Green Deal UE: “Non si torna indietro, ma sono possibili modifiche”

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Auto elettrica? Sì, grazie. Per il mercato è necessario che ci sia una stabilità normativa che possa “orientare” i consumatori e gli investitori. Modificare il quadro normativo in Europa sarebbe controproducente per le stesse aziende che hanno investito tante risorse nella transizione energetica. Sono queste le parole pronunciate dal commissario europeo ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, nel corso dell’evento promosso da Renew al Parlamento sul futuro dell’automotive.

Salvaguardare l’industria europea è una necessità

L’intervento di Tzitzikostas è avvenuto nell’ambito del panel: “Sostenere il settore automobilistico europeo per raggiungere gli obiettivi di transizione verde dell’UE nella competizione globale”.

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Il Commissario ha sottolineato l’importanza dell’industria automobilistica europea, che costituisce un pilastro dell’economia rappresentando 13 milioni di posti di lavoro, con le esportazioni di veicoli che superano le importazioni di oltre 100 miliardi di euro e un peso sul PIL che si attesta intorno al 7%.

Nell’attuale contesto contingente, dove la domanda è in calo, l’industria dell’auto europea è influenzata dagli alti prezzi dell’energia, dalla carenza di manodopera e materie prime e, soprattutto, dalla concorrenza della Cina. Senza dimenticare che il Vecchio continente è indietro nello sviluppo di batterie, microelettronica e software, pilar fondamentali nell’auto del futuro.

La ricetta per far sopravvivere l’industria

Qual è la ricetta proposta dal commissario europeo ai Trasporti? Sicuramente è necessario partire dalla stabilità normativa, fondamentale per investitori e consumatori, e garantire la transizione dei lavoratori della filiera automotive verso ruoli altamente specializzati nel green.

Tuttavia, per consentire alle aziende di attuare la transizione, sono necessarie delle revisioni. Come quella proposta dalla Presidente della Commissione Europea, von der Leyen, che ha annunciato una revisione mirata degli standard CO2 per auto e furgoni, garantendo neutralità tecnologica. Per stimolare ulteriormente questa domanda, “lavoriamo a una proposta UE sui veicoli aziendali puliti, settore che pesa per il 60% delle nuove immatricolazioni”, ha dichiarato Tzitzikostas.

Serve poi accelerare sulle infrastrutture di ricarica. Il regolamento Alternative Fuels Infrastructure stabilisce obiettivi minimi, ma la ricarica pubblica in città e le reti per camion e autobus restano insufficienti. Per fare crescere questa infrastruttura è stata creata l’Alternative Fuels Infrastructure Facility, che porterà quasi 1 miliardo di euro per la ricarica di camion e autobus, oltre agli 1,2 miliardi già stanziati in tre anni.

Un altro problema è costituito dalla rete elettrica; in alcuni Paesi i tempi di connessione superano i tre anni. Difficoltà che la Commissione vuole aggirare con procedure più rapide e investimenti sulla rete, includendo le colonnine di ricarica tra gli elementi con accesso prioritario.

Presente e futuro

Domani, giovedì 30 gennaio, la Commissione europea aprirà una consultazione con il settore automobilistico, che sta lottando contro la concorrenza cinese. Il terreno è minato perché da una parte l’Ue deve raggiungere i suoi obiettivi ambientali, dall’altra i produttori europei si oppongono alle multe, che potrebbero essere loro imposte se non dovessero raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2025.

Riguardo a quest’ultimo tema, Stéphane Séjourné, responsabile della strategia industriale a Bruxelles, ha dichiarato al quotidiano francese Le Figaro: “Sul tema delle multe legate alle quote di veicoli puliti venduti nel 2025, personalmente troverei strano penalizzare attori che altrimenti stiamo cercando di aiutare, mentre i concorrenti, in particolare quelli cinesi, non hanno gli stessi vincoli. Questa è una delle prime decisioni che dobbiamo prendere rapidamente per il settore”. Nella sostanza, l’Ue deve conciliare i suoi obiettivi ambientali con le richieste di aiuto del settore.

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Le costose e difficili strade

I costruttori di auto, per raggiungere l’obiettivo per il 2025, che fissa le emissioni a 93,6 g/km di CO2, e quindi evitare di pagare pesanti multe, concede il pooling, ovvero la condivisione delle emissioni: “Se le tue emissioni sono abbastanza basse, te ne cedo un po’ delle mie”. Un costoso meccanismo che non genera benefici diretti dal punto di vista ambientale. L’altra strada per chi produce auto è quella di vendere almeno il 20% di veicoli elettrici. Possibilità, quest’ultima, difficilmente raggiungibile con l’attuale domanda del mercato.

La palla passa nuovamente all’UE, con alcune novità che potrebbero essere annunciate al tavolo di consultazione aperto dalla Commissione.



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