Caso Almasri, cosa è successo e perché la premier Meloni è indagata

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La presidente del Consiglio dei Ministri ha ricevuto un avviso di garanzia per favoreggiamento e peculato nel caso del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. La vicenda si inserisce in un periodo di tensione tra l’esecutivo e la magistratura a causa della riforma della giustizia

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Martedì la premier Giorgia Meloni (insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano) ha ricevuto dalla procura di Roma un avviso di garanzia con le ipotesi di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, il libico Najeem Osama Almasri.

Sui crimini di Almasri stava indagando da tempo la Corte penale internazionale che ha poi emesso un mandato di cattura.

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L’uomo, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, era stato arrestato dalla Digos il 20 gennaio nel suo hotel a Torino, dove si era recato per assistere alla partita Juventus-Milan.

Il giorno seguente la Cpi ha chiesto la sua estradizione, ma Almasri è stato rimpatriato dal governo.

La decisione ha prima suscitato polemiche da parte delle opposizioni, poi l’avvocato Luigi Li Gotti ha dato avvio all’azione giudiziaria con un esposto nel quale chiedeva ai giudici di indagare sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per il rimpatrio di Almasri.

Come è andata la vicenda Almasri

Il capo della polizia giudiziaria di Tripoli era in Europa dal 6 gennaio. Era atterrato a Roma per fare scalo verso Londra. Poi si era spostato indisturbato tra Francia, Germania e Belgio.

Il 16 gennaio era stato fermato a Monaco di Baviera per un controllo di routine e il giorno seguente l’Interpol aveva inviato una segnalazione a sei Stati, anticipando all’Italia che l’uomo avrebbe varcato i suoi confini.

Risultava, infatti, una stanza a Torino prenotata a suo nome e un’auto noleggiata in Germania da riconsegnare all’aeroporto di Fiumicino.

Il 18 gennaio era stato fermato in Piemonte, ma successivamente lasciato andare in quanto non risultava su di lui nessun alert attivo.

In quello stesso momento, la Cpi stava esaminando nel merito d’urgenza la richiesta d’arresto a suo carico, ferma dal 2 ottobre 2024. Poi era stato emesso il mandato di cattura.

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All’alba del 19 gennaio era stato arrestato dalla Digos, per poi trascorrere due notti nel carcere torinese delle Vallette.

La questione dell’autorizzazione del ministro Nordio

Il suo fascicolo era stato poi trasmesso a Roma, dove la procura generale della Corte d’Appello si è rivolta al ministro Nordio il 20 gennaio per la convalida della misura.

L’arresto era stato eseguito al fine dell’estradizione, mentre con un mandato di cattura internazionale sarebbe servita l’autorizzazione del ministro, che però non era stato avvisato. La Corte, quindi, non ha convalidato l’arresto.

Il 21 gennaio Almasri viene rilasciato ed espulso in quanto “soggetto pericoloso” su decreto del ministro Piantedosi. L’uomo decolla da Roma e atterra in Libia su un aereo militare e non su un volo di linea, come utilizzato per i rimpatri dei migranti irregolari.

Meloni risponde con un video

Dopo la ricezione dell’avviso di garanzia, la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha pubblicato sui social un video dove ha commentato la vicenda.

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“Il procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato”.

“I fatti sono noti. La Corte penale internazionale, dopo mesi di riflessione, ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli Almasri. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano, dopo che per dodici giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”.

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Mercoledì, Meloni ha postato un nuovo messaggio su X. “Il nostro impegno per difendere l’Italia, proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni”, ha scritto la premier.

“Quando sono in gioco la sicurezza della nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada

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Le tensioni fra governo e magistratura

L’avviso di garanzia recapitato alla premier Meloni è solo l’ultimo episodio delle tensioni crescenti tra l’esecutivo e la magistratura, in un periodo in cui la maggioranza si prepara a riformare la giustizia italiana e a introdurre la separazione delle carriere.

Mercoledì la Corte di Cassazione è chiamata a decidere se gli atti del caso Visibilia, che coinvolge la ministra del Turismo Daniela Santanchè, dovranno restare a Milano oppure dovranno essere trasmessi alla procura di Roma.

Santanchè, tra gli altri, è accusata di truffa aggravata all’Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo del Covid-19.

Nell’indagine risultano coinvolti 13 dipendenti di due società, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo. Continuando a lavorare, secondo la procura, avrebbero causato un danno da oltre 126mila euro all’Inps.

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Per la giornata di giovedì è invece attesa la decisione dei giudici della Corte d’appello di Roma sulla convalida o meno del trattenimento dei 49 migranti arrivati martedì mattina all’hotspot di Shengjin, in Albania, a bordo del pattugliatore Cassiopea.

Nelle precedenti due occasioni (ottobre e novembre), erano state riscontrate vulnerabilità in alcuni dei migranti, che erano stati poi riportati in Italia scatenando le polemiche del governo Meloni.

L’esecutivo ritiene l’avviso di garanzia per il caso Almasri l’ennesima ripicca da parte dei togati, contrari alle iniziative di riforma.



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