Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornacew per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”.
“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.
Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.
Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.
Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.
“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.
“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.
Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.
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Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.
“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.
Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.
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