Mattarella presidente, dieci anni fallimentari

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha appena compiuto 10 anni di mandato. È stato eletto il 31 gennaio 2015 e rieletto il 29 gennaio 2022. Dati i cambiamenti avvenuti nell’esercizio di fatto della presidenza della Repubblica, sempre meno notarile e sempre più politica, la durata di sette anni stabilita dalla Costituzione è troppo lunga, figuriamoci poi 10 o 14 anni nel caso di un secondo mandato come in questo caso.


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Se il Presidente fa il notaio allora i problemi non ci sono, ma se fa il politico, se nell’esercizio di fatto del suo potere avvicina l’Italia ad una repubblica presidenziale, se gestisce la prerogativa di sciogliere il Parlamento in base a valutazioni politiche e non solo istituzionali, se rimbecca indirettamente i governi sul loro operato, se interviene sulla composizione dei governi stessi con un potere contrattuale, allora un mandato così lungo è un peso per la nazione. La presidenza Mattarella sembra godere di un favore quasi generale, ma l’ombra (troppo) lunga del suo mandato ha complicato, piuttosto che agevolato, i processi politici nel Paese.


Mattarella ha tenuto duro a lungo prima di concedere le elezioni politiche, proseguendo sulla strada avviata da Giorgio Napolitano. Dopo le dimissioni di Matteo Renzi a seguito della bocciatura del referendum costituzionale, non ha sciolto il Parlamento ma ha accettato – e concordato – il governo fotocopia di Paolo Gentiloni nel dicembre 2016, con quasi tutti i ministri precedenti, compresa la allora tanto discussa Valeria Fedeli che voleva l’insegnamento gender nelle scuole. Quando nel 2019 il governo giallo-rosso di Conte e Salvini entrò in crisi, Mattarella favorì il Conte-bis con l’ingresso nella coalizione di governo del Partito Democratico, che era stato sconfitto alle precedenti elezioni politiche del 4 marzo 2018 e che ora tornava in pista. Quando nel 2021 anche questo secondo governo Conte entrò in crisi, ancora una volta Mattarella non sciolse il Parlamento, ma chiamò Mario Draghi, che ripropose gran parte dei precedenti ministri, tra cui il contestatissimo ministro della Sanità Roberto Speranza.

E intanto il Partito Democratico continuava a governare. Non c’è dubbio che, prima di sciogliere le Camere, il Presidente debba verificare se ci siano nuove maggioranze, però la gestione di questo principio costituzionale è avvenuta in modo chiaramente politico, perfino designando un “uomo del Presidente” come Draghi. E gli italiani, alle elezioni del 2022, lo hanno indirettamente denunciato.


Sempre sul piano politico, ma inteso in senso più ampio, Mattarella compì due gravi errori a proposito dello scandalo Palamara e a proposito della cosiddetta pandemia da Covid-19. Il Presidente della Repubblica è presidente di diritto del Consiglio superiore della magistratura. Il cosiddetto scandalo “Palamara”, dal nome dell’allora memebro di questo organo costituzionale, aveva messo in luce un sistematico accordo tra i vertici del Partito Democratico e il Consiglio stesso sulla nomina nelle principali e più calde Procure del nostro Paese.


Si sa che il partito erede del PCI ha costruito negli anni legami organici soprattutto con tre centri di potere: sindacati, scuola e università, magistratura. Infatti, oggi è proprio da questi nuclei di potere che emergono i principali attacchi al governo Meloni. Ebbene, non risulta che il Presidente della Repubblica abbia detto e fatto granché per denunciare e contribuire a risolvere quella scandalosa concertazione sulle nomine nelle Procure.


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L’altro ambito fallimentare è stato il biennio Covid. Mattarella, nel messaggio alla nazione di fine anno 2020 ha affermato che «vaccinarsi è un dovere». All’università di Pavia, il 5 settembre 2021, ha rincarato: «Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta della licenza dimettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui». Il 31 dicembre 2021, nel discorso di fine anno, ha aggiunto: «Rifiutare il vaccino è un’offesa a chi non l’ha avuto». Ancora il 4 ottobre 2022, egli ha confermato la sua linea: «La pandemia non è definitivamente sconfitta, anche se l’azione dei vaccini e la risposta responsabile degli italiani ne hanno frenato l’espansione».


Oggi sappiamo come sono andare veramente le cose per cui non possiamo dimenticare che il Presidente ha tollerato, in quella occasione, violazioni dei diritti costituzionali come hanno poi testimoniato gli esiti di tanti ricorsi, un potere esorbitante assunto dalla Presidenza del Consiglio, decisioni governative di occultazione dei dati e di manipolazione delle informazioni, oltre ad aver condiviso l’uso ideologico della scienza e il mancato rispetto di alcuni elementari principi di legge naturale. Il tragico fenomeno degli “effetti avversi” non ha meritato nemmeno una nota dal Quirinale. Una prestazione decisamente fallimentare, la sua.


Sergio Mattarella è cattolico. Quando è stato eletto, la Bussola non era contenta, avrebbe preferito un non-cattolico ben sapendo che il nuovo Presidente, per la sua formazione, avrebbe disconosciuto le ragioni stesse dell’impegno pubblico dei cattolici in quanto tali. Il rispetto delle istituzioni sarebbe stato l’unico vangelo. E infatti nel 2016 il Presidente Mattarella firma la legge Cirinnà sulle unioni civili comprese quelle di coppie omosessuali. Il suo essere cattolico cedeva il passo al suo essere Presidente. Il messaggio che egli ha dato ai cattolici in questi dieci anni è sempre stato questo, che poi è il messaggio dei cosiddetti cattolici democratici di origine dossettiana.


Dieci anni, destinati a diventare 14, sono troppi, si diceva all’inizio. Nel frattempo, il mondo è cambiato, le posizioni di Mattarella sono state sconfessate – si pensi al suo europeismo stantio -, emergono dalla memoria i rimpianti e i rimorsi.

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