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di Antonio de Felip

LE FRANGE ECO-CATTOLICHE E LA “METAMORFOSI” DELLA GNOSI

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Uno dei più brillanti successi d’immagine del mondo ecologista, ambientalista e delle sue derivazioni vegan-animaliste è stato quello di farsi percepire in modo positivo e persino attrattivo da una parte consistente, anche se non maggioritaria, dell’opinione pubblica. Complice una visione della Natura venata d’infantilismo e di superficialità intellettuale e del vincente luogocomunismo riguardo a una indimostrata “crisi climatica d’origine antropica”, molte persone tendono a comprendere, se non a giustificare, anche le violenze degli attivisti ecologisti che bloccano strade e vandalizzano opere d’arte ed edifici storici.

Persino una parte dell’opinione pubblica cattolica, complici discussi documenti vaticani, “Sinodi amazzonici” di assai dubbia ortodossia o, ancora, imposizione alla venerazione dei fedeli di statuette della sanguinaria divinità inca Pachamama-Terramadre, pare attratta dalle istanze ideologiche “verdi” che sembrano ben sposarsi con persistenti, e purtroppo vincenti e dominanti, derive neo-moderniste dei “cattolici adulti” ostili, in nome dell’anticonsumismo e di una santificata e malintesa “sobrietà”, allo sviluppo sociale e alle libertà economiche.

Queste frange eco-cattoliche sembrano dimenticare che Dio ha creato la natura in funzione dell’uomo e non viceversa: “Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate sopra i pesci del mare e sopra tutti gli animali che si muovono sopra la terra” (Gn. 1,28).

Purtuttavia, è innegabile che è possibile rintracciare nell’ideologia green, come in altri casi della dissoluzione contemporanea, una “metamorfosi” della gnosi, portatrice di un odio metafisico e demoniaco per l’uomo in quanto creatura prediletta da Dio. Lo dimostra il pensiero dei guru storici della deep ecology, come Peter Singer, presunto filosofo portatore di un mortifero pensiero antiumano, in nome di una dichiarata uguaglianza tra animali e uomini. L’appartenenza alla specie umana, per Singer, non costituisce la ragione ontologica di una superiorità rispetto agli animali, come è previsto dall’ordine naturale del Creato, gerarchicamente ordinato. Anzi, in alcuni casi, l’uomo è inferiore agli animali: un bambino celebroleso ha minori diritti rispetto a un animale sano. Aborto, ma anche infanticidio ed eutanasia sono pienamente legittimati per questo ecologista difensore dei diritti animali. Esemplare anche il pensiero di un altro esponente della “ecologia profonda”, James Lovelock, l’inventore di “Gaia”, la Terra deificata come organismo vivente. Lovelock era (è morto nel 2022) un fanatico assertore del controllo delle nascite e sostenitore, per il “bene di Gaia”, di una riduzione del numero degli “animali umani”. Le posizioni di Lovelock, e non solo, hanno generato, nel mondo anglosassone, una serie di “movimenti per l’estinzione umana”, come il Voluntary Human Extinction Movement, oppure la Church of Eutanasia, che sostiene l’esistenza di un complotto cristiano contro la Natura e suggerisce quattro sistemi “naturali” per l’estinzione della specie umana: l’aborto, il cannibalismo, la sodomia e, ovviamente, il suicidio (come non richiamare l’endura, il digiuno fino alla morte praticato dai Catari gnostici?). E anche da noi non sono mancati autori e pubblicazioni sostenitori del cosiddetto “cancrismo”, l’idea cioè che l’uomo sia “il cancro del pianeta”.

E’ facile l’obiezione che queste sono posizioni estreme che non inficiano le ragioni del mainstream ecologista, ma è purtuttavia doveroso chiedersi, per una corretta analisi del fenomeno ambientalista, se queste idee non costituiscano anche il sottofondo ideologico delle varie associazioni e degli esponenti politici portatori del “verbo verde” e che la differenza tra le varie posizioni green sia apparente, solo di grado, ma non di natura. Che ci sia continuità, insomma, tra le posizioni della deep ecology e quelle dei vari movimenti ecologisti che ci molestano quotidianamente con i loro indimostrati catastrofismi. 

