Euro Grassi: “Medici di famiglia dipendenti, una follia”

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Il segretario generale provinciale FIMMG Reggio Emilia: “La riforma rischia di compromettere l’assistenza territoriale, incrementare il ricorso ai pronto soccorso e aprire la strada alla privatizzazione della sanità”

REGGIO EMILIA – Il recente articolo di Dataroom sul Corriere della Sera del 3 febbraio 2025, a firma di Milena Gabanelli, ha rivelato l’esistenza di un documento riservato riguardante le novità sulla riforma della dipendenza per i medici di famiglia. Tale diffusione, avvenuta senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei medici, ha sollevato gravi perplessità.

Di fronte a questa situazione, è fondamentale informare gli italiani sulla realtà oggettiva del lavoro quotidiano dei Medici di Famiglia. Si tratta di una categoria professionale che ha subito il maggior numero di perdite durante la pandemia di COVID-19 per assistere il 98% dei cittadini colpiti, ricevendo però minimi riconoscimenti morali ed economici. Questi professionisti operano secondo un’organizzazione definita da accordi nazionali, regionali e locali, con controlli effettuati dalle AUSL e ASST.

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Un Impegno Enorme e Sottovalutato

I medici di famiglia sono in servizio dalle 8 alle 20, dal lunedì al venerdì. In caso di ferie o malattia, provvedono personalmente a finanziare le sostituzioni. Attualmente lavorano per circa 60 ore settimanali ma vengono retribuiti per 38. Inoltre, molti assumono collaboratori e infermieri a tempo indeterminato, sostenendo costi elevati a fronte di indennità ridotte.

Questi professionisti garantiscono l’assistenza sanitaria anche nelle aree più isolate, spesso mantenendo a proprie spese studi periferici, assicurando cure di prossimità a una popolazione sempre più anziana e fragile.

I principali rischi della dipendenza

1. Pensionamenti anticipati

Se i medici di famiglia diventassero dipendenti, molti di loro si pensionerebbero immediatamente per salvaguardare la loro pensione ENPAM, più vantaggiosa rispetto a quella INPS.

Ecco i dati ENPAM aggiornati a settembre 2024:

  • Medici di Medicina Generale: 9.003 (562 in Emilia-Romagna)
  • Medici di Continuità Assistenziale: 724 (30 in Emilia-Romagna)
  • Medici di Emergenza Sanitaria 118: 163 (1 in Emilia-Romagna)
  • Pediatri di Libera Scelta: 1.446 (91 in Emilia-Romagna)

In totale, sarebbero 11.336 i medici potenzialmente in pensione, lasciando oltre 13,5 milioni di cittadini senza un medico di Famiglia e un milione senza un pediatra.

2. Perdita del medico di fiducia e aumento della spesa pubblica

Il passaggio alla dipendenza comporterebbe la perdita del diritto del cittadino di scegliere il proprio medico di fiducia. Questo diritto, garantito dalla Costituzione, verrebbe meno, compromettendo la continuità delle cure, soprattutto per i malati cronici.

Inoltre, la spesa pubblica aumenterebbe considerevolmente:

  • Attualmente un medico di famiglia lavora circa 60 ore settimanali, ma viene retribuito per 38.
  • Per sostituire un solo medico convenzionato sarebbero necessari almeno tre medici dipendenti.
  • Il costo della convenzione per i medici di famiglia è di circa 6 miliardi di euro annui; con la dipendenza salirebbe a 14-15 miliardi.

3. Perdita dell’assistenza di prossimità e aggravamento del ricorso ai pronto soccorso

La trasformazione dei medici di famiglia in dipendenti metterebbe a rischio gli studi periferici, fondamentali per garantire cure nelle aree rurali, montane e periferiche.

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  • In Italia ci sono 7.896 comuni, di cui molti con popolazione sparsa.
  • Solo il 48,9% della popolazione vive in pianura, mentre il 38,9% risiede in collina e il 12,2% in montagna.

Lo Stato e le Regioni dovrebbero aprire migliaia di nuove strutture periferiche per garantire l’assistenza, con costi insostenibili.

4. Dissesto finanziario di ENPAM e Rischi per il SSN

La trasformazione dei Medici di Famiglia in dipendenti comporterebbe minori entrate per l’ENPAM e la necessità di disinvestire fondi dallo Stato italiano e da banche come MPS e Mediobanca. Questo avrebbe ripercussioni economiche gravissime.

La riforma proposta appare priva di una visione realistica e sostenibile. Se attuata, rischia di:

  • Compromettere l’assistenza territoriale.
  • Incrementare il ricorso ai Pronto Soccorso.
  • Aprire la strada alla privatizzazione della sanità.

È necessario che cittadini, medici e amministratori locali si uniscano per contrastare questa iniziativa distruttiva. Manifestazioni locali, regionali e nazionali sono già in programma per difendere il Servizio Sanitario Nazionale.

L’Emilia-Romagna ha già espresso la propria dissociazione da questa proposta. Si auspica che altre regioni seguano l’esempio, facendo pressione sui referenti politici per fermare questa follia amministrativa.

Euro Grassi, segretario generale provinciale FIMMG Reggio Emilia



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