L’assessore Chiavarino: «Voglio salvare i mercati in crisi. Aperture anche nel pomeriggio»

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di
Paolo Coccorese

Il responsabile comunale al Commercio: «Sulle zone rosse siamo partiti prima, con limiti agli alcolici»

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«In qualche modo, siamo stati gli antesignani sull’andare a individuare delle aree cittadine dove aumentare l’attenzione con la delibera che limita la somministrazione di bevande alcoliche in vetro e in lattina. Discussione che è stata un po’ propedeutica alla costruzione delle cosiddette “zone a vigilanza rafforzata” della Prefettura». 

Paolo Chiavarino, assessore comunale al Commercio, conosce bene le difficoltà dei negozianti sparsi in molti quartieri e, per questo motivo, ammette: «La sperimentazione delle “zone rosse” è stata calibrato in base anche alle capacità di esercitare i controlli, ma ha lasciato scoperti alcuni quartieri. Siamo rimasti stupefatti scoprendo che non erano state considerate piazza Bengasi e strade limitrofe».

Viste le richieste di diventare «zone rosse», è giusto aprire la discussione sull’imposizione di un «daspo» comunale come vuole la destra?

«Questi ragionamenti devono essere fatti cum grano salis. Condivido cosa dice il sindaco Stefano Lo Russo. Ogni intervento deve rientrare in un ragionamento più ampio che possa condividere anche la rigenerazione. Come in piazza Bengasi, dove costruiremo un parcheggio per 605 auto che riporterà il mercato spostato in via Onorato Vigliani».




















































Mercati: alcuni sono in sofferenza. Cosa fare?
«Dobbiamo affrontare un calo di consumi dettato dalla crisi economica, dai tanti supermercati e dalla denatalità. Per dare ossigeno, abbiamo investito 10 milioni di euro su 11 mercati. Ma è vero che alcuni stanno pagando un calo di clienti. Campanella, Taranto, Pavese, Nitti ma anche quello della Crocetta. E in periferia, non possiamo permetterci che chiudano. Un anziano di Mirafiori Sud non può percorrere 600 metri per andare a comprare il pane».

Come invertire la rotta?

«Torino è la regina dei mercati, sono ben 42, che però lavorano con una concezione dell’Ottocento. Al pomeriggio chiudono e il cliente deve andare altrove a fare la spesa. Per questo partiremo a febbraio sperimentando l’apertura pomeridiana fino alle 18,30 per 1-2 giorni. Si inizia con Campanella, poi, forse, Cincinnato, Pavese e Taranto».

Quale sarà il futuro dell’ex mercato ittico di Porta Palazzo?
«Lo abbiamo messo per la terza volta a bando, dopo le gare andate deserte. L’idea, fin dalla sua chiusura, è di mantenere, per quel luogo, un’identità legata al pesce, tra i banchi dei venditori e le strutture della ristorazione. Penso sia arrivato, però, il momento di rivedere questo progetto. Magari prevedendo dei ristoranti, anche di carattere etnico visto che la piazza è crocevia di culture e provenienze. Senza dimenticare la tradizione. Sono maestro dei Cavalieri del Roero, voglio ricordarlo».

Intanto, il Mercato Centrale ha chiesto di ridiscutere l’affitto segnalando una perdita di valore da 10 milioni a meno di 500 mila euro.
«Mi ricordo quando l’edificio è nato, con l’assessora Elda Tessore, perché ho iniziato a sedere in Consiglio comunale nel 1985. Conosciamo bene la situazione. Siamo pronti a fare tutte le valutazioni, in linea con quello che deciderà il sindaco e la direzione generale, consapevoli che sarebbe sicuramente un peccato la chiusura della struttura».

Assessore, lei mostra una certa intraprendenza, ma questo rischia di scontrarsi con una realtà: quando avete presentato la delibera per limitare la vendita di alcolici in alcune zone avevate promesso di approvare il pianto entro Natale. Dove è finito quel provvedimento?
« In effetti, è stato presentato e abbiamo individuato le varie zone con le Circoscrizioni, ma poi, dagli uffici centrali, è emersa la necessità di indicare anche le motivazioni legate a queste aree. Abbiamo ipotizzato una soluzione con il comandante dei vigili che tenga conto anche di quante segnalazioni abbiamo ricevuto relative ai minimarket. Per carità, dobbiamo riflettere sul rischio di alcuni ricorsi, ma posso dire che siamo pronti ad avviare il provvedimento confermando tutte le zone».

Passiamo a un altro tema: la presenza dei clochard sotto i portici. Non è una cosa che le compete direttamente, ma impatta sulle sue materie, i negozi. Il suo lavoro rischia di pagare le difficoltà e le inefficienze dei Servizi sociali?
«Tre anni fa, la Città di Torino decise di intervenire aprendo le tende davanti al Duomo. Ricordo che ne parlai con il sindaco, perché si discuteva di far pagare ai negozianti la pulizia dei marciapiedi. Sotto i portici, i senzatetto sono tanti ed è davvero poco dignitoso, in primis per loro. Ma dobbiamo essere chiari. Alcuni hanno patologie, poi si è scoperta la presenza delle organizzazioni criminali. Bisogna far convivere le varie esigenze. Io ho un retroterra storico-politico da ex democristiano: per questo motivo, ho promosso, con l’assessore ai Servizi Sociali, Jacopo Rosatelli, e quello ai vigili urbani, Marco Porcedda, un tavolo per intervenire ponendo attenzione alle singole situazioni».

Sta per festeggiare i 40 anni di politica. I raid vandalici che hanno preso di mira lei e la sua auto negli scorsi mesi sono stati il momento più difficile della sua carriera?
«La mia famiglia aveva un negozio di alimentari a Nizza Millefonti. Per questo, sono felice delle deleghe che mi sono state affidate. Sono cresciuto politicamente tra l’oratorio e l’università, vicino a Franco Pizzetti. Per quello che mi è capitato, devo dire che non ho mai litigato con nessuno. Sono in corso alcuni ragionamenti per comprendere le ragioni e sono emerse situazioni che potrebbero essere legate ad alcuni provvedimenti presi nel mio settore».

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31 gennaio 2025 ( modifica il 31 gennaio 2025 | 11:09)

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