L’annuncio è arrivato dopo le dichiarazioni dell’agenzia sanitaria dell’Onu secondo la quale, solo nell’ultima settimana, almeno 900 persone hanno perso la vita negli scontri. Lo stop ai combattimenti da parte del gruppo di ribelli sostenuti dal Ruanda servirà per favorire un corridoio sicuro per gli aiuti umanitari e gli sfollati
Stop ai combattimenti in Congo. I ribelli dell’M23, sostenuti dallo stato del Ruanda, hanno conquistato la città di Goma, nella parte orientale della Repubblica Democratica, e hanno annunciato un cessate il fuoco unilaterale nella regione per motivi umanitari in modo da consentire un corridoio sicuro per l’ingresso degli aiuti e per la fuga degli sfollati. Il cessate il fuoco è stato dichiarato ieri ed è entrato in vigore da oggi. La decisione di interrompere i combattimenti arriva dopo la denuncia, da parte dell’agenzia sanitaria dell’Onu, della morte di oltre 900 persone nei combattimenti solo nella scorsa settimana a Goma.
L’avanzata dell’M23
Il gruppo ribelle M23 e le truppe ruandesi che lo sostengono la scorsa settimana hanno conquistato Goma, la capitale provinciale del Nord Kivu. Sebbene i combattimenti siano cessati nella città, ci sono stati scontri nella vicina provincia del Sud Kivu, facendo temere un’avanzata verso il capoluogo Bukavu. L’M23 ha però dichiarato di non avere “alcuna intenzione di prendere il controllo di Bukavu o di altre località”, pur avendo annunciato la scorsa settimana di voler “continuare la marcia” verso la capitale congolese, Kinshasa.
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Incontro tra presidenti di Congo e Ruanda
Ora, dopo l’annuncio del cessate il fuoco, è stato programmato per sabato 8 febbraio un incontro tra il presidente congolese Felix Tshisekedi e il suo omologo ruandese Paul Kagame. L’est del Paese è ricco di risorse naturali e il Congo accusa il Ruanda di volerle saccheggiare. Quest’ultimo però nega e afferma anzi di voler sradicare dalla regione i gruppi armati, che minacciano la sua sicurezza. L’incontro fra Tshisekedi e Kagame è previsto nell’ambito di un vertice congiunto di due comunità statali africane.
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Vescovo Goma: “Tregua regge ma gente ha paura”
“La città è calma ma la popolazione ha ancora paura di uscire di casa perché la sicurezza non è completamente garantita”. Lo dice all’Agenzia Fides Willy Ngumbi Ngengele, vescovo di Goma, dal capoluogo del Nord Kivu, conquistato dai ribelli M23. A Goma vivevano circa un milione di sfollati interni provenienti dalle aree del Nord Kivu che erano state interessate per prime dai combattimenti. “Le scuole – riferisce il vescoco – sono ancora in gran parte chiuse anche perché molti edifici scolastici sono stati danneggiati o distrutti nei combattimenti”. A preoccupare è anche la situazione “degli ospedali che accolgono un gran numero di feriti e sono in difficoltà per carenza di medicinali e strumentazione”.
Onu chiede riapertura aeroporto
In seguito all’annuncio del cessate il fuoco l’Onu ha chiesto la riapertura dell’aeroporto di Goma che la scorsa settimana è stato teatro di intensi scontri. Secondo Bruno Lemarquis, coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nella stessa RdC, lo scalo “è una linea vitale. Senza di esso, l’evacuazione dei feriti gravi, il trasporto delle forniture mediche e l’arrivo dei rinforzi umanitari sono paralizzati”. Prima del summit in Tanzania tra il presidente congolese Felix Tshisekedi e quello ruandese Paul Kagame, il Consiglio per i diritti umani dell’Onu si riunirà d’urgenza venerdì, su richiesta di Kinshasa, per discutere della crisi. L’Università di Goma comunque ha invitato gli studenti a riprendere le lezioni a partire da lunedì, segno di una volontà di ritorno alla normalità nonostante il bilancio pesante degli scontri.
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