CHERUBINI, ABBRIVIO IN CONTINUITA’… » Stadio Ennio Tardini Parma

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(Gmajo) – Chi si aspettava una netta rottura col recente passato, penso sia rimasto un po’ deluso dai primi atti della gestione di Federico Cherubini, il tanto atteso plenipotenziario, che, però, è stato protagonista di un abbrivio in continuità con quanto eravamo abituati. L’ultimo esempio è fresco fresco: oggi pomeriggio, infatti, al Noce di Noceto andava in scena la sfida di serie B Femminile, valida per la 17^ Giornata, Parma-Hellas Verona (1-0 il finale) e a vedere le Crociate capolista c’era, appunto, il neo amministratore delegato Federico Cherubini, accolto all’interno della cabina centrale dal DS del genere Domenico Aurelio (a propria volta salutato dai supporters con canzoncina dedicata).

Che io sia un appassionato di calcio femminile lo testimonia non solo il fatto di aver chiuso la mia carriera Crociata quale responsabile ufficio stampa e comunicazione delle Women, ma anche le dichiarazioni che resi anni fa a Parma Daily (mi pare nel 2007), in cui auspicavo l’avvento al Parma di una squadra rosa (aggettivo che su StadioTardini.it posso liberamente utilizzare, senza offendere la cultura Woke che Trump in America sta bruscamente stoppando): epperò, dico la verità, a costo di rendermi subito simpatico anche al nuovo che avanza, io avrei preferito che Egli, anziché esser lì ad omaggiare la capolista (la Ternana, seconda, è due punti dietro, quindi anche se mancano ancora 13 giornate, la promozione in A dovrebbe esser cosa fatta), fosse altrove per cercare di risolvere la grande bega che gli è finita tra le mani, ossia quella di dare una raddrizzata a quel timone che lui, come ammiraglio in capo ha il  diritto-dovere di governare (possibilmente in santa pace, senza fastidiose interferenze), della prima squadra maschile, che langue sotto la zona rossa.

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Quel vecchio saggio di Ranieri – che qualche altrettanto vetusto tifoso gialloblù vorrebbe allenasse in una RSA, ma che alla guida della Roma ha immediatamente raddrizzato la baracca, del resto come fece al Parma, chiamato a gennaio al capezzale di una squadra che pareva già condannata – ricordo bene (ero il suo addetto stampa) che pronunziò questo aforisma: “Serve una cannuccia che ci permetta di respirare, stando sotto il livello dell’acqua”. Lui, trasformando Muslimovic (quasi) in un vero attaccante, e giovandosi del talento di Pepito Rossi, riuscì nell’impresa di trovare la cannuccia e centrare la salvezza. Ma lì il presidente (che essendo Ghirardi già abbiamo detto tutto) e il direttore sportivo (che era Gabriele Zamagna), meno influente, subito, il capo dell’area tecnica Andrea Berta (sì certo, quello che qua era contestato ma che ha vinto tutto con l’Atletico), gli affidarono la creatura e si faceva tutto quello che diceva lui. E siccome anche la forma è sostanza, anche quando ci si accomodava per il desco, era sempre capotavola, con i teorici più alti in grado che si facevano da parte.

Ecco, oggi, domenica 2 febbraio 2025, giorno della Candelora (la saggezza popolare dice: “Quando vien la Candelora, de l’inverno sema fora; ma se piove o tira vento de l’inverno sema dentro”), come aruspice avrei atteso una bella giornata di sole, ma vedere Cherubini al Noce, mi fa più temere per la pioggia o il tirar del vento, ossia, nell’inverno siamo ancora dentro. E per inverno, fuor di metafora, intendo proprio la continuità con il passato, senza un deciso segnale di rottura.

