TRIESTE – Si accomiata dalla città il direttore del carcere di Trieste Graziano Pujia. Un addio che avviene dopo soli tre anni di servizio e “a malincuore”, come dichiarato dal direttore stesso. Sotto la sua guida, in questi anni sono stati attuati svariati percorsi alternativi per i detenuti, con l’obbiettivo di rilanciare l’ingresso della Comunità esterna in carcere attraverso progetti che hanno spaziato dalle attività di formazione a quelle ludiche e sportive. In questi tre anni si sono concretizzati anche corsi scolastici, di teatro, cucina, l’introduzione del biennio delle Scuole superiori, un laboratorio musicale con la creazione di un coro e attività per l’inclusione di persone fragili. I corsi di cucina e panetteria hanno anche consentito l’assunzione di alcuni detenuti all’esterno ed è stata attuata una riqualificazione dei locali della Casa Circondariale attraverso i corsi in edilizia, oltre alla creazione di laboratori di acconciatura e cucina nella sezione femminile.
Anni segnati anche da un momento critico come la rivolta dello scorso agosto, con il saccheggio dell’infermeria e la morte di un detenuto per overdose. La rivolta era scoppiata principalmente per le condizioni di sovraffollamento del carcere, acuite dal torrido clima estivo. Un tragico evento al quale è seguita (anche se programmata in precedenza secondo disposizioni del Governo) la realizzazione di una nuova infermeria, più sicura e funzionale. Di seguito la lettera di commiato del dottor Pujia alla città, che pubblichiamo integralmente.
Apprestandomi a lasciare la Direzione della Casa Circondariale di Trieste, desidero rivolgere un indirizzo di saluto alle autorità civili, militari e religiose e a tutte le altre entità istituzionali della città con le quali sono stati costantemente intrattenuti rapporti di proficua e fattiva collaborazione. Fra di esse una menzione particolare merita Monsignor Trevisi, Vescovo di questa Città per la sua naturale attitudine a spendersi per i più bisognosi, gli ultimi, e per quel suo sorriso che, lasciatemelo dire, mi ricorda tanto quello di Papa Luciani.
Un saluto e un caloroso ringraziamento vanno ai tanti privati cittadini e alle associazioni di volontariato che hanno voluto onorarmi della loro disponibilità, dimostrando una sensibile attenzione verso le esigenze della comunità penitenziaria e concorrendo a realizzare notevoli progettualità finalizzate, nello spirito del dettato costituzionale, alla rieducazione dei detenuti. Grazie al loro determinante contributo è stato possibile porre in essere numerosissime iniziative che hanno fatto del Coroneo un modello virtuoso di apertura del carcere alla cittadinanza.
Desidero inoltre esprimere un sincero apprezzamento e ringraziamento a tutte le istituzioni, depositarie dell’incomparabile patrimonio artistico, culturale ed economico della città, con le quali si è instaurato un legame molto intenso, sfociato nell’organizzazione di eventi di elevata valenza inclusiva. Un apprezzamento particolare va alle Forze dell’Ordine e di Polizia, magistralmente coordinate dal Prefetto Signoriello, ai quali dobbiamo la sicurezza della città. Contestualmente, però, vorrei anche lanciare un piccolo segnale di allarme.
In questi tre anni di permanenza in città ho potuto registrare dei cambiamenti, quasi impercettibili, ma potenzialmente forieri di questioni ben più gravi in futuro. Ho notato infatti che le comunità di origine non europea, tendono ad auto-ghettizzarsi, c’è poca integrazione con il resto del tessuto sociale, e questo potrebbe portare alla replica dei disordini che si registrano da qualche lustro in Francia, a Parigi in particolare.
Tra le iniziative di integrazione istituzionale non posso non citare il primo stand della Polizia Penitenziaria alla Barcolana 2023, che ha contribuito a divulgare l’immagine del Corpo e la valenza del suo operato, spesso sconosciuto ai più. Saluto anche l’istituzione ASUGI con la quale, nel corso del mio mandato, ho avuto molti scontri – in particolare con il Dipartimento di Salute Mentale, per diversità di vedute afferenti la gestione dei detenuti con problematiche mentali -, con la speranza che da quelle diversità possa nascere in futuro una collaborazione meno burocratica, che tenga conto delle esigenze prioritarie dei pazienti detenuti i quali, in presenza di determinate patologie, non possono restare in carcere, scaricando tutte le responsabilità di una gestione impossibile sul direttore dell’istituto.
In quest’ottica, tuttavia, occorrerebbe anche la presa di consapevolezza della Magistratura, con un approccio tendente ad agevolare, una gestione di quei soggetti, che sia esclusivamente sanitaria e in strutture diverse dal carcere, così come previsto dalla normativa di settore; strutture che dovrebbero essere individuate dagli Enti territoriali, in primis dalla Regione FVG, al pari delle c.d. R.E.M.S (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). Altrimenti, seguendo pedissequamente le indicazioni degli esperti psichiatri, si rischia una gestione burocratica delle decisioni giudiziarie, formalmente ineccepibili, ma ben lontane dalla cura effettiva della salute mentale dei soggetti interessati.
Con questi sentimenti e nella consapevolezza di aver avuto il privilegio di lavorare in una città straordinaria, europea, dove convivono da secoli comunità appartenenti a diverse etnie, capace di trovare sempre al suo interno le risorse e le energie per garantirsi il benessere che merita, mi congedo dal Popolo triestino al quale formulo i miei migliori auguri di serenità e prosperità. Un saluto affettuoso e un sentito ringraziamento, infine, a tutto il personale della Casa Circondariale del Coroneo, esemplare per la disponibilità, l’impegno, il senso di responsabilità e di appartenenza dimostrati, nonostante le difficoltà intrinseche del nostro lavoro, ancor più aggravate dalla lontananza dalle proprie origini.”
Graziano Pujia
triestino una volta, triestino per sempre ….
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