Alluvione a Messina, sarà chiesto lo stato d’emergenza: “Trasferire chi rischia l’isolamento”

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L’alluvione che ha colpito la città di Messina e parte della sua provincia domenica 2 febbraio è destinata a lasciare il segno e impone alle istituzioni di realizzare interventi urgenti di messa in sicurezza di alcune zone già da tempo iscritte nel piano della protezione civile comunale fra le aree a rischio dissesto idrogeologico. È il caso della contrada Fornaci, a Zafferia, dove uno degli affluenti del torrente principale ha invaso con fango e detriti tutta la strada, spaccando in due il paese e isolando per trentasei ore quaranta famiglie

Dopo l’importante e continuo lavoro di vigili del fuoco, protezione civile, volontari e residenti la strada è stata ripulita, ma questo non basta a rassicurare chi vive ogni giorno accanto a un torrente, abituato a interpretare gli “umori” di una collina da cui, pioggia dopo pioggia, si staccano parti di costone riversando a valle detriti e materiale che, l’ultima volta, hanno riportato alla memoria le tragiche immagini di Giampilieri. E non è un caso se stavolta il disastro è stato definito a più riprese “annunciato”.

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A riguardare oggi lo storico degli acquazzoni e dei danni si coprende subito che la caduta dei detriti e la formazione di un “tappo” a valle è una bomba a orologeria che, proprio domenica, ha lanciato un ultimo significativo segnale. Il rischio concreto che una prossima ondata di maltempo possa diventare ancor più devastante c’è. Ed è causato dagli incendi che hanno indebolito la tenuta strutturale del monte. Adesso la regione e il comune sono a lavoro per trovare delle soluzioni che possano arginare il problema, sia nell’immediato che nel futuro. Ma il timore è che queste possano non bastare perché si è ancora in piena stagione delle piogge e la violenza degli eventi metereologici rischia di annullare di volta in volta qualsiasi intervento. 

Protezione civile regionale: “Chiederemo lo stato d’emergenza” 

Questo lo sa bene Bruno Manfrè, il dirigente regionale della Protezione Civile per la provincia di Messina, che si è recato in sopralluogo in tutte le aree colpite dal nubifragio insieme ai tecnici che stanno preparando una relazione da presentare alla giunta regionale per procedere con la richiesta al governo dello stato d’emergenza. “L’impatto di questo evento è stato importante e ci sono state parecchie criticità in alcuni casi anche maggiori rispetto al nubifragio del 17 gennaio – ha dichiarato a MessinaToday – Questo evento ha interessato alcuni dei comuni già colpiti in quella occasione, quindi si sono ovviamente aggravate alcune situazioni già critiche”.

Altre, però, sono subentrate in un secondo momento e hanno quindi richiesto un aggiornamento dei dati. Strade crollate, quartieri senza luce, torrenti esondati. Il bilancio del giorno dopo è apparso subito più come un bollettino di guerra che come una conta dei danni. “Ci sono i presupposti per la richiesta dello stato d’emergenza – ha proseguito Manfrè – Per quanto riguarda Messina le aree colpite sono quella di Zafferia e Ortoliuzzo dove si sono verificati parecchi fenomeni di erosione e di trasferimento di detriti a valle”. In alcuni casi generando anche un cambiamento della morfologia delle aree.

la passerella prima dell'alluvione e dopo la pulizia del torrente

Il caso Zafferia: “Se non ci sono le condizioni di sicurezza bisognerà delocalizzare le abitazioni” 

Per questo, ha aggiunto ancora il dirigente regionale della protezione civile siciliana, “a Zafferia bisogna pensare innanzitutto a mettere in sicurezza le persone, per cui se ci sono abitazioni che sono a rischio bisogna fare le opportune valutazione e prendere le necessarie decisioni”. Nel villaggio della zona sud non sono finiti gli interventi. Adesso si dovrà rimuovere il materiale in eccesso, ristabilire le condizioni di sicurezza a monte. Riprendere, in buona sostanze, quello spazio che l’urbanizzazione ha tolto al torrente e che il torrente si è ripreso.

