IPP: cos’è e come funziona l’indice dei prezzi alla produzione

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Una misura importante per determinare l’inflazione in un Paese è l’indice dei prezzi alla produzione (IPP), che interessa la fase iniziale della formazione dei prezzi. In questa guida vedremo in cosa consiste questo indicatore, qual è l’utilizzo che se ne fa e cosa lo differenzia dall’indice dei prezzi al consumo (IPC).

 

 

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IPP: cos’è

L’IPP, acronimo di indice dei prezzi alla produzione, è un parametro che misura la variazione media nel tempo dei prezzi di vendita ricevuti dai produttori nazionali di beni e servizi. In sostanza, l’IPP fa riferimento alla variazione di prezzo dal punto di vista del venditore. Ogni mese vendono rilasciati migliaia di IPP per singoli prodotti o gruppi di prodotti che sono disponibili per tutte le industrie nei settori minerario, manifatturiero, dei trasporti, dei servizi pubblici, del commercio, della finanza e dei servizi all’economia.

 

 

IPP: come viene utilizzato

Gli usi che si fanno dell’IPP sono fondamentalmente tre. Innanzitutto l’indice è un indicatore economico, nel senso che cattura i movimenti di prezzo prima che ci sia la vendita al dettaglio. Questo significa che successivamente ci possono essere variazioni per le imprese e i consumatori. Sulla base dei dati forniti dall’IPP, i governi e le Banche centrali formulano rispettivamente le loro politiche fiscali e monetarie.

 

Se l’indicatore registra un forte incremento, c’è la possibilità che ciò generi inflazione, e quindi rappresenta un campanello di allarme che segnala alle autorità la possibilità di dover mettere in campo una politica restrittiva (ad esempio alzando le tasse e/o i tassi di interesse); al contrario un IPP molto basso è un segnale che ci possa essere disinflazione o addirittura deflazione, il che prepara le autorità a un maggiore accomodamento fiscale e monetario.

 

In secondo luogo, l’IPP è un deflatore di altre serie economiche. In sostanza, altre serie temporali economiche potrebbero essere adeguate alle variazioni di prezzo. Ad esempio, il PIL in valori monetari costanti è stimato utilizzando deflatori basati sui dati IPP.

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Infine, l’indice è usato come base per l’escalation dei contratti di acquisto e vendita. Questi spesso includono una clausola che tiene conto delle variazioni dei prezzi dei fattori produttivi. Ad esempio, un contratto per l’acquisto a lungo termine di benzina può essere variato in base all’andamento dei prezzi del petrolio. Così come un contratto per l’acquisto a lungo termine di pane subisce modifiche a seconda della variazione dei prezzi del grano.

 

 

Le differenze con l’IPC

Sia l’IPP che l’IPC sono una misura della variazione di prezzo nel tempo per un insieme fisso di beni e servizi, ma differiscono per due ragioni:

  • la composizione di questo insieme;
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  • i tipi di prezzi raccolti per i beni e servizi inclusi.

 

L’area di beni e servizi inclusi nell’IPP è l’intera produzione commercializzata dai produttori e comprende i beni e i servizi acquistati da altri produttori come input per le loro operazioni o come investimento di capitale, nonché quelli ottenuti dai consumatori direttamente dal produttore di servizi o indirettamente da un dettagliante.

 

Nella misura sono escluse le importazioni, poiché l’obiettivo è quello di individuare la variazione dei prezzi dei produttori nazionali. L’IPC invece comprende i beni e servizi ai fini di consumo dalle famiglie e comprende anche le importazioni.

 

Quanto ai tipi di prezzo, quello riscosso per un articolo incluso nell’IPP è ciò che percepisce il suo produttore. Al riguardo, le imposte e le accise non sono considerate poiché vengono percepite dallo Stato. Il prezzo riscosso per beni e servizi inclusi nell’IPC è invece quello pagato direttamente dal consumatore; di conseguenza, sono incluse le tasse e le accise. In altri termini, l’IPP considera la variazione dei prezzi dal punto di vista del produttore; l’IPC la considera dal punto di vista dell’acquirente.

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Tra IPP e IPC c’è anche differenza nell’uso delle misure. Il PPI è utilizzato soprattutto per la crescita reale della produzione; l’IPC invece per l’adeguamento dei flussi di reddito e di spesa alle variazioni del costo della vita.

 

 

 

 

 

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