Clima, l’Europa ci ripensa per salvaguardare le imprese dalla concorrenza extra Ue

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Clima, l’Europa ripensa alla sua manovra con la quale, come spesso accade, si è puntato a target (poi frequentemente rinviati nelle loro scadenze) che contrastano con la sofferenza dei Paesi membri rispetto alla concorrenza extra Ue. Il commissario europeo responsabile delle politiche sul clima, Wopke Hoekstra, intende proporre una revisione alle normative comunitarie sulla tassazione della CO2 alle frontiere, il Cbam, che esonererebbe l’80 per cento delle imprese da questo onere. “Non diminuirebbe minimamente l’importanza degli obiettivi climatici – prova a dire Hoekstra – , ma sarebbe un modo per rendere la vita più facile ad una ampia gamma di imprese”. Le sue parole, in una intervista al Financial Times, rilevando che “meno del 20% delle aziende sono responsabili di oltre il 95% delle emissioni”. Secondo il quotidiano, con questo intervento tra 180mila e 200mila imprese risulterebbero esentate dalla nuova tassazione. Hoekstra vuole proporre le modifiche nel quadro del pacchetto di semplificazione chiamato Omnibus che la Commissione Ue dovrebe presentare nel corso di questo mese. Richiederà l’approvazione da parte della maggioranza degli Stati europei e del Parlamento Ue.

In proposito, solo pochi giorni fa il nostro ministro Adolfo Urso, proprio al termine di un incontro a Bruxelles con Hoekstra, aveva espresso “apprezzamento per l’inserimento della revisione del regolamento Cbam nella Bussola della Competitività dell’Europa, un passo essenziale per salvaguardare le industrie energivore, a partire dalla siderurgia, come previsto nel nostro non-paper”. Un documento promosso dall’Italia insieme ad Austria, Bulgaria, Grecia e Polonia che punta a garantire che la decarbonizzazione dei settori ad alta intensità energetica, particolarmente esposti alla concorrenza internazionale – come siderurgia, chimica, alluminio e cemento – sia sostenibile dal punto di vista produttivo, consentendo alle imprese europee di competere ad armi pari con i Paesi extra Ue e contrastando il rischio di delocalizzazione, il fenomeno comunemente noto come carbon leakage, lo spostamento della produzione verso Paesi con normative ambientali meno stringenti.


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