La delicatissima situazione delle donne incinte a Gaza e dei loro bambini è oggetto dell’ultimo report dell’ONG Human Rights Watch denominato “Five babies in one incubator“, che critica il pericolo mortale a cui gli attacchi delle forze israeliane hanno sottoposto le donne incinte palestinesi. Attraverso testimonianze e raccomandazioni, vengono messe in luce gravi violazioni dei diritti di base, a cui si aggiungono la distruzione deliberata delle strutture sanitarie e un rinnovato rischio di aborti e morte prematura dei neonati.
Le donne incinte a Gaza non hanno un luogo sicuro e adeguato dove partorire a causa dell’embargo sull’aiuto umanitario e degli attacchi agli ospedali da parte di Israele.
Dalle ostilità del 7 ottobre, si stima che ci fossero più di 50 mila donne incinte a Gaza e che sono stati uccisi almeno 6 pediatri e 5 ginecologhe.
Secondo i dati raccolti da Human Rights Watch, l‘assistenza ostetrica e neo-natale di emergenza è disponibile solo in 7 dei 18 ospedali di Gaza, i quali operano in condizioni igienico-sanitarie precarie e sovraffollamento.
La violazione dei diritti delle donne incinte a Gaza
Nonostante la mancanza di un monitoraggio costante e di informazioni certe sulla situazione a Gaza, uno dei pericoli maggiori per le donne palestinesi è dato sicuramente dai continui spostamenti forzati che impediscono di seguire le donne durante tutto l’iter della gravidanza.
La soppressione delle reti di comunicazione e dell’elettricità da parte dell’occupazione israeliana ha reso impossibile qualsiasi supporto (anche a distanza) alle donne, molte delle quali sono state costrette a partorire in solitudine, senza l’aiuto di un’ostetrica.
Il 68% delle donne incinte sopravvissute ha avuto delle complicazioni mediche, tra cui infezioni del tratto urinario, anemia ed emorragie. Il 25% delle donne che ha avuto un parto cesareo ha poi sviluppato un’infezione.
A Gaza il tasso di aborti spontanei si è alzato precipitosamente del 300%, a causa di fattori come lo stress, la paura e il trauma di vivere costantemente sotto attacco. Lo stesso discorso può essere fatto per i bambini nati prematuramente e per quelli nati morti.
Alle donne viene negata anche l’assistenza post-parto a causa della necessità di far spazio alle nuove partorienti.
Gli effetti di un sistema sanitario al collasso
Per molto tempo, l’ospedale Al-Sahaba è stato l’unico funzionante nel Nord di Gaza, disponendo però di appena 20 posti letto dedicati alle donne incinte.
È stata segnalata anche una mancanza dei farmaci essenziali per la sopravvivenza delle donne palestinesi incinte, tra cui antibiotici, anestetici e integratori di acido folico. Infatti, come dichiarato dalla Dott.ssa Naela Masri:
«La maggior parte delle attrezzature, come macchine ad ultrasuoni e strumenti per attrezzare le sale chirurgiche mancano. Le donne partoriscono senza alcuna privacy. Non ci sono coperte per coprirle e non sono più disponibili da molto tempo materiali sanitari e disinfettanti.»
Secondo le testimonianze, i medici sono stati costretti a mettere 4/5 bambini in una sola incubatrice, diminuendo significativamente la loro capacità di sopravvivenza.
«Sappiamo che mettendo i neonati nella stessa incubatrice stiamo correndo il rischio di ucciderli entrambi ma, allo stesso tempo, se non li mettiamo insieme moriranno tutti.»
Molti dei neonati sono morti per cause come asfissia prenatale, tagli all’energia elettrica e mancanza di latte. Inoltre, i bambini nati prematuramente in condizioni di questo tipo hanno un rischio maggiore di sviluppare disabilità e altre complicazioni per quanto riguarda la loro salute.
La mancanza di cibo e acqua
L’assenza di una nutrizione adeguata e di acqua pulita sono altri due fattori che stanno mettendo a rischio le donne incinte a Gaza e i loro bambini: quasi il 100% delle donne incinte ha dichiarato di aver avuto difficoltà nel procurarsi del cibo durante la gravidanza.
In seguito all’occupazione israeliana, circa 16.500 donne incinte o che stavano allattando hanno sofferto di malnutrizione acuta. 1 bambino palestinese su 6, sotto all’età di 2 anni, è fortemente denutrito.
In aggiunta, la mancanza di acqua pulita ha portato gran parte delle donne e dei bambini a sviluppare infezioni e virus, legati anche all’assenza di servizi igienici idonei.
A questo si collega anche la mancata disponibilità di latte in polvere per i neonati e, anche quando quest’ultimo era disponibile, non era comunque possibile somministrarlo ai bambini perché l’acqua era contaminata – ciò ha portato a numerosi casi di disdratazione, epatite A e diarrea cronica.
Le raccomandazioni
Alla conclusione del suo report, Human Rights Watch sollecita Israele all’osservanza delle norme di diritto internazionale e umanitario, chiedendo a gran voce lo stop agli attacchi sui civili e il ripristino del sistema di telecomunicazioni e delle reti elettriche, senza ostacolare gli aiuti umanitari.
Anche l’intera comunità internazionale è chiamata ad agire e cooperare nel rispettare i diritti di donne e bambini a Gaza, che ad oggi si trovano in una posizione di particolare vulnerabilità.
La popolazione di Gaza necessita urgentemente di servizi sanitari funzionanti, strutture adeguate e farmaci di base, oltre che di un supporto psicologico consistente.
Alla luce del cessate il fuoco e dell’accordo raggiunto tra Israele e Hamas nelle scorse settimane, il diritto a un’assistenza sanitaria dignitosa per le donne palestinesi potrebbe essere rafforzato, anche se proprio in questo mese sono entrate in vigore due leggi israeliane che continueranno a mettere in pericolo le vite delle donne incinte a Gaza impedendo all’UNRWA di operare nel territorio.
Report come questo colmano il gap di informazioni esistente sulla condizione delle donne palestinesi in un perpetuo conflitto armato e stimolano la speranza di un cambiamento positivo.
Sara Coico
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