Che l’ecologismo si stia manifestando come una “nuova religione” è d’altronde la convinzione di molti osservatori. Scrive Antonio Socci: “…l’ideologia ecologista si sta prepotentemente trasformando in una religione che adora la Natura come buona e incorrotta e depreca la presenza umana come minaccia alla stessa innocente Madre Terra”. José Antonio Ureta, scrittore cattolico cileno, così definisce l’ambientalismo: “una corrente spirituale di matrice religiosa” che si richiama al panteismo: “l’ecologia è l’espressione ambientale di quel panteismo”. Il politologo Alessandro Campi rinviene nell’ecologismo un: “millenarismo di marca apocalittica”. Ettore Gotti Tedeschi ed Enzo Pennetta, richiamando l’odio metafisico dello gnosticismo contro l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, dal Creatore stesso destinato a dominare e soggiogare la Natura e la Terra, rilevano che: “L’ambientalismo è dottrina gnostica e anticattolica”. Eugenio Capozzi riferisce del “neo-misticismo ecologista”. Acuta la definizione di Adriano Scianca, giornalista e scrittore: “L’ultima epifania religiosa della tarda postmodernità” e Thomas Pedretti, riferendosi alla aggressiva e irosa ragazzotta biondocrinita, peraltro scomparsa dai radar perché ormai screditata, dedita alla nobile missione della Salvezza della Terra, racconta che: “Qualcuno, ironicamente, ha già parlato di “Gretology”, ovvero una nuova setta planetaria sul modello della controversa Scientology.” Ha dichiarato, in una recente intervista su La Verità, Riccardo Cascioli, giornalista cattolico che di ecologismo se ne intende, avendo scritto, con Antonio Gaspari, uno dei migliori libri sull’argomento, Le bugie degli ambientalisti: “L’ideologia dell’ecologismo è una religione di fatto […] nella concezione cattolica l’uomo è al vertice del creato […]. Secondo la Carta della Terra, invece, l’uomo è parte di una comunità di vita, assieme alle piante e agli animali. Questa mentalità panteista si ritrova anche nella Laudato sì”. Significativo il titolo di un testo di Guido Vignelli: Da Dio al Bio. L’ecologismo come religione del Nuovo Ordine Mondiale. Così scrive Chantal Delsol ne La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo: “La nuova religione ecologica è una forma di panteismo moderno. La natura diventa oggetto di un culto, più o meno evidente. La madre terra diventa una specie di dea pagana”. 

La tesi dell’ecologia come nuovo fenomeno para-religioso e settario intriso di un confuso e ambiguo spiritualismo può trovare conferma nel fatto che un grande incubatore dell’attuale ecologismo è stato il “pensiero” New Age: una serie di confuse e diversificate credenze vagamente mistiche e millenariste. Nato nel riflusso delle violente proteste studentesche della New Left contro la guerra in Vietnam, nei cascami del disordine psichico e intellettuale degli hippies, nella scoperta delle “nuove” droghe come l’LSD e i suoi effetti estranianti e allucinogeni, nel pacifismo e nell’odio decostruzionista contro l’ordine “borghese”, il fenomeno New Age si frantumò in un serie di gruppetti e sette tra cui The Family di Charles Manson, autore del massacro dell’attrice Sharon Tate e di altre sette persone come “sacrificio magico”. Così il sociologo delle religioni Massimo Introvigne descrive dalla parabola della New Age: “Negli anni 1970 e 1980 l’ala più radicale del movimento – dopo aver tentato per qualche anno la strada disperata e senza uscite del terrorismo – rifluì nella politica convenzionale per riaggregarsi infine attorno ai partiti verdi.” Fu grazie all’influenza del pensiero magico-ecologista degli ambienti New Age che all’Università della California si celebrò, per la prima volta, il 22 aprile 1970, la “Giornata della Terra” che ancora ci viene inflitta ogni anno. 

Ecologismo, dunque, come setta neopagana, con la sua divinizzazione di Gaia, la Madre Terra. Ma non è il paganesimo solare e apollineo della classicità, precursore e annunciatore, come in Virgilio, di Cristo, che fa dire a Nicolas Gomez Davila che: “le cattedrali cattoliche sono state costruite su cripte pagane”. Il neo-paganesimo ecologista è un pensiero anticristiano e antirazionale che propone l’idea di Gaia quale entità divina vivente, senziente, intelligente, in una visione panteista in cui l’uomo è solo un animale tra altri animali, se non un parassita della Terra. A dire il vero, l’idea oscura di una Terra come organismo, a prescindere da panteismi filosofici anteriori, compare tra ‘800 e ‘900 con Papus, al secolo Gérard Encausse, occultista, stregone e guaritore, fondatore del Martinismo, un sistema iniziatico in cui si mischiano elementi di occultismo, spiritismo, necromanzia, massoneria “di frangia” e pensiero gnostico. Strettamente collegato al mondo dell’ecologia è poi l’ambiente della cosiddetta Wicca, da witchcraft, “stregoneria” il cui pensiero si basa, oltre che su un “ecologismo magico”, sul femminismo e sull’esaltazione della figura della strega. Collegata al satanismo, così Massimo Introvigne descrive la Wicca: “diffonde pubblicazioni per spiegare che “strega è bello” e che si tratta di una gioiosa celebrazione della vita e della natura, di canti, fuochi e danze per celebrare i ritmi delle stagioni, con un uso “magico” della nudità”. La riproposizione dei Sabba d’evocazione demoniaca. Altri due sociologi delle religioni, Stefania Palmisano e Nicola Pannofino riferiscono, in uno studio recente, che “la comunità wicca è composta soprattutto da giovani, con una maggioranza di donne e con una presenza relativamente alta di bisessuali e omosessuali”. Anch’essi poi segnalano, nello stesso studio, l’ideologia ecologista della comunità neo-pagana.

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Egualmente emblematico è il richiamo, presente in certo ecologismo “cattolico”, a una ambigua spiritualità, non priva di oscure influenze preternaturali, dei culti regressivi, nativisti e tribalisti dell’America Latina, purtroppo anche richiamati in nuove “liturgie” inventate dalle locali conferenze episcopali.   

Rispetto a questo tellurico, confuso, infernale insieme di ideologie verdi e di dogmatismi para-scientifici falsificanti, oscuri spiritualismi, culti neopagani, è bene ripensare alle sagge parole del Cardinal Biffi: “Anche la natura perciò ci è cara. Non la idolatriamo e non la poniamo sopra l’uomo, perché proprio dal fatto di essere al servizio dell’uomo essa desume ogni dignità e valore”. 



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