Ritardi e scioperi dei treni, al Paese costano circa 3,16 miliardi di euro l’anno

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Tra scioperi, guasti, incidenti e conseguenti ritardi e cancellazioni sulle ferrovie italiane passa il crocevia dei treni e dei pendolari che subiscono la situazione impotenti, intanto dopo aver chiuso il 2024 da regina indiscussa per il numero di scioperi nel settore trasporti, l’Italia ha iniziato il nuovo anno con lo stesso piglio.

Ancora oggi, mercoledì 5 febbraio, l’ennesima giornata di scioperi con il coinvolgimento sia del trasporto ferroviario che degli scali aeroportuali.

Incrociano le braccia i lavoratori di Trenord in Lombardia, nell’ambito di una mobilitazione indetta dal sindacato Orsa, il personale dipendente di SEA Prime (per lo scalo di Milano Linate) e il personale delle aziende dei servizi di handling associate ad Assohandlers in tutta un’altra serie di aeroporti, da Malpensa a Torino e da Fiumicino a Napoli.

I ritardi della rete ferroviaria italiana rappresentano un fardello economico di oltre 3,16 miliardi di euro all’anno per il Paese.

Foto: Ansa

Ad evidenziarlo un’analisi condotta dal Centro studi di Unimpresa, che sottolinea come questo fenomeno penalizzi in particolare le imprese e il tessuto produttivo italiano, colpendo settori chiave come trasporti, turismo e servizi.

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Il costo è pesante sia per quanto riguarda i passeggeri sia per quanto riguarda le merci: i ritardi medi dei treni ad alta velocità, pari a 30 minuti per viaggio, incidono significativamente sulla produttività.

Economia

15 Gennaio 2025

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Ogni giorno, circa 800.000 persone utilizzano l’AV, e il costo stimato del tempo perso ammonta a 1,8 miliardi di euro all’anno, considerando una perdita media di 15 euro per ogni ora di ritardo; per quanto riguarda il trasporto merci, che rappresenta il 13% del traffico ferroviario italiano, ritardi medi di due ore per convoglio generano inefficienze logistiche e penali contrattuali per oltre 912 milioni di euro all’anno.

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Questo dato penalizza in particolare le filiere agroalimentari e manifatturiere, che dipendono dalla puntualità per garantire l’affidabilità delle consegne, soprattutto verso i mercati internazionali.

Anche il settore turistico, uno dei pilastri dell’economia italiana, soffre i disagi della rete ferroviaria. Circa il 20% dei turisti utilizza il treno per viaggiare nel Paese, e i ritardi riducono la propensione al viaggio e la permanenza media. Si stima una perdita di circa 450 milioni di euro all’anno, pari al 3% del fatturato generato dalla mobilità ferroviaria nel turismo.

Le imprese di servizi, invece, sono costrette a fare i conti con una diminuzione della produttività, a causa di ritardi che ostacolano appuntamenti, meeting e attività fuori sede. Per molte aziende, l’alternativa è ricorrere a mezzi privati, con un aumento dei costi operativi.

Le stime di Unimpresa

Secondo il Centro studi di Unimpresa, il fenomeno, sempre più diffuso, dei ritardi ferroviari in Italia, rappresenta un problema preoccupante che incide negativamente sull’intero tessuto economico del Paese e in particolare sulle piccole e medie imprese.

La mobilità è un elemento cruciale per garantire la competitività e l’efficienza delle attività produttive italiane, ragion per cui i disservizi della rete ferroviaria sono un ostacolo significativo per lo sviluppo economico.

Il 72% dei treni dell’alta velocità ha registrato ritardi nel trimestre ottobre-dicembre 2024, accumulando complessivamente oltre 278.000 minuti di ritardo. I treni regionali, pur mostrando una maggiore puntualità rispetto all’alta velocità, non sono esenti da disservizi che penalizzano pendolari e aziende che operano su scala locale.