“Gli interventi che il comune ha in programma di fare chiaramente devono essere finalizzati alla messa in sicurezza e se non ci sono le condizioni e gli spazi bisognerà anche prendere in considerazione delle scelte impopolari ma importanti come delocalizzare le abitazioni”, ha ribadito Manfré. Parole in linea con quanto dichiarato dallo stesso direttore regionale Salvo Cocina all’indomani dell’alluvione quando, in un post dedicato proprio a Zafferia, ha puntato il dito contro la realizzazione delle abitazioni a ridosso dell’alveo.  

auto torrente zafferia

L’allarme: “Divieto di parcheggio sul torrente e prevenzione anche attraverso evacuazione delle case”

Dunque, interventi strutturali da una parte, per cui già la regione ha stanziato 30 milioni di euro, ma anche realistica valutazione dei rischi anche dopo la realizzazione di ulteriori infrastrutture a sostegno della vivibilità nella zona torrentizia. “Si dovrebbe cominciare con il divieto di mettere le auto perché non possono stare dove erano posteggiate prima dell’alluvione e poi lavorare sulla prevenzione – ha proseguito ancora Manfrè – Prevenzione che prevede anche l’allontanamento precauzionale della popolazione ed evacuazione delle case che rischiano l’isolamento se si trovano senza vie di fuga”. 

Anche i cittadini, quindi, dovranno fare la loro parte rispettando le buone pratiche di protezione civile in caso di alluvione. “Il comune deve certamente prendere provvedimenti a riguardo – ha concluso Manfrè – Nei prossimi giorni chiederemo un confronto anche per discutere delle attività di prevenzione attiva rivolte ai cittadini perché non bastano gli interventi tampone e quelli strutturali”.  

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alluvione zafferia-3

Quel progetto già costato 650 mila euro e avviato nel 2024 che è da rivedere 

Preferisce non commentare quanto dichiarato da Bruno Manfrè il sindaco di Messina, Federico Basile, che con il dirigente della Protezione civile ha avuto anche una interlocuzione: “Noi lavoriamo e continueremo a farlo con serenità e senza allarmismi”, spiega a MessinaToday. E questo lo certifica certamente il progetto già affidato al team di professionisti che fa capo alla Technital di Verona per realizzare i lavori di messa in sicurezza del torrente Zafferia.

Uno studio già costato 650 mila di euro ma che adesso dovrà tenere conto degli effetti di questo disastro sul torrente. Quando era stato affidato l’incarico gli incendi che hanno indebolito il monte non si erano ancora verificati. “I tecnici che stanno redigendo la progettazione esecutiva devono prendere atto che la situazione si è modificata per adattare gli interventi previsti”, spiega l’assessore alla difesa del suolo Francesco Caminiti.

Come risolvere però il problema a breve termine? “Bisognerà rimuovere gran parte del materiale che si è riversato a valle, visto che a monte l’erosione è stata di diversi metri e si è abbassato il torrente arrivando alla roccia viva e buona parte di questo materiale si è accumulato nella parte alta della contada Fornaci sull’alveo del torrente”, ha aggiunto ancora Caminiti. 

il sindaco con le famiglie isolate

Non solo contrada Fornaci, la gemella “case Monalla”

Dunque si tratterà anche di risagomare il torrente con delle briglie. “In questo momento non abbiamo le somme per poter intervenire in maniera importante”, aggiunge ancora Caminiti. “Un percorso alternativo potrebbe intanto essere ricavato da un attraversamento da una parte all’altra, come un ponte, attraverso la realizzazione di una strada che dovrebbe passare nei terreni privati in modo da ampliare l’alveo del torrente”, spiega l’assessore.

Ma altri piccoli interventi dovrebbero essere realizzati nella zona a monte. Per altro “curando” questo braccio del torrente resta ancora il problema del secondo corso d’acqua di Zafferia, il case Monalla, dove la situazione è similare a quella dove si è verificata l’alluvione. “Le case sono costruite nel torrente e rispetto a trent’anni fa la strada si è ristretta, l’obiettivo è tornare alle dimensioni originarie in modo da far scorrere le acque normalmente”, ha concluso Caminiti. 

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Secondo quanto previsto dal progetto si tratterà di realizzare una tombinatura scatolare di circa 280 metri, nel tratto più critico che attraversa il borgo di Case Monalla, per consentire il passaggio dell’acqua senza compromettere la viabilità. Un aspetto centrale del progetto riguarda la riorganizzazione della viabilità, per garantire un accesso sicuro e permanente ai nuclei abitati, anche in caso di emergenza. Saranno costruite nuove infrastrutture stradali e migliorate quelle esistenti, eliminando gli attuali attraversamenti a guado e le vie di accesso ricavate direttamente negli alvei del torrente.

progetto torrente zafferia-2



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