Museo dello scarpone a Montebelluna: la storia dello sport attraverso le calzature del passato e del futuro

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di
Matteo Cunial

Prototipi e scarpe storiche nella collezione di 2.800 oggetti: gli scarponi di Tomba, le Diadora di Borg, le scarpe di Mennea

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Il museo dello Sportsystem di Montebelluna racconta due secoli di storia della calzatura sportiva.
Grazie alla recente ristrutturazione a 40 anni dalla nascita, il luogo attraversa il passato guardando all’innovazione e alla sostenibilità ambientale, mettendo in luce i risultati di un distretto che ha saputo trasformare la tradizione artigianale in una realtà mondiale nella produzione di calzature sportive. Il distretto infatti è cresciuto anno dopo anno arrivando a rappresentare quasi tre quarti della produzione mondiale di scarponi da sci e una quota significativa di calzature tecniche che comprendono la quasi totalità di tutte le discipline sportive come spiegato nelle tre sezioni che affrontano l’outdoor (pietra e terra), gli sport invernali (neve e ghiaccio) e le altre attività (piste e campi). Dopo la lunga chiusura per la ristrutturazione, grazie all’attuale allestimento (il museo è aperto da lunedì a venerdì 9:00-13:00 e giovedì e venerdì 14:30-18:00, chiuso sabato, domenica e festività), i visitatori, perlopiù stranieri, hanno la possibilità di osservare come le calzature, dai primi modelli artigianali fino alle soluzioni tecniche più avanzate di oggi, abbiano accompagnato l’evoluzione dello sport e del tempo libero.

Da Lacedelli a Tomba, da Borg a Mennea

«Ogni prototipo esposto nel museo è una testimonianza di ricerca, competenza, innovazione e indubbia creatività» spiega la curatrice del museo Francesca Sfoggia. Si va dalle scarpe da alpinismo che hanno scalato le vette più alte del mondo, come quelle usate da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni nell’epopea della scalata al K2, agli scarponi da sci utilizzati da atleti di fama internazionale come Alberto Tomba passando per le Air Jordan 2 di Nike, le Diadora autografate da Bjorn Borg, gli stivali da motociclismo di Kenny Roberts di Alpinestars e il prototipo delle scarpe da corsa realizzate per Pietro Mennea da M.G.M. Con oltre 2.800 oggetti (macchine, strumenti, attrezzature e calzature) il museo celebra le pietre miliari del distretto di Montebelluna. «La produzione attuale di calzature sportive non si ferma all’eccellenza tecnica – continua Sfoggia – ma abbraccia un impegno sempre maggiore verso la riduzione dell’impatto ambientale». Una sezione significativa del museo è dedicata alle tecnologie sviluppate dalle piccole e medie imprese locali, evidenziando come la sostenibilità sia ormai considerata «una leva strategica» per restare competitivi sul mercato globale.




















































«Un luogo anche per non addetti ai lavori»

La ristrutturazione ha anche cercato di allargare lo sguardo sulla calzatura sportiva per renderlo un luogo accessibile anche ai non addetti ai lavori, specialmente le scuole. «Grazie alla recente ristrutturazione, il nuovo allestimento è stato volutamente progettato per catturare l’interesse di un pubblico più ampio» aggiunge Sfoggia. Nonostante le turbolenze del mercato di questi ultimi anni infatti, il distretto calzaturiero di Montebelluna si è saputo distinguere come un esempio significativo di produzione specializzata. La collezione presente all’interno della struttura intende dunque raccontare questa storia in modo accessibile sia agli esperti del settore sia ai curiosi. «È un percorso che combina storia, tecnologia e sostenibilità e offre un’opportunità di apprendimento per tutti i visitatori».

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