Nel contesto della crescente digitalizzazione dell’ecosistema europeo, l’accessibilità ai servizi e alle tecnologie per le persone con disabilità rappresenta una priorità fondamentale per garantire l’inclusione e la parità di accesso alle opportunità offerte dalle tecnologie.
European Accessibility Act (EAA): inclusione e parità di accesso al digitale
Ed è proprio alla luce di tali motivazioni che l’European Accessibility Act (EAA) – che entrerà in vigore a giugno 2025 – può considerarsi, sul piano normativo, una risposta concreta a questa esigenza, mirando a uniformare le regole in materia di accessibilità dei prodotti e servizi digitali: il suo obiettivo è, quindi, abbattere le barriere che ancora limitano l’accesso delle persone con disabilità a tecnologie fondamentali come siti web, applicazioni mobili, media elettronici e dispositivi di pagamento.
L’EAA costituisce, infatti, un importante avanzamento normativo a presidio dell’accessibilità universale, stabilendo un quadro giuridico che armonizza le discipline nazionali degli Stati membri per garantire l’accessibilità di prodotti e servizi nel mercato unico europeo.
Questa direttiva si fonda sul principio di non discriminazione sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Inoltre, includendo nella sua portata applicativa settori chiave, quali i servizi di trasporto pubblico, le piattaforme di e-commerce, i dispositivi digitali e le applicazioni mobili, ne risulta palese la ratio sottesa: concretizzare requisiti tecnici uniformi finalizzati all’eliminazione di barriere all’accesso, nonché garantire pari opportunità a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro abilità fisiche o sensoriali.
Art. 4, il fulcro della direttiva
Entrando brevemente nel merito delle fattispecie considerate, è opportuno rilevare il fulcro della direttiva – che risiede nell’art 4 – nella parte in cui il legislatore eurounitario impone condizioni specifiche di accessibilità che devono rispettare le svariate categorie positivizzate di prodotti e servizi immessi sul mercato europeo, la cui conformità è verificata attraverso procedure rigorose, inclusa la redazione di una documentazione tecnica prescritta dall’Allegato IV, unitamente all’apposizione della marcatura CE – quest’ultima, disciplinata dall’articolo 18, costituente un elemento chiave per certificare che il prodotto soddisfi le prescrizioni della direttiva.
Nuovi obblighi stringenti per tutti gli attori della catena del valore
L’EAA introduce, inoltre, obblighi stringenti per tutti gli attori della catena del valore: fabbricanti, importatori, distributori e fornitori di servizi, tanto che gli articoli 7, 9 e 10 stabiliscono responsabilità precise per ciascun operatore, imponendo, ad esempio, la necessità di aggiornare costantemente la dichiarazione di conformità UE e di collaborare con le autorità nazionali di vigilanza per garantire il rispetto della normativa, come si evince dall’articolo 20.
La citata disposizione, infatti, attribuisce proprio alle competenti autorità nazionali di vigilanza il compito di verificare la conformità dei prodotti e di adottare misure correttive qualora emergano violazioni (tra queste rientrano, ad esempio, il ritiro dei prodotti non conformi dal mercato e la possibilità di imporre sanzioni agli operatori economici che non rispettano le prescrizioni dell’EAA).
Le soluzioni AI che migliorano l’accessibilità
È comunque opportuno specificare che l’introduzione di tali standard minimi mira a realizzare, come ulteriore finalità, quella di uniformare la regolazione di soluzioni tecnologiche avanzate, in particolare basate sull’intelligenza artificiale che si sono rivelate efficaci nel migliorare concretamente l’accessibilità: a titolo esemplificativo, strumenti come Microsoft Seeing AI, Google Lookout, AXE e WAVE stanno introducendo, al riguardo, trasformazioni significative, rendendo l’interazione con l’ambiente digitale più inclusiva e accessibile, indipendentemente dalle condizioni fisiche o cognitive degli utenti.
Microsoft Seeing AI
Microsoft Seeing AI è una delle applicazioni più avanzate nel campo dell’assistenza visiva: grazie alla sua capacità di utilizzare reti neurali profonde, tale sistema descrive ambienti, oggetti, testi e persino volti, rendendo così la fotocamera di uno smartphone un efficace strumento di percezione per persone non vedenti o ipovedenti. Non a caso, le sue applicazioni pratiche sono molteplici: una persona può leggere etichette alimentari al supermercato, identificare la denominazione di una banconota o comprendere espressioni facciali durante una conversazione, aumentando l’autonomia degli utenti, con l’intento di integrarli pienamente nella società.
Google Lookout
Analogamente, Google Lookout si concentra sull’accessibilità mobile, con un’esperienza simile, ma focalizzata su un utilizzo ancora più immediato e intuitivo. In particolare, Lookout è progettato per descrivere l’ambiente circostante, leggere testi e riconoscere oggetti con una precisione impressionante. Pensiamo a una persona ipovedente che utilizza la “Modalità Esplora” per muoversi in uno spazio sconosciuto: il dispositivo fornisce informazioni vocali sul posizionamento di porte, mobili o persone, riducendo il rischio di incidenti al fine di salvaguardare la sicurezza personale.
