Basta fare i ‘pisse-vinaigres pleurnichant’, cioè i piagnucolosi piscia-aceto, ha detto l’ex ministro Jack Lang, grande vecchio della cultura socialista europea dei bei tempi andati, a proposito dei nuovi protocolli d’accesso al Louvre, che Macron ha imposto per decongestionare il Museo più battuto del mondo.
Già, facciamocene tutti una ragione, invece di frignare acidi: i divieti e le regolamentazioni sono odiosi, ma è arrivato il momento di provare a imporre provvedimenti d’una certa rigidità per arginare l’over-tourism, che ogni giorno propone purtroppo nuovi scandali, come l’ultimo dell’invasione di Roccaraso. Le più disastrose conseguenze di questa micidiale, strisciante e subdola arma di distrazione/distruzione di massa che è diventato il turismo, arrivano ormai fino all’Altopiano di Cinquemiglia dove vive l’Orso marsicano, dopo aver trasformato radicalmente le capitali del mondo come Parigi e tantissime altre città.
Qualcosa bisognerà dunque pur fare con urgenza, anche se non sarà affatto facile immaginare come intervenire. Sembra che non funzionino poi così bene le soluzioni finora adottate, per esempio il cosiddetto numero chiuso a Venezia e le multe per chi s’avventa sul junk-food e i coni gelato con i piedi a mollo sotto il ponte di Rialto. Peggio ancora certi altri quasi surreali divieti, di fermarsi per scattare selfie nella piazzetta di Portofino, di girare in sandali o infradito per le Cinque Terre, di fare castelli di sabbia ad Eraclea e via elencando la serie possibile di misure tiepide e controverse.
Ma cambiar la testa alle moltitudini più o meno agiate che invadono il mondo con lo smart-phone in una mano e il trolley nell’altra, non è possibile, più che mai dopo il Covid: ci sono esperti che parlano addirittura di ‘revenge travel’ (viaggi legati al bisogno di recuperare gli anni dei lockdown) per indicare una delle ragioni della nuova impennata di un settore che sembrava già troppo saturo.
Anche questo assalto delle ‘cavallette napoletane’ in pullman a Roccaraso, fin dal tono classista-razzista del racconto, rischia solo di funzionare come un caso trappola. Chissà poi quanti di quegli sciatori mordi-e-fuggi vivono magari anche dei soldi che arrivano dalla straordinaria trasformazione ‘overturistica’ di Napoli, tutta Airbnb e ‘pizza-foodification’. E pensate poi adesso il carico che ha aggiunto il governo con le celebrazioni di ‘Neapolis 2500’ volute dall’ex ministro Sangiuliano.
Ecco, l’overtourism si può arginare prima di tutto con una moratoria politica degli eventi pubblici a capocchia. E non parliamo nemmeno del cosiddetto grande sport, base di un giro d’affari privati spesso indicibili: se è proprio impossibile dire subito stop, almeno che le stramaledette Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 segnino una svolta.
Va subito limitata, infatti, la parte più alta e ricca del turismo, che distrugge davvero il pianeta anche se è meno volgare e appariscente o suscita addirittura ammirazione: basta infrastrutture pubbliche, contributi, prestiti agevolati e permessi facili per il micidiale via vai degli aerei privati e degli elicotteri, anche se nessuno poi li trova disturbanti, per le mostruose Spa e strutture esclusive varie dei troppi alberghi di lusso che pure non si vedono da fuori, per impianti che servono l’1-2 per cento di popolazione che può pagare 80/100 euro di skypass, e poi ancora altrettanti di ‘aprés-sky’ negli pseudo-Billionarie che stanno invadendo le Alpi.
Poveri napoletani della sciata mordi-e-fuggi a Roccaraso! Fanno ben più danno le ordinate eleganti folle di sciatori del Nord Europa nelle montagne più blasonate delle Alpi. E se il presidente francese fa spaccare muri per aprire altri ingressi al Louvre e introduce un sovrapprezzo per la Gioconda, nessuno si sogna d’inveire contro i nobili riti delle classi culturalmente agiate, men che meno se sono proprio le fettine snob dell’high-society, da Art Basel o da festival Salisburgo.
Piccola parentesi per un doverosa autodenuncia: sono un discreto turista artistico-teatrale e sono stato per anni anche un piccolo teppista-alpinista, peggio mi sento per le volte che si trovano nello stesso posto la natura incontaminata delle cime da violare e lo spettacolo esclusivo da andare a vedere alla grande sala (il colmo è che potrei aggiungere un bel paragrafo ai saggi sul fenomeno dei Sigur Ros, ovvero come il post-rock d’ambiente, incantevole e fiabesco, non ha fatto così bene al Pianeta, prima di tutto all’Islanda).
Dalle cinque stelle olimpiche a quelle degli hotel, dai riti delle classi agiate ai ‘giochi di società’ più cult, una nuova regolamentazione dell’over-tourism dovrebbe arrivare in concreto, ovviamente, ad arginare la proliferazione impazzita degli affitti brevi e delle società private d’autotrasporti (basterebbe fare qualche controllo serio e la metà dei pullman che vediamo in giro sarebbe ferma, anche solo per la quantità di reati fiscali che generano), ma anche a una drastica limitazione del traffico privato e dell’afflusso di auto nei luoghi naturali, come se fossero ZTL dei centri città. D’inverno, anche per l’industria folle dello sci, bisogna introdurre soglie di presenze orarie precise, come in Svizzera fanno persino negli stabilimenti termali.
Altrimenti è destinato a ripetersi anche il paradosso dei 265 pullman low cost a Roccaraso: una fiorente località rurale trasformata in destinazione turistica dalla ferrovia, a fine Ottocento, distrutta e ricostruita dopo la Guerra, che è oggi sede del più grande comprensorio sciistico del Centro Sud. Fosse anche solo per la quota di 1200-1300 metri e la posizione geografica, oltretutto nel bio-parco Unesco della Majella, che senso ha insistere con lo sci laddove il riscaldamento globale ha già prosciugato persino il torrente che dà il nome al Borgo?
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