Al di là della presenza fisica (lo abbiamo immortalato al telefono, per cui è vero che si può governare a distanza, anche se in certi casi, quando il malato è grave la telemedicina non fa miracoli…), però, l’aspetto più preoccupante in tema di continuità, è che sapendo bene come nella personalissima scala di valori del presidente la femminile sia (quasi) equipollente alla maschile, il fatto che il plenipotenziario – a poche ora dalla chiusura del calciomercato, e con il rumore della contestazione dei Boys dopo la sconfitta 1-3 per mano del Lecce – fosse lì, non è per nulla… un segnale del Signore…

In sostanza, da uno come Cherubini, specie se plenipotenziario, ci si attenderebbe che, in emergenza (con gli attuali chiari di luna, ci si aspetterebbe la legge marziale), sovvertisse gli ordini dei valori gerarchici dell’armatore, facendogli capire a chiare lettere che lui non è uno Schettino qualunque, ma uno che il Titanic, possibilmente, vorrebbe evitare che si inabissasse nelle acque, per cui della femminile (che peraltro sta andando bene), se proprio deve, se ne occupasse dopo aver tratto in salvo chi sta affogando (ed ha pure smesso di ballare)…

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Un altro segno di continuità, lo ravviso leggendo il dietro le quinte, proposto poche ore fa  sempre ben informato Guglielmo Trupo di Parma Today (che vanta delatori qualificati, quasi come i miei…). Egli, infatti, annota: “Sarebbe arrivato dall’Iowa l’input di continuare con la stessa guida tecnica, almeno fino a Cagliari”. Quindi, in sostanza, la rotta continua ad essere disegnata dall’armatore (magari su indicazione del navigatore, Semmens?) e non dall’ammiraglio… Io dico: se si prende come AD uno come Cherubini, la decisione (giusta o sbagliata che sia) di licenziare o meno l’allenatore, deve essere sua, non del presidente (al quale, doverosamente, riferire, visto che è lui che caccia la pila), ma il decisore deve essere il massimo dirigente stipendiato, non il datore di lavoro, a meno che questi non si trasformi in Lotito… Se no anche le parole pronunziate agli indignados l’altra sera davanti alla Tribuna d’onore (“Adesso ci sono io, parlerete con me”, lasciano un po’ il tempo che trovano.

Dunque, il povero Pederzoli, in sala stampa dopo la catastrofe, arguiamo che si sia fatto latore del pensiero del presidente, prima ancora che di Cherubini,  anche se non è mai consigliabile che sia il malato a scegliersi la terapia, in luogo del dottore. Ovviamente ti devi scegliere il medico di fiducia, ed hai anche il diritto di cambiarlo, ma mutarlo solo perché non ti danno la risposta che vuoi sentire, non è il massimo, se davvero vuoi guarire. Del resto non penso che Krause, proprietario di vigne (ne abbiamo parlato anche pochi giorni fa, allorché il Gambero Rosso aveva ipotizzato la cessione di Vietti, seccamente smentita, dallo stesso tycoon, attraverso i social della winery), imponesse il modus operandi a Luca Currado (dal quale in seguito si sarebbe separato), che aveva mantenuto nel management, una volta acquistate le preziose cantine delle Langhe.

Al di là della questione (non banale) dell’allenatore, però, è tutta la filosofia sinora portata avanti (il progetto giovani, per semplificare), che Cherubini deve decidere in prima persona (sempre che gli si lasci il potere di farlo) se continuare o meno ad attuare anche in questo immediato lasso di tempo, peraltro piuttosto breve, in cui la Comunità Crociata auspica che il Parma Calcio si possa salvare, mantenendo la categoria. Al di là delle lungimiranti visioni, infatti, tutto passa attraverso il fattore umano del campo che si fa sovente beffa dei calcoli degli scienziati. A questo proposito, in questo delicato periodo storico, sinceramente eviteremmo che la struttura performance ed analytics dedicasse il proprio prezioso tempo a previsioni sulla Champions League, nella quale il Parma è ben lontano dal giocarci… Chiudo con una perla spigolata in rete, che in una riga sintetizza il discorso: “A Cherubì, me pensavo venissi a dare la scossa, non a staccare la spina…”. Gabriele Majo

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