A casa dell’uomo inviati un carro funebre, ambulanze, tassisti, persino uomini che chiedevano di annunci sessuali. Madre e figlia ricoverate in psichiatria: sono state dichiarate socialmente pericolose
Per mesi e mesi ne ha subite di tutti i colori, in ben 830 episodi di stalking: carri funebri che gli arrivavano a casa per ritirare la sua salma, ambulanze, tassisti, fiorai, venditori di panini e chi più ne ha più ne metta inviati alla sua porta, persino uomini che suonavano il campanello perché avevano visto on line annunci della moglie (falsi) disponibile per incontri sessuali a pagamento.
Ora l’incubo nel quale era sprofondato un camionista di Cesena, Paolo Zignani, 59 anni, sembra essere finito: le due donne cui si deve la persecuzione, di Badia Prataglia, comune di Poppi, l’ultimo paese della provincia di Arezzo, prima del confine con la Romagna al passo dei Mandrioli, sono mattina ricoverate nel reparto di psichiatria dell’ospedale aretino.
Le hanno accompagnate gli agenti della polizia municipale di Poppi, in esecuzione di un’ordinanza di accertamento sanitario obbligatorio firmata dal sindaco Federico Lorenzoni, a sua volta originata da un provvedimento del tribunale di sorveglianza di Firenze, che aveva dichiarato la pericolosità sociale di madre e figlia, rispettivamente 59 e 36 anni.
La vicenda che le ha viste per protagoniste è quasi surreale, tanto è grottesca. Verrebbe da parlare di umorismo macabro se non si fosse trasformata in una concretissima persecuzione, in cui l’unica colpa della vittima è stata quella di aver vissuto per un breve periodo di tempo a Badia Prataglia e di aver conosciuto, ma soltanto di vista precisa lui, le due che poi lo hanno trasformato nel loro bersaglio.
Il primo atto di questo stalking oltre i limiti della fantasia è stato appunto l’invio del carro funebre: siamo venuti a prendere la sua salma, spiegarono all’allibito camionista gli addetti delle pompe funebri, salvo poi scusarsi perché il caro estinto era evidentemente vivo e vegeto. Una scena che per mesi, da giugno, si è ripetuta ben cinquanta volte.
E fosse finita lì. No, a casa di Zignani, sempre inviate da madre e figlia, si sono presentati personaggi di tutti i tipi: ambulanze intervenute su chiamata d’emergenza al 118, tassisti chiamati per una corsa, agenti immobiliari che volevano vedere l’abitazione, imbianchini chiamati per pitturarla, restauratori, corrieri che portavano a domicilio confetti e abiti da sposa, persino clienti di una supposta squillo che dagli annunci web risultava che lì svolgesse il proprio mestiere. Più di una persecuzione, un incubo che sembrava non dovesse mai trovare fine. Con altri che in paese lamentavano persecuzioni simili, andate avanti per decenni.
Inevitabilmente l’autotrasportatore si è rivolto ad un avvocato, che ha chiesto l’intervento del giudice con l’arresto o almeno il ricovero in psichiatria. Del caso si è interessata anche la trasmissione di Rai Uno, “La vita in diretta”, la cui inviata a Badia Prataglia è stata sfiorata da una secchiata di acqua bollente.
Alla fine è saltato fuori il provvedimento del giudice di sorveglianza fiorentino che già a settembre aveva disposto la libertà vigilata per la figlia. Sulla base di quell’atto, il sindaco Lorenzoni di Poppi ha riunito venerdì le autorità sanitarie locali, vertice dal quale è poi scaturita la richiesta di accertamento sanitario obbligatorio. E chissà se sarà sufficiente ad evitare che Zignani si ritrovi ancora con un carro funebre davanti alla porta.
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