Aumento delle morti sul lavoro nel 2024, anche gli studenti

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Nel 2024, l’Italia ha registrato un preoccupante aumento delle morti sul lavoro, con un totale di 1.090 decessi, segnando un aumento di quasi il 5% rispetto ai 1.041 casi del 2023. Questo dato riporta il numero di vittime ai livelli del 2022, anno in cui si era osservata una diminuzione dopo il biennio caratterizzato dai contagi da Covid-19 nei luoghi di lavoro. Particolarmente allarmante è l’aumento delle vittime tra gli studenti, passate da 12 a 13, coinvolti in incidenti avvenuti a scuola, nei laboratori o durante i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola-lavoro).

Analisi dei dati INAIL

Secondo i dati provvisori dell’INAIL, le denunce di infortunio mortale in occasione di lavoro, escludendo gli studenti e gli incidenti in itinere, sono state 797 nel 2024. Questo rappresenta un incremento di sette casi rispetto ai 790 registrati nel 2023, dieci in più rispetto al 2022 e diciotto in più rispetto al 2019. Tuttavia, si osserva una diminuzione di 176 casi rispetto al 2021 e di 256 rispetto al 2020. L’incidenza dei decessi denunciati ogni 100.000 occupati, secondo i dati ISTAT, è diminuita dai 3,38 del 2019 ai 3,31 del 2024, mostrando una riduzione del 2,1%.

Settori maggiormente colpiti

L’aumento delle morti sul lavoro ha interessato principalmente la gestione industria e servizi, con un incremento delle denunce mortali da 669 a 686. Al contrario, si è registrata una diminuzione in agricoltura (da 107 a 102) e nel conto Stato dipendenti (da 14 a 9). Tra i settori più colpiti, le costruzioni hanno registrato 156 decessi nel 2024, rispetto ai 150 del 2023.

Il settore del trasporto e magazzinaggio ha visto un aumento da 109 a 111 casi, mentre il comparto manifatturiero ha mantenuto un numero stabile di 101 decessi in entrambi gli anni. Il commercio ha registrato una diminuzione da 64 a 58 casi, e il settore del noleggio e servizi di supporto alle imprese è passato da 39 a 38 decessi.

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Distribuzione geografica e demografica

Analizzando la distribuzione geografica, le regioni italiane mostrano differenze significative nell’incidenza degli infortuni mortali. Ad esempio, tra gennaio e agosto 2024, l’Italia ha registrato 680 decessi legati agli infortuni sul lavoro, con un aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Di questi, 507 decessi sono avvenuti durante l’attività lavorativa (+1,4% rispetto al 2023) e 173 durante il tragitto casa-lavoro (+10,2%).

Per quanto riguarda la distribuzione per fasce d’età, la fascia più colpita è quella compresa tra i 51 e i 60 anni, con 294 decessi registrati nei primi dieci mesi del 2024. Le donne rappresentano l’8,4% del totale delle vittime.

Confronto con gli anni precedenti

Nonostante l’aumento dei decessi nel 2024, si osserva una diminuzione rispetto agli anni precedenti. Ad esempio, nel 2021 si erano registrati 973 decessi, mentre nel 2020 il numero era ancora più elevato. Questa tendenza al ribasso potrebbe essere attribuita a una maggiore attenzione alle misure di sicurezza sul lavoro e a una diminuzione degli incidenti legati alla pandemia da Covid-19.

Infortuni non mortali e malattie professionali

Oltre agli infortuni mortali, è importante considerare anche gli infortuni non mortali e le malattie professionali. Nel 2024, le denunce di infortunio, di qualsiasi entità, hanno raggiunto quota 589.571, registrando un incremento dello 0,7% rispetto alle 585.356 del 2023. Tra queste, 77.883 sono state presentate da studenti di tutti i livelli scolastici, con un aumento del 10,9% rispetto alle 70.215 dell’anno precedente, a seguito dell’estensione della copertura Inail per gli studenti delle scuole pubbliche e private, entrata in vigore a settembre 2023. La maggior parte degli infortuni, circa il 75%, riguarda studenti al di sotto dei 15 anni, mentre il restante 25% coinvolge quelli di età superiore.

Misure di prevenzione e sicurezza

Nonostante gli sforzi per migliorare la sicurezza sul lavoro, i dati del 2024 mostrano la necessità di intensificare le misure preventive. L’aumento delle ispezioni e l’introduzione della “patente a crediti” operativa da ottobre non sembrano aver prodotto gli effetti sperati. È fondamentale promuovere una cultura della sicurezza più radicata, investendo in formazione e sensibilizzazione dei lavoratori e dei datori di lavoro. Inoltre, l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio e la prevenzione degli incidenti potrebbe contribuire a ridurre ulteriormente il numero di infortuni.

 

 

Patricia Iori

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