono che i figli a carico devono avere tra i 21 e i 30 anni per avere diritto alla detrazione di € 950,00 all’anno (applicabili per figli con reddito inferiore a 4.000 euro fino ai 24 anni e a 2.840,51 euro sopra i 24 anni) e di conseguenza i lavoratori con figli a carico oltre i 30 anni, che finora hanno beneficiato della relativa detrazione direttamente in busta paga, vedranno ridursi il loro stipendio netto a partire dal 2025, visto che l’Irpef da versare aumenterà, a meno che non si tratti di figli disabili, per i quali la detrazione continuerà a essere valida.
E per quanto riguarda le spese mediche dei figli trentenni, beh, se non sono più a carico, pazienza! In un periodo in cui la sanità è già un lusso per chi ha bisogno, questa è l’ennesima beffa.
Per noi del MEF, la situazione è ancora più triste: chi ha figli trentenni non solo perderà il beneficio delle detrazioni fiscali (sullo stipendio e sul mod.730), ma c’è il rischio concreto di perdere il rimborso delle spese mediche richieste al Fondo di previdenza per i figli non più “fiscalmente a carico”.
Questo Fondo è un sostegno vitale per le spese mediche, che sono particolarmente elevate a causa delle difficoltà nell’accesso al servizio sanitario pubblico. La perdita di questo aiuto rappresenterebbe oltre ad un ulteriore danno economico per le famiglie, un pericolo per la salute stessa di chi ha bisogno di cure tempestive, rischiando così di rendere l’accesso alla salute un lusso per pochi.
Il governo giustifica questa riforma come un tentativo di incentivare l’autonomia economica dei giovani “bamboccioni”. Ma in quale mondo ideale vivono? Come si può chiedere ai genitori di spingere i propri figli fuori casa?
In un mercato del lavoro dove i contratti a tempo determinato sono la norma e non l’eccezione, dove le opportunità di lavoro stabile sono scarse e le difficoltà economiche sono enormi, questa misura rischia di colpire una fascia molto vulnerabile della popolazione che lotta per arrivare a fine mese e che vive con stipendi da “magro risparmio”, in un Paese dove la vita costa come un diamante e lo stipendio come una moneta da pochi centesimi.
Eh sì, la politica non ha mai fretta di capire le difficoltà della gente, ma trova sempre il tempo per allungare la mano verso il portafoglio dei lavoratori.
Che dire del paradosso che si sta creando? Il governo ci dice che non ci sono soldi per aumentare decentemente gli stipendi del pubblico impiego, rinnovati con un “generoso” 5,6%, mentre l’inflazione vola al 16%. Ma allo stesso tempo, si risparmiano circa 320 milioni di euro con misure come questa, sempre prendendo dalle tasche dei lavoratori pubblici. È il classico gioco delle tre carte, dove a rimetterci sono sempre quelli che non hanno voce.
Ma noi della UIL ci batteremo sempre per chi resta in silenzio, perché la nostra forza è dare voce a chi non ce l’ha.
Ops!!! Ci sarà sicuramente chi dirà: “Ma di cosa si lamentano i pubblici impiegati, hanno appena rinnovato il CCNL?” Sì, è vero, un piccolo aumento che lo Stato si riprende subito con manovre come questa delle detrazioni fiscali. Diranno che lavorano anche di meno, grazie alla settimana corta (sempre di 36 ore!), dove, però, di “corto” c’è solo il respiro che rimane a chi lavora ogni giorno per portare a casa il minimo indispensabile.
E poi, c’è il buono pasto pagato nello smart working. Ahimè, con soldi che vengono comunque dai lavoratori, sotto forma di tagli agli importi accessori.
Un gioco al ribasso, dove il vero prezzo lo pagano sempre gli stessi: famiglie, lavoratori, genitori che fanno i conti con le difficoltà quotidiane.
E come si dice a Napoli: “Chi tene che magna’ nun ave a che penzà”…per chi sta bene, è facile non preoccuparsi dei problemi di chi lotta ogni giorno!
Roma, 23 gennaio 2025
Il Coordinatore Generale Il Responsabile Nazionale RRTTS
Andrea G. Bordini Raffaele Carfora
Scarica il comunicato in PDF: detrazioni fiscali
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link