La Palude di Colfiorito, una zona umida nel cuore dell’Italia

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La salute di paludi, torbiere e acquitrini è una garanzia per un futuro più sostenibile. Le zone umide sono insieme fonte di risorse e alleate nel contrasto agli effetti del cambiamento climatico. Queste aree ospitano una grande biodiversità, rappresentando una grande ricchezza di capitale naturale, e forniscono molteplici servizi ecosistemici, tra cui la capacità di stoccare anidride carbonica. Nell’ultimo rapporto di BirdLife Europa e Asia centrale si stima che questi habitat, insieme ad altri come foreste, saranno in grado di “catturare” oltre 13 miliardi di tonnellate di carbonio, 378 tonnellate all’anno (più delle 310 stabilite dall’Unione europea entro il 2030), quando la legge sul Ripristino della natura sarà approvata da tutti gli Stati membri dell’Ue.

Ecosistemi in pericolo

Della loro importanza siamo consapevoli almeno dal 2 febbraio 1971, quando è stata firmata la Convenzione internazionale di Ramsar sulla conservazione di questi ecosistemi. Nonostante questo, sono minacciati: coprono il 6% della superficie terrestre ma stanno scomparendo tre volte più velocemente delle foreste, riportano le Nazioni unite. In mezzo secolo è andato perduto oltre un terzo delle zone umide del mondo. Con la conseguente scomparsa di flora, fauna e mezzi di sussistenza.

In Italia

Dal 1976 ad oggi in Italia sono stati inseriti nell’elenco ufficiale 57 siti, per un totale di quasi 80mila ettari, distribuiti in 15 regioni, soprattutto Sardegna, Toscana ed Emilia-Romagna, mentre altri nove sono in attesa di riconoscimento internazionale. Al confine tra Umbria e Marche, nell’Appennino centrale, c’è una delle prime zone umide dichiarate d’interesse internazionale in Italia, la Palude del Parco regionale di Colfiorito (istituito nel 1995). Un ambiente di acque perenni che occupa poco meno di un terzo dei 338 ettari complessivi, “ospita” 150 specie di uccelli, tra stanziali e migratori, ed è l’habitat ideale per specie vegetali idrofite, quelle cioè che vivono sommerse o a galla sul pelo dell’acqua, e per le formazioni arboree che prediligono i terreni umidi. In vista della Giornata internazionale delle zone umide, Interris.it ha intervistato Valeria Giombini, responsabile Servizio Parco di Colfiorito del Comune di Foligno, e il Consigliere nazionale e Coordinatore per la Regione Umbria LIPU OdV – Birdlife Italia Alfiero Pepponi.

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Archivio Comune di Foligno – Foto di Federico Calvani

L’intervista

La Palude del Parco di Colfiorito è stata tra le prime zone umide riconosciute dalla Convenzione di Ramsar in Italia e l’unica in Umbria. Quanto è stato importante questo riconoscimento per garantirne la cura e la conservazione?

“La Palude rappresenta il cuore del Parco regionale di Colfiorito e questo importantissimo riconoscimento, possibile grazie all’impegno scientifico dell’emerito professore Franco Pedrotti, botanico di fama internazionale. Già dal 1971 riuscì a ottenerne la tutela come oasi di protezione faunistica, e fu motore e motivo di istituzione della relativa Area naturale protetta, oggi gestita dal Comune di Foligno. La Convenzione di Ramsar ha permesso un uso razionale della Palude di Colfiorito, favorendo il mantenimento della sua funzione ecologica attraverso l’attuazione di approcci ecosistemici nel contesto di uno sviluppo sostenibile e di azioni locali, nazionali e di cooperazione internazionale, preservandone l’importanza quale naturale deposito di materiale vegetale genetico”.

Un esemplare di airone rosso ardea purpurea. Foto di Alfiero Pepponi

E’ uno scrigno di biodiversità per le specie floristiche e vegetazionali, oltre che per l’avifauna e i gasteropodi e gli anfibi. Quali sono le caratteristiche della palude e che esempi di flora e fauna troviamo?

