Meno autonomia e indipendenza per la ricerca scientifica. È uno degli indirizzi esplicitati nella Bussola strategica per la competitività dell’Unione approvata mercoledì dalla Commissione di Ursula von der Leyen. In cui si legge che, in nome della spinta all’innovazione e dell’aumento della produttività dei 27, lo European Research Council deve “allinearsi sugli stessi interessi strategici e cooperare più da vicino” con lo European Innovation Council. La prospettiva mette i brividi ai vertici dell’Erc, che è guidato da un consiglio scientifico indipendente composto da accademici di chiara fama e ha come unica stella polare la ricerca di frontiera, non le possibili applicazioni industriali o le strategie decise dalla politica.
La “bomba” viene sganciata nel capitolo della Bussola dedicato allo sviluppo dell’innovazione digitale, in cui si preannunciano tra l’altro una AI Continent Initiative, una Apply AI Strategy e la creazione di un “Cern per l’intelligenza artificiale” con l’obiettivo di promuovere “nuovi utilizzi industriali dell’intelligenza artificiale in settori come manifattura, auto, energia, robotica, farmaceutica e aeronautica, così come per il miglioramento di servizi pubblici come la sanità“. Lasciando intendere che l’Erc, i cui grant negli ultimi 18 anni hanno finanziato anche 15 successivi vincitori di premi Nobel, sarà chiamato a fare la sua parte. Il che, in prospettiva, potrebbe significare che nell’assegnare la parte di fondi del programma quadro Horizon Europe affidata alla sua supervisione – oltre 16 miliardi nel ciclo 2021-2027 – dovrà tener conto delle priorità politiche di Commissione e Paesi membri.
Una scelta che sembra in netto contrasto rispetto alle raccomandazioni del rapporto Draghi, a cui il cronoprogramma della Commissione è apertamente ispirato: l’ex governatore della Bce aveva anzi suggerito di raddoppiare il sostegno alla ricerca fondamentale veicolato dall’European Research Council, aumentando i beneficiari delle sue borse di studio. E, in parallelo, di trasformare lo European Innovation Council in un’agenzia indipendente sul modello della statunitense Arpa che ha avuto un ruolo fondamentale tra l’altro nella creazione dell’”antenato di internet” Arpanet. Quest’ultima indicazione è stata recepita, la prima no.
La presidente dell’Erc Maria Leptin, parlando al portale di settore Science Business, ha dato l’altolà: “L’Erc deve continuare a perseguire la sua missione, libero da qualsiasi allineamento a priorità politiche. La filosofia dell’Erc si basa sull’idea che i ricercatori sanno bene quali sono le aree di ricerca più promettenti da esplorare, senza temi o priorità predeterminati, e sull’indipendenza nelle strategie e nell’implementazione”. Pur attendendo maggiori dettagli prima di sbilanciarsi, la biologa molecolare tedesca che ha anche diretto la European Molecular Biology Organization avverte che “se “allinearsi sugli stessi interessi strategici” significasse che l’Erc dovrà limitarsi a finanziare specifici temi, saremmo molto preoccupati“.
Significherebbe passare dall’approccio bottom-up che è sempre stato il modus operandi dell’Erc, e consiste nel lanciare “call for ideas” aperte e finanziare i progetti migliori in qualsiasi campo, a quello top-down già impiegato per distribuire la maggior parte del budget del programma Horizon, in base al quale i soldi sono indirizzati su specifici obiettivi di policy, ovvero problemi che la politica ha interesse a risolvere o industrie che vuole rafforzare.
Anche l’intento dichiarato nella Bussola di “ripensare la struttura e allocazione del budget della Ue a supporto delle priorità competitive” e ripensare quello per la ricerca – Horizon è destinato ad essere accantonato – adottando un approccio meno burocratico e offrendo “supporto mirato alla competitività industriale” impensierisce non poco il mondo scientifico. Perché fa temere che le risorse finiranno per essere concentrate sulle tecnologie ritenute strategiche, distogliendole dalla ricerca di base che porta con sé enormi potenzialità ma anche il rischio di buchi nell’acqua. Secondo Leptin, i risultati dell’Erc mostrano che quei soldi sono comunque ben spesi anche se li si legge con la lente della competitività: come ha scritto in un editoriale scritto con il Nobel Jean Tirole per il World economic forum, il 40% delle ricerche finanziate dal consiglio è citata in successivi brevetti, il 70% dei quali relativo a settori di avanguardia e al confine tra scienza e tecnologia, come il biotech, l’Ict, la chimica organica e i semiconduttori.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link