PALERMO – “È come se fosse Riina, Provenzano, questo è un diavolo, ti legge nel pensiero”, dicevano di Franco Bonura, anziano boss dell’Uditore tornato in carcere nell’ultimo blitz della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Ottantadue anni, mafioso vecchia scuola, con una grande vocazione imprenditoriale.
Rivendicò la sua mafiosità dopo avere ascoltato il discorso di Sergio Mattarella, il 22 marzo di due anni fa, nella giornata dedicata alle vittime della mafia. Rideva mentre ripeteva le parole del capo dello Stato: “Ieri mi sarei offeso… il presidente della Repubblica… i mafiosi sono senza onore… non esitano ad ammazzare i bambini”.
Rimproverò il figlio farmacista perché aveva chiesto aiuto a un carabiniere quando perse il telefonino. Non doveva avere rapporti con “questa gente” e rispettare le “tradizioni” di famiglia.
Il profilo di Bonura viene tracciato nell’informativa della squadra mobile depositata dal sostituto procuratore Giovanni Antoci e ora a disposizione delle difese. C’è un ampio capitolo che riguarda gli affari, conclusi e in corso, del boss che faceva affidamento su una rete di relazioni.
“Agganciare i politici”
Aveva un chiodo fisso: agganciare i politici. Riteneva, secondo una sua personale convinzione, che lo potessero aiutasse lo chef Mario Di Ferro e Rosario Marchese, patron del “Caffè Stagnitta” che non sono indagati. C’è, però, ampia traccia di una serie di incontri con Bonura avvenuti nel 2022-2023 in “un deposito anonimo e interdetto al pubblico, nei pressi della storica sede della torrefazione Stagnitta” in Discesa dei Giudici.
Marchese ha un vecchio precedente penale: fu condannato per mafia ai tempi del maxiprocesso e rapina aggravata. Nel 1978, si legge nell’informativa, insieme a Salvatore Lo Piccolo, Michele Greco e Salvatore Micalizzi, partecipò ad un raid ai danni dei gestori del tiro a volo dell’Addaura dove furono rubate diverse armi.
Ed è per via di questi incontri che a Bonura nella nuova inchiesta viene contestata la violazione della misura di prevenzione. Dopo la scarcerazione per fine pena del 2020 non poteva incontrare pregiudicati.
“L’eredità di Letizia Battaglia”
In uno degli appuntamenti, così riassumono gli investigatori, “maturava la richiesta di Rosario Marchese, puntualmente esaudita da Francesco Bonura, di esercitare pressioni sul legale incaricato di gestire l’eredità della nota fotografa Letizia Battaglia, suocera di Rosario Marchese, sul cui testamento era nato una disputa tra gli eredi”. Gli scatti di Battaglia, specie quelli sulla guerra di mafia, fanno ormai parte del patrimonio collettivo, fanno parte della eredità contesa.
Nel corso dell’incontro Bonura “offriva l’eventuale intercessione del noto chef Filippo La Mantia del quale vantava il patrocino delle iniziative imprenditoriali, che egli stesso aveva in origine finanziato”.
Il vero obiettivo di Bonura sarebbe stato quello di allacciare contatti con i politici. “Dimmi una cosa come sei combinato con questo consiglio comunale?”. Parole che fanno il paio con quelle che sempre Bonura aveva riferito sul conto di Di Ferro: “I politici ce li ha tutti nei coglioni”. Non si conosce il contenuto della risposta di Marchese, né del dialogo con Di Ferro avvenuto seduti al tavolino di un bar in largo degli Abeti. In parte non c’è, in parte è coperto da omissis. Dunque è presumibile che si indaghi ancora.
L’affare della farmacia
Nell’informativa si fa riferimento all’intervento di Bonura quale socio occulto nella costituzione di una società per rilevare una nota farmacia. Affare andato in porto dopo una serie di incontri in un noto autosalone. Fu decisa la compagine societaria, in cui un parente stretto detiene la maggioranza.
Bonura e Marchese parlavano, oltre che di “reciproco sostegno nella soluzione di problematiche di tipo personale”, anche della possibilità di aprire attività commerciali all’interno degli aeroporti di Palermo e Trapani.
Ritenevano di avere qualcuno, un parente, a cui potere chiedere aiuto. Anche in questo caso non si sa se siano passati dalle parole ai fatti, oppure si siano fermati alle mere intenzioni. Certamente scalpitavano, volevano “infilarsi”. Gli interessava soprattutto la ristorazione, ma anche i posteggi nelle aree private distanti dagli scali.
Gli investigatori ritengono invece di avere provato la partecipazione occulta di Bonura alla società Florens. Si tratta di una srl che gestisce 52 unità immobiliari ed è per questo che è stata sequestrata.
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