Le zone rosse di Catania, cosa dice l’ordinanza del Prefetto

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CATANIA – L’arrivo di centinaia di migliaia di persone per la festa di Sant’Agata, il carnevale e le festività pasquali. La necessità di mantenere l’ordine pubblico e di dare alle forze di polizia gli strumenti per impedire che persone con precedenti possano disturbare “l’ordinato vivere civile”.

Sono i motivi che hanno portato il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi a emettere un’ordinanza con cui istituisce sei zone rosse nel centro di Catania in cui è vietato stazionare a persone con comportamenti aggressivi, molesti e che abbiano già segnalazioni giudiziarie per droga, percosse, furti, rapine o perché trovati a fare i parcheggiatori abusivi.

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L’ordinanza, in vigore dallo scorso 1 febbraio al 30 di aprile, riassume il processo che ha portato all’adozione del provvedimento e fa una mappa della criminalità nel centro cittadino, motivando anche perché sia stato necessario adottare anche a Catania un provvedimento, quello delle zone rosse, che finora è entrato in azione a Firenze, Bologna e, nelle notti a ridosso di capodanno, anche a Milano.

La direttiva ministeriale

A dare il principale input a prefetti e autorità di pubblica sicurezza è stata una direttiva del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dello scorso 17 dicembre. Nel documento il ministro invita i prefetti e i comandanti di Polizia, Carabinieri e Guardia di findanza a utilizzare tutte le possibilità contenute nel cosiddetto Daspo urbano, che prevede l’allontanamento per le persone che impediscono l’accessibilità e la fruizione di luoghi pubblici.

Anche se la direttiva del ministro non cita le zone rosse è lo stesso comunicato con cui il ministero dell’Interno ha annunciato l’iniziativa, lo scorso 30 dicembre, a spiegare che l’invito è proprio a istituire zone in cui “vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento”.

Nell’ordinanza del prefetto di Catania si legge un riassunto delle operazioni messe in atto nel 2024 per aumentare la sicurezza e la legalità in alcune zone della città, soprattutto le cosiddette “Alto impatto” che hanno coinvolto le diverse forze di polizia. In una riunione del Comitato provinciale per la sicurezza pubblica però emerge l’esigenza, si legge nell’ordinanza, di “porre in essere iniziative ulteriori rispetto agli strumenti ordinari di controllo del territorio”.

Per questo il Questore di Catania è stato incaricato di coordinare un gruppo di lavoro interforze, a cui partecipano anche Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale, per individuare le zone della città più esposte a illegalità diffusa e criminalità e quindi in cui potesse essere utile l’adozione di misure straordinarie di prevenzione.

Le sei zone rosse a Catania

Il gruppo di lavoro, si legge nell’ordinanza, analizza la città basandosi su questi criteri: la vocazione turistica, la presenza di infrastrutture ferroviarie e di trasporto urbano, la presenza di aree di sosta e parcheggio e la presenza della movida. In più è rilevante anche la statistica sui reati commessi nelle zone.

Sulla base di questi criteri alla fine il gruppo di lavoro ha individuato le sei zone rosse: zona 1, Stazione Centrale e Piazza Giovanni XXIII; zona 2, Piazza Duomo e Piazza Università; zona 3, Piazza Stesicoro; zona 4, Villa Bellini; zona 5, Piazza Borsellino (Alcalà); zona 6, Piazza Vincenzo Bellini.

Per ogni zona l’ordinanza del Prefetto riporta una descrizione dettagliata, citando le sue peculiarità e il motivi di preoccupazione per l’ordine pubblico e la sicurezza. Ad esempio per la stazione centrale si parla della presenza di parcheggiatori abusivi, attività commerciali non autorizzate e una forte incidenza di reati predatori, specialmente nei pressi di San Berillo.

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Per piazza Duomo e l’Università si parla di un mix di attrazione turistica e movida notturna, con atti di vandalismo, furti di bagagli e fenomeni di ubriachezza molesta. Di piazza Stesicoro si citano i reati predatori e i fenomeni di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre di Villa Bellini si parla per lo stupro di gruppo avvenuto nel corso delle celebrazioni agatine dello scorso anni e per i furti d’auto, soprattutto nei pressi di via Sant’Euplio e via Cimarosa.

La zona 5, con la presenza della stazione dei pullman, è afflitta da fenomeni di parcheggio illegale e dalla presenza di venditori ambulanti non autorizzati, mentre i problemi della zona intorno a piazza Bellini riguardano la movida notturna e i problemi legati all’ubriachezza, a disturbi e risse.

Uno “strumento” per le forze dell’ordine

L’ordinanza del Prefetto Maria Carmela Librizzi prosegue poi annotando: “Nonostante nelle citate aree siano state già da tempo attuate strategie di intervento per la prevenzione della criminalità”, continuano ad avvenire al loro interno “frequenti episodi che mettono a repentaglio la sicurezza intesa quale senso di garanzia della libertà dei cittadini di svolgere le loro lecite attività al riparo da condotte criminose”.

“Si rende pertanto necessario – scrive il Prefetto – promuovere un’azione più incisiva e straordinaria”. La decisione, vista anche la direttiva del ministro dell’Interno, è di dotare le forze di polizia di “strumenti che possano offrire un ausilio per garantire la libertà dei cittadini”.

Lo strumento individuato è, dunque l’individuazione di aree in cui applicare l’articolo 2 del Regio decreto del giugno 1931, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, e l’articolo 13 della legge dell’aprile 1981 sull’amministrazione della pubblica sicurezza.

L’allontanamento

Sulla base delle leggi e della situazione della criminalità descritta nell’ordinanza, il Prefetto dispone quindi il divieto di stazionare nelle sei zone rosse a persone che “assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica”.

La misura riguarda anche chi abbia segnalazioni all’autorità giudiziaria per reati su droghe, percosse, rissa, lesioni personali, furto con stratto, rapina, danneggiamento o per avere fatto i parcheggiatori abusivi. L’ordinanza si conclude con l’ordine di allontanare i trasgressori dalle sei aree.

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