“La palude è un sistema naturalistico molto variegato e occupa con i suoi cento ettari di superficie la parte centrale del complesso territoriale ‘Altopiani di Colfiorito’, composto da sette conche di origine tettonico-carsica circondate da bassi e alti rilievi montuosi. Questo territorio offre pertanto una diversificazione di ambienti e di habitat unica e articolata che nella zona umida della Palude e nella sua zona ecotonale trova la massima espressione: dall’ambiente acquatico ai prati umidi falciabili, ai campi coltivati, pascoli e boschi. Il paesaggio della Palude, per estensione e compattezza, è senza dubbio rappresentato dal canneto – cannuccia di palude – ma in relazione alla profondità dell’acqua, massima di circa quattro metri al centro, troviamo altre piante acquatiche, tra cui il Millefoglio e l’Erba-vescica comune, una specie ‘carnivora’ che riesce a catturare piccolissimi insetti. E poi ancora carici e ranuncolo delle canne, che crescono dove l’acqua è molto bassa, le praterie umide caratterizzate da trifoglio, orzo perenne e soprattutto, fino al boschetto igrofilo costituito da salici e pioppi, da ranuncolo vellutato. Parlando della fauna, la più identificativa è quella ornitica, ovvero gli uccelli, che trova un territorio estremamente favorevole per condizioni climatiche ed alimentari per le consistenti popolazioni migratorie che ogni anno arrivano per nutrirsi, riprodursi o nidificare dalle aree del Centro e del Nord Europa. Tra queste ci sono specie rare e minacciate come l’airone rosso, la sgarza ciuffetto, il tarabusino, l’albanella minore, il basettino, la cannaiola e il cannareccione. Durante la maggior parte dell’anno sono invece osservabili il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, il porciglione, l’airone bianco maggiore, l’airone cenerino, il pendolino, il falco di palude, la poiana, il gheppio. Anche gli altipiani con il loro complesso agrosistema ospitano durante le migrazioni specie importanti di uccelli, soprattutto limicoli e passeriformi che possono essere osservati in primavera o in autunno. I mammiferi sono rappresentati da specie che risultano generalmente crepuscolari e di scarsa osservabilità. Tra i roditori l’istrice e il topo selvatico, fra i carnivori la volpe, il tasso ma anche il lupo, mentre tra gli ungulati il cinghiale e il capriolo. Numerosi poi gli anfibi, come la rana verde, il tritone crestato, il tritone punteggiato e la rana agile, mentre tra i rettili sono presenti il cervone, la vipera, l’orbettino, il ramarro, il biacco, la natrice dal collare e la natrice tassellata. Il popolamento ittico è ricco soprattutto di carassio dorato, carassio, scardola e tinca”.

Qual è il suo stato ecologico?

“L’ambiente naturale della Palude di Colfiorito è da sempre stato messo duramente alla prova, fino al punto in cui oggi si sono determinate le condizioni che prospettano un difficile ritorno all’equilibrio di rigenerazione di quanto utilizzato. Ciononostante, tutte le azioni di tutela e conservazione vengono sinergicamente supportate e garantite anche a livello comunitario poiché la Palude appartiene alla Rete Natura 2000 come Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale”.

Foto di Alfiero Pepponi

Come conservare biodiversità?

“Serve un deciso cambio di rotta che deve comportare una presa di posizione ancora più forte ed auspicabilmente accompagnata da azioni concrete sia da parte dei governi che dei cittadini. La rapida e costante perdita di biodiversità, così come il deterioramento dei servizi ecosistemici – intesi come quei ‘benefici o contributi materiali e non materiali che la ricchezza della vita sulla terra fornisce al genere umano’ – devono orientare ad intraprendere un cambiamento trasformativo che comporti una riorganizzazione del sistema di sviluppo e dei suoi fattori tecnologici, economici e sociali. Significa tradurre in cambiamenti nella produzione e nel consumo di energia e del cibo, nel consumo di acqua, nella gestione degli ecosistemi, nell’implementazione delle strategie di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico e nell’adozione di un nuovo paradigma di sviluppo in accordo con l’equilibrio naturale e fondato sulla sua comprensione e non nella sua distruzione”.

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Quali rischi corre la Palude per via dell’impatto dell’uomo e degli effetti del cambiamento climatico?

“Bisogna riflettere sui processi di trasformazione di un territorio ancora ricco di biodiversità ma dove sono ancora in corso sfruttamento e depauperamento per sostenere un sistema economico sempre più bisognoso di risorse difficilmente rinnovabili, in un ritmo di crescita inconciliabile con il mantenimento di un equilibrio naturale, in una lotta per la conservazione e la tutela della biodiversità a cavallo tra il passato e le buone pratiche che vanno nella direzione di un futuro con una maggiore attenzione per l’ambiente e per il suo equilibrio”.

Cosa offre il Parco dal punto di vista turistico-naturalistico e dell’educazione ambientale?

“Oltre alle azioni finalizzate alla tutela ambientale, alla conservazione del paesaggio e ad assicurare il corretto uso del territorio per scopi ricreativi, culturali, sociali, didattici e scientifici, il Parco di Colfiorito è molto impegnato nella promozione del territorio e di un turismo sostenibile e consapevole di tutto l’Altopiano plestino e della montagna limitrofa. Nell’ottica della qualificazione e valorizzazione delle risorse e dell’economia locale, l’offerta dei servizi promozionali viene costruita attraverso la realizzazione di iniziative di natura scientifica, che mettono sempre al centro l’importanza degli aspetti naturalistici dell’area e della sua zona umida e della conoscenza approfondita delle tematiche ambientali connesse alla biodiversità riconosciuta a questo territorio. Il Servizio Parco di Colfiorito è accreditato come Centro Risorse per l’educazione ambientale CEA e soprattutto nei mesi primaverili alle numerose scuole di ogni ordine e grado, provenienti da tutta la Regione e anche da Regioni confinanti, offre spazi di didattica ambientale con visita al suo Museo naturalistico e passeggiata nell’area protetta per comprenderne il valore scientifico e quindi ecosistemico, oltre che culturale e storico”.



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