un nuovo regolamento per la gestione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


I beni confiscati alle mafie e riconvertiti ad uso sociale rappresentano delle autentiche palestre di vita“. Così Papa Francesco durante un celebre convegno del 2017 con i membri della Commissione parlamentare antimafia in occasione dell’anniversario del giudice Rosario Livatino si è espresso in occasione del venticinquesimo anniversario della legge n. 109/1996, che andava a integrare la legge Rognoni La Torre del 1982.

Si tratta di due provvedimenti che rappresentano dei veri e propri passi da gigante sul versante della restituzione alla collettività dei beni sottratti alle mafie. Del resto è a partire da questi importanti strumenti di prevenzione antimafia che ad oggi è possibile effettuare un bilancio sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle varie forme di criminalità economica e finanziaria. Le istituzioni locali e nazionali oggi possono contare una grande quantità di beni mobili, immobili e aziendali.

Quali sono le difficoltà

Ormai il numero dei sequestri e delle confische ha raggiunto delle dimensioni notevoli. Così si è resa sempre più necessaria nel corso degli anni l’adozione di strumenti e risorse sempre più specifici.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Nell’ambito di questi processi si rileva però ancora una scarsa capacità di gestione. Inoltre non sono da sottovalutare nella maggior parte dei casi le complicanze relative all’effettivo stato dei beni. Queste si coniugano con un’insufficiente connessione tra la fase giudiziaria e la fase amministrativa. Ancora, si segnala anche una limitata chiarezza delle informazioni, oltre a un’effettiva difficoltà nell’attuare una concreta progettualità sostenibile. E i ritardi a cui le amministrazioni nazionali e locali vanno incontro nell’ambito della riutilizzazione dei beni confiscati sono causati principalmente da un’insufficienza delle risorse finanziarie. Risorse necessarie per una riqualificazione e una ristrutturazione di questi beni.

Lo scenario in Italia, in Campania e a Napoli

Del resto in Italia i dati parlano chiaro. Per quanto riguarda le aziende confiscate, la maggior parte di queste che confluisce nella disponibilità dello Stato non sono realmente operative, e vengono destinate per questo motivo alla liquidazione e alla chiusura. Su un totale di 4.200 aziende, quasi tutte sono state liquidate, mentre rimangono all’Azienda in gestione circa 2.860.

A proposito dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata dal 1982 ad oggi, in Italia questi sono circa 35.000. Tra questi circa 16.500 sono stati destinati all’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali. E questi dati risultano essere particolarmente elevati al sud. La Sicilia infatti è prima in tutto il Paese per numero di immobili confiscati, seguita subito dopo dalla Campania.

Qui, soprattutto a Napoli, i dati incredibilmente elevati si affiancano a una certa difficoltà nell’assegnazione di questi beni alle amministrazioni locali. Infatti non sempre ad un’elevata qualità e quantità dei progetti finalizzati al riutilizzo di questi beni, dislocati da Posillipo a Secondigliano, corrisponde un’equa manutenzione degli immobili sequestrati. E le conseguenze di queste circostanze si ripercuotono sull’amministrazione comunale, che manifesta una certa immobilità nel rinnovamento dei beni. Questa inoperatività è causata da fattori di natura prevalentemente economica o temporale. E il rischio in cui si incorre è che l’azione giudiziaria risulti del tutto vanificata, generando così a livello sociale una certa sfiducia nella politica e nelle istituzioni competenti.

I lavori della Commissione Polizia e Legalità

Tuttavia molto interessanti sono stati i lavori della Commissione Polizia e Legalità del Comune di Napoli, presieduta dal consigliere comunale Pasquale Esposito. Evidenziata la rilevanza delle linee guida nazionali attualmente in vigore approvate in Giunta nel 2019. Inoltre il presidente Esposito ha posto l’accento anche sulle grandi opportunità che questi piani regolatori prevedono. Grazie alle loro direttive è infatti possibile sfruttare le grandi potenzialità economiche dei beni confiscati. E non soltanto per fare cassa, ma per investire i guadagni proprio in un progetto di cura e di valorizzazione degli stessi.

L’obiettivo 

Ma l’obiettivo fondamentale al centro del tavolo di confronto consiste nell’approvazzione di un nuovo Regolamento specifico. Un piano che possa regolare al meglio il trasferimento dei beni confiscati alla camorra all’interno del patrimonio indisponibile del Comune di Napoli. Per redigere il nuovo regolamento è stato aperto un dibattito aperto anche ad associazioni, cittadini ed in generale gli Enti del Terzo Settore hanno preso parte a questa fase di colloqui.

