La bomba nell’enclave per ricchi, il «messaggio» di Zelensky: così è stato ucciso Armen Sarkisyan, il comandante armeno fedelissimo di Putin

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di
Marco Imarisio

L’attentato in cui è morto il fondatore del battaglione paramilitare ArBat è avvenuto in uno dei più prestigiosi complessi residenziali della capitale russa: e manda – ancora una volta – un segnale che lo Zar non potrà ignorare

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Il posto è l’elegante e marmoreo ingresso del gigantesco complesso residenziale Alye Parusa, che significa «Vele scarlatte», ed è un nome preso dal titolo di un celebre romanzo di Aleksandr Grin, padre del neoromanticismo russo-sovietico dei primi anni del Novecento. La palazzina è la dimora di molti cosiddetti «nuovi russi», cantanti, conduttori televisivi, imprenditori, avvocati, nella tranquilla via dell’Aviazione, vicino alla metropolitana Schukinskaya, nella prima e più ricca periferia nord-ovest di Mosca. Una serie di edifici altissimi di mattoni chiari sopra e rossi sotto con rivestimento verdastro, dove il prezzo degli appartamenti di lusso varia da trecentomila a tre milioni di euro, cifre folli per l’attuale Russia. Infatti, si tratta di quella che sbrigativamente viene definita come una enclave per ricchi, sorvegliata da una milizia privata, protetta senza badare a spese.

I luoghi, e la loro descrizione, sono importanti, per capire. Il bersaglio e la vittima dell’ennesimo attentato dinamitardo avvenuto nella capitale era un vecchio conto da regolare. Armen Sarkisyan, 46 anni, nativo di Armenia ma cresciuto a Gorlovka, Horlivka per gli ucraini, nella regione di Donetsk. A livello ufficiale era soltanto il presidente della Federazione di pugilato della Repubblica di Donetsk, ma doveva la sua fama e la sua rapida ascesa nella nomenclatura non solo sportiva alla sua reputazione di «strenuo combattente contro il regime di Kiev», parole tratte dalla sua ultima intervista, e fondatore del battaglione paramilitare Arbat, abbreviazione di Armyanskij Batalyon, Battaglione armeno, ed evidente richiamo al nome della principale strada della Mosca imperiale e non solo di quella.

L’esplosione è avvenuta alle 9 e 50. Il tritolo sarebbe stato posizionato nell’atrio dietro ad un divano o una poltrona, lunedì mattina, poche ore prima dell’attentato. Pare sia opera di un fattorino, come accadde nella vicenda dell’assassinio, ultimo di una serie apparentemente riconducibili alla pista ucraina, del generale Igor Kirillov, ucciso lo scorso 17 dicembre. Nelle ultime ore si sta facendo strada una ipotesi anche peggiore, per i Servizi segreti di sicurezza russi: gli autori potrebbero avere usufruito di un appartamento affittato da un mese in quel palazzo, per avere accesso libero alla hall e spiare gli spostamenti di Armen senza attirare l’attenzione della sorveglianza.

Il padre di Sarkisyan era l’Anziano della diaspora armena a Gorlovka. Alla fine degli anni Novanta, suo figlio Armen, durante la seconda presidenza Eltsin e quindi nel pieno della moderna epoca dei torbidi, aderì alla locale comunità criminale, diventando presto il boss della mala cittadina con il soprannome Armen Gorlovskij. Le biografie non autorizzate sostengono che fosse un uomo di fiducia dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, a quel tempo legato, così si dice, a circoli criminali di Donetsk. 

Strenuo difensore dell’autonomia del Donbass, già nel 2014 Sarkisyan e i suoi uomini si scontrarono contro i manifestanti del Majdan europeista a Kiev. Una volta ottenuta la cittadinanza russa, divenne presidente della Federboxe della Repubblica separatista. Nel settembre del 2022, è stato uno dei fondatori del battaglione di volontari di origine armena ArBat, che tra i suoi 550 uomini comprende molti armeni profughi dall’Abkhazia. Oggi la milizia è comandata da Ajk Gasparyan, ex mercenario e transfuga della più celebre Brigata Wagner, decorato con un decreto di Putin per «il coraggio e l’eroismo» dimostrato durante i combattimenti dell’Operazione militare speciale. 

Nel 2023, i militanti di ArBat hanno stipulato un contratto «ad personam» con il ministero della Difesa, e per mesi l’unità è stata adoperata per operazioni segrete in vari settori della linea di contatto con le truppe ucraine, e oltre. Nell’agosto 2024, il battaglione è stato inviato nella regione di Kursk per respingere l’attacco dell’esercito di Kiev. «Abbiamo sempre fatto il nostro dovere» spiegava il fondatore. «Abbiamo difeso Donetsk e Gorlovka, abbiamo partecipato all’Operazione militare speciale fin dai primi giorni. Ma i media hanno saputo dell’esistenza della nostra unità soltanto dopo che avevamo ricevuto la benedizione del capo della diocesi russa della Chiesa apostolica armena, l’arcivescovo Ezras».

Cittadino onorario di Gorlovka, a giudicare da quel che diceva e ripeteva spesso, Sarkisyan era convinto di quel che faceva. Così si raccontava, nelle ultime e più recenti interviste: «Dopo il golpe del 2014 in Ucraina e l’avvento al potere delle persone che devono tutto agli Usa e all’Ue, il nuovo potere ucraino ha cominciato a rivedere la posizione verso la Chiesa ortodossa russa, a imporre la lingua ucraina ai cittadini che per tutta la vita hanno parlato russo. Allora ho capito che lo scontro finale sarebbe stato inevitabile». 

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A suo parere, le truppe russe dovevano raggiungere il confine ucraino con Polonia, Ungheria e Romania. Era considerato molto vicino al presidente della Cecenia Kadyrov. Molte foto testimoniano della sua vicinanza con Apti Alaudinov, comandante delle truppe speciali cecene.
Aveva molti nemici, ma sui mandanti dell’attentato il coro è unico

«La responsabilità per l’accaduto sarà presto rivendicata da strutture della cosiddetta Ucraina» sostiene il sito ultranazionalista Rybar. 

Al telefono, Sergey Markov non sminuisce l’entità del colpo subito dai Servizi di sicurezza russi. «Questo ennesimo atto terroristico è un messaggio crudele di Zelensky all’intera élite russa: non riuscite a sfuggire, prima o poi vi uccideremo, nonostante la vigilanza e le vostre scorte armate». 

Secondo l’ex consigliere di Vladimir Putin e noto falco, poco dopo la nascita del suo ultimo figlio, Sarkisyan si era da poco trasferito alle Vele scarlatte proprio perché voleva sottarsi alle minacce di Kiev. 

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3 febbraio 2025 ( modifica il 3 febbraio 2025 | 18:03)

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