Ue, Canada, Messico e Svizzera: è nata l’asse anti Trump

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Un’Unione europea che può fare da perno globale nella guerra dei dazi iniziata da Donald Trump. E un’Italia che potrebbe vestire i panni dell’ambasciatrice perfetta dell’Ue per discutere con il tycoon. La questione dei dazi ha infatti due diversi piani di gioco per l’Europa: da una parte uno più globale e dall’altro uno più interno.

Per quanto riguarda il primo termine, quello a cui si sta assistendo è una “la nascita” di un asse commerciale anti-Trump. Se infatti da una parte c’è l’amministrazione americana che ha iniziato a imporre dazi a Canada, Messico e Cina, dall’altra, l’Ue ha iniziato a siglare accordi commerciali con diversi paesi extra europei e viene avvicinata sempre di più da quelli che Trump prende di mira. La riprova è che dopo l’annuncio di Trump di dazi al 25% sul Canada, il primo ministro, Justin Trudeau, ha telefonato il 2 febbraio sera al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, per informarlo della reazione canadese alla decisione statunitense di imporre dazi del 25% su Canada e Messico. A quanto si apprende da fonti diplomatiche, entrambi i leader hanno sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali Ue-Canada e hanno confermato la loro determinazione a continuare a lavorare insieme in termini di relazioni interpersonali, commercio e investimenti.

Ascolta la puntata Trump e i dazi: si salvi chi può

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L’asse Ue, Messico, Svizzera e Canada anti dazi

Come ha ricordato la Presidente dell’Ue, Ursula von der Lyen a Davos «c’è un crescente desiderio in tutto il mondo di impegnarsi più da vicino con l’Ue». Negli ultimi due mesi l’Ue ha chiuso «nuove partnership con Svizzera, Mercosur e Messico. Ciò significa che 400 milioni di latinoamericani saranno presto impegnati in una partnership privilegiata con l’Europa». «Questi accordi sono stati negoziati per anni – ha continuato von der Leyen– se non decenni. Quindi, perché stanno accadendo tutti oggi? Non solo perché l’Europa è un mercato ampio e attraente, ma perché noi rispettiamo le regole. I nostri accordi non hanno vincoli nascosti. E mentre altri sono interessati solo a esportare ed estrarre, noi vogliamo vedere le industrie locali prosperare nei paesi partner. Perché questo è anche nel nostro interesse».

L’Italia come intermediario tra Europa e Usa

Guardando più internamente ai problemi in casa Ue, è scontato che dopo Cina, Canada e Messico la quarta vittima della guerra dei dazi di Trump sarà l’Europa. Si tratta solo di una questione di tempo, visto che «abbiamo un deficit di 300 milioni di dollari», ha tuonato Trump. L’Ue da parte sua, oltre alle mosse internazionali, si prepara intavolando un dialogo con gli Usa, anche perché per quanto si possano stringere accordi con paesi extra europei, l’economia statunitense continua a rimanere una delle più importanti al mondo ed è impensabile non avere rapporti con gli Usa. Nella riunione informale al Palais d’Egmont a Bruxelles, i 27 leader europei hanno infatti sottolineato come «il valore del partenariato dell’Ue con gli Stati Uniti, che ha radici profonde ed è destinato a durare nel tempo, e hanno concordato che quando sorgono problemi, si dovrebbero trovare delle soluzioni».

Il buon ambasciatore …

Nel trovare un punto di incontro tra Usa ed Europa, l’Italia potrebbe essere il giusto intermediario: «Credo che la guerra commerciale non faccia bene a nessuno, l’Italia può essere un buon ambasciatore delle ragioni europee, anche perché l’economia americana e quella europea sono interconnesse», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di un evento in Vaticano. «Si può intervenire – ha spiegato -, io ritengo che con una buona strategia per aumentare gli investimenti in America e per aumentare gli acquisti dagli Stati Uniti, si possa continuare a lavorare favorendo l’esportazione dei nostri prodotti».

Messico, Trump sospende i dazi per un mese

Nella giornata del 3 febbraio, Trump ha sentito al telefono il presidente messicano, Claudia Sheinbaum, con la quale ha raggiunto un accordo che prevede di ritardare di un mese l’entrata in vigore dei dazi al 25%. Il punto di svolta è stata la decisione del Messico di schierare 10.000 soldati, che serviranno per fermare il flusso di migranti e droghe illegali attraverso il confine. Lato Canada, Trump parlerà con il Premier canadese. Nel mentre, la provincia dell’Ontario, la più popolosa del Canada, ha annunciato il divieto per le aziende statunitensi di partecipare a gare d’appalto pubbliche, in risposta ai dazi di Trump. Lo ha annunciato il 3 febbraio il premier dell’Ontario, Doug Ford. «A partire da oggi e fino alla rimozione dei dazi statunitensi, l’Ontario vieta alle aziende statunitensi di partecipare alle gare d’appalto provinciali», ha scritto Ford in un post sulla piattaforma social X. Ma non solo perché Ford ha anche deciso di cancellare il proprio contratto con Starlink, il fornitore di internet satellitare di proprietà di SpaceX, l’azienda di Elon Musk. Da parte sua, il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, in un’intervista all’emittente Cnbc ha dichiarato che Trump potrebbe anche ritirare i dazi visto che nel fine settimana «ci sono state conversazioni positive nel fine settimana e ce ne saranno altre tra i leader di questi Paesi». 

Due sono però gli aspetti da considerare:

  • I dazi, annunciati sono stati presentati come uno strumento di pressione per costringere Canada, Messico e Cina a controllare il traffico di fentanyl e i flussi migratori irregolari verso gli Stati Uniti.
  • Nel provvedimento non sono state specificate le condizioni che i tre Paesi dovrebbero soddisfare per evitare l’applicazione dei dazi.

In ogni caso, come ha ribadito il consigliere economico della Casa Bianca, la decisione finale spetterà comunque al presidente.

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