HCOB PMI® Settore Terziario in Italia: attività economica appena in crescita, ma le condizioni della domanda restano deboli

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Nonostante i segnali di persistente debolezza della domanda, le aziende terziarie italiane sono riuscite a registrare a gennaio una crescita. L’espansione della produzione ha perso slancio ed è rimasta solo marginale, mentre il volume dei nuovi ordini è diminuito per il terzo mese consecutivo. Anche la fiducia sulle prospettive economiche nei prossimi 12 mesi è crollata ai minimi da ottobre 2023.

A inizio 2025, le aziende del terziario italiano hanno affrontato maggiori pressioni inflazionistiche, dovute soprattutto all’aumento dei salari, il cui incremento ha a sua volta favorito l’aumento dei prezzi di vendita del settore. Sia l’inflazione dei costi che delle tariffe è di conseguenza salita al valore più alto in nove mesi. Per proteggere i profitti, le aziende hanno cercato di diminuire gli organici, registrando il primo taglio occupazionale degli ultimi tre mesi.

L’Indice HCOB PMI® dell’Attività Terziaria in Italia, il dato principale di questo rapporto, da 50.7 di dicembre è sceso a gennaio a 50.4, registrando un aumento marginale dell’attività, e debole se considerato in un contesto storico. Alcune aziende hanno collegato l’aumento della produzione alla nuova clientela, altre hanno invece riportato le difficoltà affrontate per le avverse condizioni economiche.

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A limitare la crescita dell’attività è stato principalmente il forte calo del volume dei nuovi ordini, in discesa a gennaio per il terzo mese consecutivo. Le aziende monitorate dall’indagine hanno riportato un rallentamento della domanda e un aumento dell’incertezza dei clienti. Il tasso di riduzione delle commesse ricevute è cambiato di poco rispetto alla fine del 2024 ed è stato complessivamente marginale.

A spingere al ribasso i nuovi ordini totali è stato il forte calo delle commesse estere pervenute a gennaio, calo che le aziende hanno collegato alle difficili condizioni economiche dei loro partner commerciali. Anche se più debole di dicembre, la contrazione delle vendite estere è stata elevata rispetto alla media di lungo termine.

In risposta a questo, a gennaio le aziende del terziario in Italia hanno scelto di ridurre i loro organici, concludendo quindi due mesi consecutivi di crescita. Anche se solo modesta, questa riduzione occupazionale è stata la più elevata da agosto 2023. Le aziende che hanno partecipato all’indagine hanno riportato di aver ridotto la loro forza lavoro e di non averla rimpiazzata.

Un altro fattore che ha spinto le aziende a ridurre la loro capacità produttiva è stato il crollo delle aspettative economiche per i prossimi 12 mesi. Anche se ancora positivo, il livello di ottimismo è crollato ai minimi in 15 mesi registrando peraltro un valore fortemente indebolito rispetto ai dati storici. Le aziende che predicono uno slancio della produzione rispetto ai livelli attuali lo collegano a speranze di migliori condizioni economiche, maggiori sforzi di marketing e acquisizione di nuovi clienti.

Dal momento che il volume delle commesse inevase è diminuito per il sedicesimo mese consecutivo, le aziende fornitrici di servizi in Italia continuano a segnalare capacità in eccesso. Il tasso di riduzione delle commesse acquisite e non ancora completate è stato infatti il più rapido in tre mesi e lievemente più veloce della media di serie.

La ragione principale della pressione dei costi di gennaio continua ad arrivare dai salari, da quanto riportano le aziende monitorate, ma è stato menzionato anche un rialzo del costo delle materie prime e dei servizi. Il tasso di inflazione è stato elevato e il più alto da aprile dello scorso anno.

Simile è inoltre la tendenza delle tariffe medie applicate ai clienti del settore. Il tasso inflazionistico dei prezzi di vendita è aumentato toccando il valore più forte in nove mesi, visto che le aziende hanno tentato di trasferire il peso dei costi sui clienti.

Commento

Analizzando i dati PMI finali del Settore Terziario in Italia, Jonas Feldhusen, Junior Economist presso la Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Il nuovo arresto del PIL dell’ultimo trimestre, dopo la stagnazione del terzo, mette in evidenza il fiacco andamento dell’economia italiana nella seconda metà del 2024. Tale valore si allinea con la tendenza dell’Indice HCOB PMI della Produzione Composita che da luglio a dicembre dello scorso anno ha riportato una media di 49.9. Visto che 50 definisce la soglia tra crescita e contrazione, i dati PMI rispecchiano accuratamente i valori del PIL. L’ultimo comunicato HCOB PMI sull’economia del settore privato italiano segnala che tale lentezza è destinata a durare. L’Indice della Produzione Composita ha indicato una minima contrazione, continuando il recente andamento di declino. L’attività del terziario italiano, anche se marginalmente, continua a crescere. La domanda rimane debole e dà di nuovo segnali di peggioramento, con i nuovi ordini totali ed esteri entrambi in calo. Le aziende che rispondono all’indagine asseriscono che l’incertezza e le deboli condizioni economiche nei mercati stranieri stanno limitando la domanda, il cui infiacchimento determina un nuovo calo degli ordini inevasi. Come indicato dai dati HCOB PMI, questo cupo scenario segnala previsioni future del settore terziario inferiori alla media di lungo termine. L’inflazione dei costi affrontati dai servizi potrebbe diventare una preoccupazione maggiore, visto che è accelerata e ha toccato valori elevati, suonando un campanello d’allarme. Come si evince dai dati, le aziende stanno trasferendo l’aumento delle spese operative, con i salari ancora al primo posto, ai clienti finali, con il rialzo delle tariffe applicate. Nell’ultimo consiglio BCE, la presidente Lagarde aveva asserito che la fase di aumento dei salari del settore terziario stava esaurendosi, quindi non sarà contenta degli ultimi dati PMI sui prezzi.”

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