AXE
Sempre nel campo dell’accessibilità digitale, AXE rappresenta un pilastro per i professionisti del web. Questo strumento automatizza la rilevazione delle barriere di accesso sui siti, segnalando, ad esempio, errori nei contrasti cromatici o nella leggibilità per gli screen reader, grazie alla sua capacità tecnologica in grado di creare esperienze digitali più inclusive fin dalla progettazione. Risulta, quindi, per tale ragione, uno strumento indispensabile di conformazione agli standard WCAG che sono ormai un requisito normativo obbligatorio.
Wave
WAVE, invece, completa l’approccio tecnico con un’interfaccia orientata alla comprensione visiva dei profili di accessibilità, offre report dettagliati e segnala errori direttamente sulla pagina web, consentendo ai designer di correggere le relative criticità rilevate senza compromettere la coerenza estetica o funzionale del sito. Inoltre, la sua semplicità di utilizzo lo rende accessibile anche a chi non possiede competenze tecniche avanzate, promuovendo così una vera e propria democratizzazione dell’accessibilità.
L’importanza di uniformare la regolazione delle soluzioni tecnologiche avanzate
Alla luce delle applicazioni descritte, è comunque importante evidenziare che, in assenza di un quadro normativo robusto come quello fornito dall’European Accessibility Act, si rischierebbe di non riuscire a coordinare adeguatamente l’implementazione delle tecnologie, con il pericolo di ampliare i divari e le esclusioni, anziché ridurli.
Un’adeguata regolamentazione è fondamentale per garantire che le soluzioni di accessibilità siano progettate e sviluppate in modo uniforme, evitando disuguaglianze, affinché ogni iniziativa di sperimentazione tecnologica possa beneficiare di un supporto normativo in grado di incentivarne l’efficacia e l’inclusività a livello europeo.
Peraltro, focalizzando la concreta prassi empirica, gli strumenti prima menzionati hanno già prodotto risultati tangibili nel miglioramento dell’accessibilità: ad esempio, alcune aziende del settore pubblico e privato (come grandi istituti bancari e piattaforme di e-commerce) hanno adottato soluzioni IA per garantire che i loro servizi digitali siano accessibili a tutti. Un caso significativo è rappresentato dalla collaborazione tra Microsoft e organizzazioni non governative per fornire Seeing AI alle comunità con accesso limitato a tecnologie assistive, migliorando significativamente l’autonomia delle persone non vedenti.
L’accessibilità nel contesto delle amministrazioni pubbliche
Nel contesto poi delle amministrazioni pubbliche, diversi governi hanno iniziato a implementare strumenti di verifica dell’accessibilità (come AXE e WAVE) per conformarsi alle normative di settore vigenti in materia. Ad esempio, portali ufficiali in Paesi europei, come la Svezia e la Germania, ora sfruttano strumenti di questo tipo per garantire che i siti web governativi soddisfino i requisiti delle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), dimostrando concretamente come l’IA possa non solo migliorare la fruibilità dei servizi, ma anche generare un impatto sociale rilevante.
Tuttavia, l’avvento di simili innovazioni non risulta privo di sfide.
Le sfide dell’innovazione nell’accessibilità
Infatti, le tecnologie IA richiedono aggiornamenti costanti per rimanere al passo con i cambiamenti normativi, a partire dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni previste dall’European Accessibility Act, con la conseguenza che il loro rapido sviluppo potrebbe provocare, come possibile paradosso applicativo, il rischio di creare nuove barriere, nella misura in cui molte tecnologie avanzate rimangono proibitive per una parte significativa della popolazione globale.
Un’altra sfida, poi, riguarda la formazione e la consapevolezza: infatti, nonostante i progressi tecnologici, non solo la generalità degli utenti, ma anche molti professionisti del settore digitale non possiedono ancora le competenze necessarie per implementare strumenti di accessibilità in modo efficace: tale gap formativo rappresenta un ostacolo cruciale che deve essere certamente affrontato attraverso programmi educativi mirati.
La necessità di un impegno congiunto pubblico-privato
L’impiego dell’intelligenza artificiale per migliorare l’accessibilità è, quindi, un esempio concreto di come la tecnologia possa essere messa al servizio dell’inclusività. Strumenti come Microsoft Seeing AI e Google Lookout stanno trasformando la vita quotidiana di persone con disabilità visive, mentre soluzioni come AXE e WAVE stanno ridefinendo il concetto di accessibilità digitale, rendendola una priorità per aziende e istituzioni.
Tuttavia, per massimizzare questi benefici, è necessario un impegno congiunto: i governi devono continuare a implementare normative (come l’EAA), adattandole alle nuove sfide poste dall’evoluzione tecnologica e le aziende devono investire non solo in innovazione, ma anche nella formazione del personale per garantire che l’accessibilità diventi un elemento fondamentale dei processi di progettazione. Infine, i professionisti del settore digitale devono abbracciare una visione inclusiva, comprendendo che l’accessibilità non è un obiettivo secondario, ma una componente essenziale per un progresso equo e sostenibile.
Solo attraverso uno sforzo collettivo sarà possibile superare le sfide attuali e garantire che l’accessibilità diventi non solo una realtà, ma un diritto assoluto e indisponibile per tutti. La strada da percorrere è ancora lunga, ma le basi gettate finora cominciano a edificare una solida regolamentazione per costruire un futuro in cui tecnologia e inclusività camminino di pari passo.
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