Tale fenomeno si traduce in perdite di tempo, aumento dei costi operativi e, in molti casi, mancate opportunità di business per le pmi.

Treni, la puntualità per la rete commerciale

Per quanto riguardo il commercio, i ritardi dei treni compromettono la puntualità nelle consegne di beni, in particolare per la grande distribuzione organizzata e il settore del retail.

Un ritardo nella logistica può generare scaffali vuoti, perdita di vendite e costi aggiuntivi per spedizioni alternative, aumentando i costi operativi del 5-10%.

Quanto al turismo, il treno è il mezzo preferito per turisti che visitano città d’arte e località iconiche italiane. Ritardi e disagi creano una cattiva esperienza, con recensioni negative che si ripercuotono sulla reputazione internazionale dell’Italia.

Ad esempio, i ritardi nei collegamenti verso località turistiche come Venezia, Firenze e Napoli penalizzano interi distretti economici, diminuendo il numero di pernottamenti.

Non solo. Le imprese di servizi, che si affidano ai trasporti per meeting e attività fuori sede, subiscono un calo di produttività.

Ogni minuto perso in viaggio è un minuto non speso per il cliente, con ricadute sulla redditività dei progetti. Molte aziende si vedono costrette a preferire mezzi alternativi più costosi, come il trasporto privato, aumentando i costi operativi.

Inoltre, il trasporto ferroviario di merci è essenziale per i settori manifatturiero e agroalimentare. Ritardi nelle consegne verso i porti e i mercati internazionali minano la competitività del Made in Italy.

Prodotti freschi, come frutta e verdura, rischiano di non rispettare i tempi di consegna, con un impatto diretto sull’immagine di affidabilità delle imprese italiane.

Treni alta velocità, i dati di traffico e dei ritardi del 2024

Dati choc per quanto riguarda quella che dovrebbe essere l’Alta Velocità.

Europa Radicale ha presentato al Ministero dei trasporti un impietoso dossier sui ritardi accumulati dalle Frecce di Trenitalia (Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca) nel periodo tra ottobre e dicembre 2024.

Foto: Ansa

Il dato medio dei ritardi è impressionante: su un totale di 22.865 treni monitorati (una media di circa 260 treni al giorno), hanno registrato ritardi oltre il 70%. In soli tre mesi i tempi di ritardo accumulati sono equivalenti a quasi 6 mesi e mezzo, 4.641 ore.

Qual è la linea peggiore? L’FR9658 Reggio Calabria -Milano con 46 minuti di ritardo medi. Segue l’FA8348 da Bari a Roma con 38 minuti di ritardo medi e un non invidiabile record: nel trimestre preso in considerazione nessun convoglio è mai arrivato in ritardo.

Terzo posto per il l’FR8824 da Lecce a Milano. Ritardo medio di 38 minuti. In 92 giorni è arrivato puntuale cinque volte. Al quarto posto il Torino – Reggio Calabria ed il Venezia – Reggio Calabria (entrambi con 36 minuti di ritardo medio). Quindi il Napoli – Torino (33 minuti), il Bolzano – Sibari (32 minuti), il Torino – Reggio Calabria (31 minuti), il Reggio Calabria – Roma (29 minuti), il Reggio Calabria – Torino (28 minuti).

Frecciarossa e i ritardi: rimborsi milionari

Complessivamente, solo il 20% dei treni ha avuto un ritardo medio inferiore ai 6 minuti, e solo il 3% (8 treni su 275) minore o uguale a zero.

Se il Reggio Calabria – Milano è stato il treno più in ritardo per tutto ottobre e novembre, a dicembre è stato sopravanzato dal Lecce Milano, con la metà dei viaggi che hanno accumulato ritardi superiori ai trenta minuti.

Come annota Europa Radicale, non si tratta solo di raccontare i disagi dei viaggiatori. C’è anche un significativo impatto economico per Trenitalia. Perchè questi disagi comportano un rimborso annuo per gli utenti di 102 milioni di euro.

