Confrontata alle critiche per una marcia indietro sul Green Deal, ieri la presidente della Commissione ha ribadito l’intenzione di rispettare gli obiettivi climatici e ambientali della transizione, ma con “pragmatismo” e “flessibilità” grazie alla bussola per la competitività. Estratto dal Mattinale europeo
Presentando la “bussola per la competitività” Ursula von der Leyen ieri ha fatto il primo passo indietro dal Green deal, annunciando uno “sforzo senza precedenti” di semplificazione che andrà a toccare buona parte dei regolamenti sugli obiettivi climatici, ambientali e di sostenibilità.
COSA C’È NELLA BUSSOLA DI VON DER LEYEN
Il documento ha confermato che il pacchetto omnibus di febbraio, relativo agli obblighi di rendicontazione delle imprese, sarà solo il primo di una serie di pacchetti omnibus. In mancanza di dettagli su cosa intenda fare la Commissione sull’innovazione, e in mancanza di soldi per la determinazione di von der Leyen a non replicare strumenti di debito comune, l’attenzione si è concentrata sulla riduzione della burocrazia. Ci sarà “un choc di semplificazione”, ha detto il vicepresidente Stéphane Séjourné. L’obiettivo è far risparmiare alle imprese 37,5 miliardi di euro di costi amministrativi entro la fine della legislatura.
Nel frattempo saranno lanciate altre iniziative per sospendere, modificare o abolire norme o sanzioni. Von der Leyen ha promesso una decisione per i costruttori auto che rischiano multe miliardarie sulle emissioni alla fine del 2025 è “più una questione di settimane che di mesi”. In generale, la Commissione ha ricevuto “un segnale dall’industria molto chiaro: c’è troppa complessità” e “dobbiamo tagliare la burocrazia”, ha spiegato la presidente. “Ci sono molte buone ragioni per combattere il cambiamento climatico”, ma “dobbiamo essere flessibili e pragmatici”, ha detto von der Leyen.
L’ISPIRAZIONE (PARZIALE) DAL RAPPORTO DRAGHI
La Commissione di Ursula von der Leyen si è ispirata dal rapporto di Mario Draghi per la “bussola per la competitività”, ma ha scelto solo alcune delle raccomandazioni dell’ex presidente della Bce, tralasciandone altre politicamente controverse. Un esempio sono gli strumenti di debito comune.
Per finanziare la strategia, von der Leyen si è impegnata a rilanciare il progetto dell’Unione dei mercati dei capitali (ribattezzata “Unione dei risparmi e degli investimenti”), un cantiere bloccato da anni per le divergenze tra gli Stati membri, e a rifocalizzare le risorse del bilancio dell’Ue a partire dal 2028, cioè tra tre anni, sempre che i governi accettino di ridurre i fondi per la coesione o l’agricoltura. Con l’Ue che raccoglie appena il 5 per cento del venture capital globale, contro il 52 per cento degli Stati Uniti e il 40 per cento della Cina, da dove arriveranno i soldi per finanziare l’innovazione, il green tech, l’intelligenza artificiale, il quantum computing e tutte le altre promesse della bussola? Mario Draghi aveva stimato gli investimenti aggiuntivi necessari per il suo piano a 800 miliardi di euro l’anno, suggerendo una quota del 50 per cento di investimenti pubblici.
PRAGMATISMO E FLESSIBILITÀ SUL GREEN DEAL
Confrontata alle critiche per una marcia indietro sul Green Deal, ieri la presidente della Commissione ha ribadito l’intenzione di rispettare gli obiettivi climatici e ambientali della transizione, ma con “pragmatismo” e “flessibilità” grazie alla bussola per la competitività. “Il cambiamento climatico è una realtà. Voglio ribadire che l’Europa sta mantenendo la rotta. E’ assolutamente necessario. Stiamo mantenendo la rotta sugli obiettivi del Green Deal europeo”, ha detto Ursula von der Leyen. “Questa transizione non è mai stata fatta prima. Di conseguenza, dobbiamo anche essere flessibili e pragmatici nel nostro andare avanti. Quando si verificano nuovi elementi, dobbiamo essere in grado di adattarci”, ha aggiunto.
LA ROTTURA CON I SOCIALISTI
La maggioranza che aveva eletto Ursula von der Leyen e la sua Commissione al Parlamento europeo rischia di saltare a causa della direzione intrapresa dalla presidente con la “bussola per la competitività”.
Il capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ha salutato il documento come un “vera svolta per le imprese” perché taglia “drasticamente” la burocrazia. Per contro, la capogruppo dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, ha bocciato la bussola di von der Leyen con una dichiarazione senza appello. “Non abbiamo alcuna garanzia che non ci saranno passi indietro sugli standard ambientali e sociali come i diritti dei lavoratori, la neutralità climatica, la sostenibilità, una transizione giusta e gli altri obiettivi alla base del Green Deal”, ha detto Garcia. “Questa comunicazione è un’interpretazione ideologicamente distorta e molto selettiva dei rapporti Draghi e Letta. Omette deliberatamente elementi chiave come la coesione sociale, la riduzione delle disuguaglianze e una tassazione equa, senza i quali sarà impossibile raggiungere la competitività”. I socialisti hanno denunciato “la mancanza di una strategia combinata per stimolare gli investimenti e di un impegno verso uno strumento di investimento permanente a livello europeo che consenta realisticamente di realizzare un’agenda molto impegnativa”.
COSA CHIEDONO LE INDUSTRIE DI ITALIA, FRANCIA E GERMANIA
In una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen e ai suoi principali commissari, le tre organizzazioni che rappresentano l’industria di Germania, Francia e Italia chiedono di sospendere “l’orologio della regolamentazione” per valutare l’impatto delle normative dell’Ue sulla competitività. BDI, Medef e Confindustria salutano positivamente l’annuncio della prima legge Omnibus, attesa per fine febbraio, per snellire e semplificare la tassonomia, la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD), la direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (CSDDD), e il meccanismo di aggiustamento carbonio alle frontiere (CBAM). Ma “concentrarsi esclusivamente sugli obblighi di rendicontazione o su piccole revisioni tecniche non sarà sufficiente”, dicono le tre organizzazioni.
Inoltre, “l’attenzione dovrebbe essere limitata a questi testi da soli. Nei mesi e negli anni a venire, è necessario adottare un approccio radicalmente ambizioso” per “riformare il suo quadro normativo economico”. Secondo le tre organizzazioni, “il primo passo deve essere quello di sospendere il l’orologio della regolamentazione per consentire una valutazione attenta dell’impatto dell’acquis sulla competitività delle nostre industrie”. Per “acquis” si intendono tutte le norme dell’Ue.
(Estratto dal Mattinale Europeo)
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