Trump dà via alla guerra commerciale, verso dazi universali?

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Donald Trump ha ufficialmente dato il via ad una nuova guerra commerciale. I primi paesi nel mirino del neo-presidente Usa, sono Canada, Messico e Cina. A partire da domani 4 gennaio, entreranno in vigore le tariffe del 25% sulle importazioni dai due vicini nordamericani e del 10% su quelle provenienti dalla Cina.

L’unica eccezione riguarda l’energia canadese, che sarà tassata al 10%. La Casa Bianca ha giustificato queste misure con l’intento di combattere l’immigrazione illegale e il traffico di droga, in particolare il fentanyl. Nell’ordine esecutivo, Trump ha detto che se i Paesi – i tre maggiori partner commerciali degli Stati Uniti – faranno delle ritorsioni, si potrebbe rispondere con un “aumento o un’espansione della portata” dei dazi già imposti.

Le reazioni

Le reazioni da parte di Canada e Messico non si sono fatte attendere. Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha annunciato che il Canada risponderà con dazi del 25% su beni americani per un valore di circa 106 miliardi di dollari.

Il primo giro di tariffe colpirà beni Usa per un valore di 30 miliardi di dollari canadesi martedì, seguito da ulteriori dazi su prodotti per un valore di 125 miliardi in tre settimane. Le tariffe si applicheranno a “beni di uso quotidiano” come birra, vino, frutta, verdura, elettrodomestici, legname, plastica e “molto di più”-

Trudeau ha avvertito che tali misure potrebbero portare a “tempi bui” per molti canadesi, sottolineando che le decisioni di Trump metteranno a rischio posti di lavoro e aumenteranno i costi per i consumatori. Il premier della British Columbia ha addirittura ordinato la rimozione di prodotti alcolici provenienti da stati americani governati dai repubblicani, definendo i dazi una “dichiarazione di guerra economica”

Anche il Messico ha annunciato contromisure simili, preparando una risposta che potrebbe colpire vari settori dell’economia statunitense. Le autorità messicane hanno già fatto sapere che non rimarranno passive di fronte a queste aggressioni commerciali.

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L’imposizione di questi dazi minaccia di far saltare l’accordo commerciale USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement), che Trump stesso aveva negoziato durante il suo primo mandato. Questo accordo era stato presentato come “l’accordo commerciale più equo, equilibrato e vantaggioso” mai firmato dagli Stati Uniti. Tuttavia, i dati mostrano che il deficit commerciale degli Stati Uniti con il Messico è aumentato da 106 miliardi di dollari nel 2019 a 161 miliardi di dollari nel 2023, mentre quello con il Canada è passato da 31 miliardi a 72 miliardi di dollari nello stesso periodo.

La Cina, dal canto suo, ha detto di opporsi “con fermezza” ai dazi al 10% decisi da Trump all’import made in China e assicura l’adozione di “contromisure corrispondenti”, come ha annunciato il ministero del Commercio di Pechino.

Impatti economici

Le conseguenze economiche della guerra commerciale potrebbero essere significative non solo per gli Stati Uniti ma anche per i paesi coinvolti. Vale la pena ricordare che gli Stati Uniti fanno affari con Canada, Messico e Cina per circa 1.600 miliardi di dollari all’anno. Il Canada esporta circa il 75% delle sue merci negli Stati Uniti; pertanto, i dazi imposti potrebbero avere un impatto devastante sull’economia canadese. Trudeau ha avvertito che i costi aumenteranno per i consumatori canadesi in vari settori, dalla spesa alimentare ai prezzi del carburante.

Inoltre, esperti economici avvertono che questa escalation potrebbe portare a un conflitto commerciale globale più ampio. Trump ha già accennato alla possibilità di estendere i dazi ad altri settori e Paesi, inclusa l’Unione Europea, accusandola di trattare gli Stati Uniti “in modo orribile”.

A questo proposito, Bruxelles si è detta “rammaricata” dell’aumento dei dazi doganali imposti dagli Stati Uniti sui prodotti provenienti da Canada, Messico e Cina, definendo la scelta “dannosa per tutte le parti”..

‘L’Unione europea crede fermamente che tariffe basse promuovano la crescita e la stabilità economica – sottolinea la Commissione – e reagirà con fermezza se sarà presa di mira da tariffe doganali ingiuste’.

Guardando avanti, Mark Haefele, Chief Investment Officer, di UBS Global Wealth Management, ha spiegato in una nota recente di non escludere”uno scenario negativo di dazi universali del 10-20% su tutte le importazioni di beni negli Stati Uniti, con un’aliquota più alta (di circa il 60%) per la Cina o tasse elevate, generalizzate e durature nei confronti di Messico e Canada. Questo scenario avrebbe un impatto più negativo sui mercati e sull’economia”.

I mercati

Pesante la reazione dei mercati, dopo l’annuncio dei primi dazi Usa nei confronti di Canada, Messico e Cina. L’indice australiano S&P/ASX 200 è sceso dell’1,61%. Il Nikkei 225 del Giappone ha segnato una flessione dell’1,99%, mentre il Topix ha perso l’1,87%. Il Kospi della Corea del Sud è sceso del 2,52%.

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