«L’alta incidenza dei ritardi, la loro concentrazione nei giorni feriali e su specifiche tratte, uniti all’elevato costo dei rimborsi, indicano un problema strutturale che richiede interventi urgenti e mirati. La stessa Trenitalia ha sottolineato come la rete ferroviaria italiana sia passata da 308 treni al giorno nel 2017 a punte di 400 nel 2024, operando su linee non interamente dedicate all’alta velocità», spiega la nota.

I ritardi maggiori nei giorni feriali

Tra i Frecciarossa, il 72% è arrivato in ritardo. La situazione è simile per i Frecciabianca, anch’essi con il 72% di treni in ritardo, mentre peggiora con i Frecciargento, dove il 79% dei treni ha registrato ritardi.

Il venerdì è, in assoluto, il giorno peggiore, con 2.401 treni in ritardo su 3.160 totali, di cui 434 con ritardi superiori ai 30 minuti.

Anche il mercoledì e il giovedì si confermano giorni critici: il mercoledì registra 2.579 treni in ritardo su 3.430, di cui 436 con ritardi oltre la mezz’ora, mentre il giovedì conta 2.618 treni in ritardo su 3.455, con 354 ritardi gravi.

Nel weekend la situazione migliora leggermente. La domenica è la giornata più favorevole, con 1.726 treni in ritardo su 2.749 totali e “solo” 186 con ritardi gravi, quando non intervengono agitazioni sindacali e scioperi.

Anche il sabato, con 2.024 treni in ritardo su 2.997, presenta numeri più contenuti rispetto ai giorni centrali della settimana, con 357 ritardi superiori ai 30 minuti.

Sei mesi e mezzo di ritardi

Il rapporto analizza tutti i tempi di percorrenza delle Frecce fra ottobre e dicembre 2024 per un totale di 22.865 treni presi in considerazione, in media circa 260 al giorno: in tre mesi i minuti di ritardo accumulati sono equivalenti a quasi sei mesi e mezzo, osservano i curatori.

Foto: Ansa

Ci sono cattivi esempi eclatanti come la tratta fra Bari e Roma, in cui nessun treno è arrivato mai in orario nell’intero periodo considerato. Neanche una volta. Su alcune linee i ritardi medi arrivano a 40 minuti (sulla già citata Bari-Roma a 38).

Motivazione ritardi: troppi treni e rete sovraccarica

Già a novembre Europa Radicale aveva diffuso i dati relativi al solo mese di ottobre. Sul banco degli imputati l’eccessivo numero di corse soprattutto nelle ore di punta, quando la rete è congestionata e diventa impossibile rispettare gli orari con la frequenza attuale dei treni.

Questa condizione non solo compromette la qualità del servizio, ma espone i viaggiatori a continui disagi. La rete del Paese appare dunque sovraccarica, soprattutto nei giorni feriali.

Il costo dei ritardi dei treni: cosa serve per invertire la rotta

Critiche, accuse e dita puntate non aiutano molto in questa situazione in cui servirebbe, invece n piano straordinario di investimenti da almeno 10 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, come proposto dalla Corte dei Conti Europea, per ammodernare le linee locali, potenziare il personale e migliorare i sistemi di controllo.

Ogni euro investito nelle ferrovie genera un ritorno economico stimato in 2,5 euro, oltre a ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita.

Il tempo è denaro, si dice. In Italia, però, sembra che il tempo delle persone non valga abbastanza per chi governa. Finché la politica continuerà a distrarsi con il chiasso delle teorie complottiste, a pagarne il prezzo saranno le persone pendolari, le aziende e l’intero Paese.

E mentre si parla di complotti, i treni continuano ad accumulare ritardi, portandoci sempre più lontano dall’Europa che vorremmo essere.

 


FOTO: Ansa





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