Dal Nostro Corrispondente
Costantino Muscau
Nairobi, 5 febbraio 2025
Ei fu. Anche il Kenya, potremmo dire, ha il suo 5 maggio. È vero che l’annuncio ufficiale è arrivato poco dopo le 22,30 del 4 febbraio, direttamente dall’AKDN, (Aga Khan Development Network, ndr), ma è stato oggi, 5 febbraio, che il Paese ha preso coscienza e conoscenza della scomparsa di un personaggio che in 70 anni ha lasciato tracce profonde nella sanità, istruzione, cultura, economia di Nairobi e dintorni.
“Il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV, 49esimo Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti e diretto discendente del profeta Maometto – si legge nell’annuncio – è deceduto pacificamente ieri nella sua residenza di Lisbona, all’età di 88 anni, circondato dalla sua famiglia.
Il Kenya è colpito, attonito, ma non muto. Anzi, ricordi e commemorazioni nella mattinata odierna si sono succeduti a ondate. L’Aga Khan University apre il suo sito con una foto del sorridente “leader visionario“ che nel 1983 la fondò“, per migliorare la qualità della vita nei Paesi in via di sviluppo attraverso l’insegnamento, ricerca e assistenza sanitaria di livello mondiale”.
Condoglianze dal mondo intero
Il presidente della Repubblica, William Ruto, ha dichiarato: ”Il mondo ha perso un leader straordinario che è andato oltre ciò che sembrava impossibile per aiutare i più vulnerabili attraverso le sue opere di beneficenza negli ospedali e nelle scuole”.
Il quotidiano Daily Nation, corazzata informativa, assieme al canale NTV, del National Media Group, la più grande società mediatica indipendente di Kenya, Tanzania, Uganda e Ruanda, di proprietà di Karim, trabocca di condoglianze e celebrazioni di ogni parte del pianeta: dal segretario dell’ONU, Antonio Guterres, a Re Carlo III, al primo ministro canadese, Justin Trudeau, al premio Nobel per la pace, la giovane pakistana Malala Yousafzai.
Agenzie sviluppo private
L’Aga Khan Development Network (AKDN), la rete di agenzie di sviluppo private e non confessionali fondata dal principe, che impiega 96 mila persone, “mentre onora l’eredità del fondatore ribadisce l’impegno a continuare a lavorare per migliorare la qualità della vita di individui e comunità in tutto il mondo, come lui desiderava, indipendentemente dalle loro affiliazioni religiose o origini”.
Può sembrare il tutto enfatico ed esagerato, ma spesso si sottovaluta che cosa abbiano significato per il Kenya, forse più che per il Pakistan, Bangladesh, Tajikistan, Afghanistan, Canada, Sardegna (con la Costa Smeralda), la figura e l’opera di questo miliardario amante del lusso, ma riservato e filantropo (seppure non proprio… disinteressato).
Padre di 3 figli e una figlia, due mogli, padrone di un’isola alle Bahamas, di un jet, un superyacht, di cavalli di razza (famoso il leggendario Sherman), aveva la cittadinanza onoraria del Canada, quella britannica e quella portoghese, dove si trova una notevole comunità ismaelitica.
Seconda patria
Tuttavia il Kenya e questa parte dell’Africa, per Karim, sono stati una seconda patria. Era nato a Ginevra il 13 dicembre 1936, da Aly Khan e dalla britannica Joan Buller, ma parte della sua infanzia la ha trascorsa proprio a Nairobi e a Mombasa, sull’oceano Indiano.-
E nel 1957 si trovava in Tanzania, dove si era trasferito con il padre, quando succedette al nonno quale discendente di Maometto e guida dei venti milioni di ismailiti. Il papà, infatti, era stato cacciato dalla linea di successione a causa del suo tumultuoso matrimonio con l’attrice americana Rita Hayworth.
Nominato successore
Dopo l’apertura del testamento, Aga Khan Development Network ha annunciato poche ore fa il successore di Karim Aga Khan. E, secondo le volontà del padre, Rahim Al-Hussaini Aga Khan V, il secondo dei quattro figli – il primo dei tre maschi – sarà il 50esimo Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti e diretto discendente del profeta Maometto.
Istruzione e Sanità
A Nairobi, le più grandi istituzioni riguardanti l’istruzione e la sanità sono due punti di riferimento non solo storici, ma anche fisici.
Svettano infatti, nel quartiere indiano Parkland, le due torri di 37500 metri quadri, collegate da un ponte, progettate dallo studio di architetti di fama internazionale, Payette.
I rapporti tra la sua famiglia e il Kenya durano da oltre un secolo, la catena di ospedali e i centri medici distribuiti in tutto lo Stato (da Kisumu, a Mombasa, a Kericho, a Eldoret, a Kisi) è stata avviata oltre 70 anni fa. Intendiamoci: l’assistenza è qualificata, ma tutta privata.
Se non si hanno soldi, non si entra: le assicurazioni sanitarie, indispensabili per viaggiatori, operatori e turisti, sono tutte convenzionate, ma se si vuole un trattamento adeguato è preferibile evitare la classe – diciamo così- popolare (cameroni che un paziente non si aspetterebbe in una struttura di questo, livello).
Meglio scegliere la “business”, ovvero la stanza singola. Altrimenti son dolori: non solo si paga anche l’aria (o, meglio, l’acqua fisiologica, cerotti, insomma tutto), anche con prezzi un pochino più economici ma l’assistenza non è proprio il massimo.
Contrasto alla povertà
Comunque l’opera complessiva dell’AKDN in Kenya è stata utile, massiccia, ammirevole non solo nell’istruzione e salute, ma anche nel contrasto alla povertà, nella promozione del turismo e nella difesa dell’ambiente.
Nel 1996, Karim, in visita ufficiale, rafforzò i rapporti con il governo firmando un accordo di Cooperazione. Si calcola che gli interventi umanitari abbiano coinvolto in modo diretto 7 milioni di kenyani e 4 milioni in modo indiretto.
Protezione ambiente e natura
Un anno fa il principe Hussain Aga Khan, 50 anni, terzogenito di Karim, appassionato di immersioni, inaugurò una mostra di foto marine al museo nazionale del Kenya, a conferma del coinvolgimento della sua famiglia nella protezione della natura.
Nel 2009 aveva dato vita alla organizzazione senza scopo di lucro FON, (Focused on nature) per sostenere gli habitat minacciati o in via di estinzione. L’anno prima suo padre era tornato nella capitale per l’ampliamento delle facoltà di Scienze della Salute e di Cardiologia e Cancro.
Emancipazione economica donne
Esattamente un anno fa era venuta in Kenya anche la primogenita, Zahara Aga Khan, 54 anni, per continuare, in pratica, il lavoro paterno. Incontrando il presidente Williams Ruto e la First Lady Rachel Ruto, “hanno esplorato opportunità di collaborazione in nuovi settori, quali, ad esempio, il progresso della emancipazione economica delle donne”.
Come disse una volta lo scomparso principe “essere ricchi non è un peccato e l’Islam insegna tolleranza, compassione per i più vulnerabili e sostiene la dignità umana”.
Campione di pluralismo
Per questo, probabilmente, il riconoscimento più giusto e più degno per Aga Khan IV è quello riassunto nella biografia scritta dal giornalista viaggiatore e scrittore tanzaniano, Mansoor Ladha, “Aga Khan: bridge between East&West”.
“È stato la faccia moderata dell’Islam, campione di pluralismo, promotore dei valori dell’Islam miranti a ridurre l’estremismo e il radicalismo. Un ponte tra l’Oriente e l’Occidente”.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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