La presidente del Consiglio Enza Amato

La presidente del Consiglio Comunale Enza Amato ha sottolineato la necessità di approdare a un documento “che sia uno strumento amministrativo effettivamente utile per i soggetti che operano nell’ambito dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Il regolamento deve chiarire le criticità che normalmente si affrontano in questo campo: accesso al credito, riqualificazione dei beni, durata dei contratti. Elementi che saranno e sono oggetto del Regolamento da costruire insieme a coloro che poi dovranno utilizzarlo“, ha affermato Amato.

Il tema della messa a reddito dei beni secondo Antonio De Iesu

Tra le questioni da risolvere ci sono l’analisi dei costi, il coinvolgimento delle forze dell’ordine e la valutazione delle finalità economiche esclusive di alcune categorie di beni che non possono avere altre destinazioni.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

A tal proposito, significativi sono stati gli interventi dell’assessore alla legalità Antonio De Iesu, il quale ha espresso la necessità di porre l’attenzione sul tema della messa a reddito dei beni confiscati alla mafia. Secondo l’assessore sarebbe infatti necessaria una selezione di tutti quei beni dalle finalità esclusive, con l’obbligo di reinvestire le risorse per la manutenzione e per progetti dalle finalità sociali. Inoltre “necessaria è la verifica della deroga della cauzione in particolari casi“, secondo De Iesu, che ha posto l’accento anche sulla necessità di estendere la durata dell’assegnazione: a quindici anni per i beni più grandi o a dieci anni per i beni più piccoli.

Non bisogna sottovalutare i grandi passi in avanti sul tema nell’ultimo decennio. L’assessore alla legalità Antonio De Iesu ha infatti evidenziato i grandi progressi nell’ambito della gestione dei beni confiscati, osservando “come si è passati da una gestione frammentaria del fenomeno ad un approccio più strutturato e trasparente“.

Gli interventi di Lieto, Baretta e Morcone

Inoltre da non sottovalutare anche “il grande potenziale economico dei beni per rispondere alle emergenze sociali, sia improvvise che ordinarie“, come ha sottolineato l’assessora all’Urbanistica e vicesindaco Laura Lieto. Accanto a queste considerazioni l’assessora ha anche individuato “l’importanza di valutare attentamente i costi di manutenzione, trattandosi di beni strategici per il patrimonio indisponibile del Comune di Napoli“.

Per questi beni occorre un piano di lavoro finalizzato all’acquisizione di risorse, sia pubbliche che private“, ha affermato l’assessore al Patrimonio e Bilancio Pier Paolo Baretta. Inoltre l’assessore ha riflettuto anche sul fatto che “l’Amministrazione ha previsto di destinare una quota del prestito richiesto alla BEI – acronimo di ‘Banca Europea per gli investimenti‘ – ai beni confiscati“.

Secondo l‘assessore alla Legalità della Regione Campania Mario Morcone è di fondamentale importanza “non farsi vincolare eccessivamente dalle procedure amministrative, trattandosi di beni di provenienza criminale da riutilizzare per finalità pubbliche“. Inoltre secondo Morcone è necessario anche “demolire i beni inutilizzabili, estendere la durata delle assegnazioni e prevedere controlli rigorosi sull’effettivo utilizzo e sugli obiettivi raggiunti“.

Le proposte di Maresca, Savastano e Greco

Accanto a queste valutazioni non sono mancate le proposte avanzate al fine di affrontare al meglio la riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Tra queste ricordiamo l’urgenza di “realizzare bilanci preventivi per la destinazione degli immobili e di assicurare un supporto tecnico per il reperimento delle risorse e la destinazione delle finalità“, segnalata dal consigliere Catello Maresca, leader dell’omonimo Gruppo Maresca.

Inoltre, secondo la consigliera di Forza Italia Iris Savastano, è necessario anche “porre l’attenzione sulla trasparenza e sul monitoraggio, ribadendo la necessità di verificare periodicamente che i beni assegnati rispettino le finalità previste e generino un impatto positivo sul territorio“.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il presidente della Municipalità 3 Stella e San Carlo all’Arena Fabio Greco ha posto l’accento sulla richiesta “di valutare l’utilizzo dei beni confiscati per ospitare uffici comunali e sostenere le associazioni nei costi di ristrutturazione, favorendo la collaborazione tra Municipalità e associazioni locali“. Infine importante sarebbe “la coprogettazione con i territori, invitando a destinare beni alle famiglie in situazioni di emergenza abitativa e a rafforzare il supporto finanziario per le manutenzioni“, come ha sottolineato il consigliere Rosario Andreozzi, leader di Napoli Solidale Europa Verde Difendi la Città.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link