Macron avrebbe invitato a Parigi il nuovo leader siriano Ahmed al-Shara’

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Bruxelles – La Francia potrebbe essere il primo Paese occidentale ad accogliere il nuovo presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Shara’. Almeno, questo è quanto trapela da Damasco, visto che l’Eliseo non ha ancora ufficialmente confermato l’invito. È probabile che l’occasione della visita sarà la conferenza internazionale sul futuro del Paese mediorientale, che si terrà a Parigi il prossimo 13 febbraio.

Non si è ancora posato del tutto il polverone causato dall’improvvisa (e inattesa) caduta del regime sanguinario di Bashar al-Assad, rovesciato a inizio dicembre dalle milizie salafite di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts, letteralmente “Comitato per la liberazione del Levante”) guidate da Ahmed al-Shara’, altrimenti noto col nome di battaglia Abu Mohammed al-Jolani (che lui ha però chiesto ai suoi interlocutori di non utilizzare).

Ma la “nuova Siria” sta già godendo, se non di un reset totale delle sue relazioni internazionali, almeno di un’importante apertura di credito. A fine gennaio, ad esempio, i ministri degli Esteri dei Ventisette hanno concordato di allentare gradualmente alcune parti dell’ampio regime sanzionatorio che l’Ue aveva imposto contro il Paese levantino, anche se è ancora presto per i dettagli tecnici.

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L’Alta rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Kaja Kallas (foto: European Council)

Il canale diretto con Parigi

E ieri (5 febbraio), il nuovo padrone della Siria post-Assad ha sentito al telefono il presidente francese Emmanuel Macron, aprendo così il suo primo canale diretto con un leader europeo. L’inquilino dell’Eliseo, si legge in un comunicato ufficiale, ha discusso con il suo omologo “della necessità di proseguire la lotta al terrorismo, a beneficio del popolo siriano e della sicurezza della nazione francese“, esprimendo la disponibilità di Parigi “a sostenere la transizione” in corso e auspicando che quest’ultima “possa soddisfare pienamente le aspirazioni del popolo siriano“.

Quello che Macron ha invece omesso di annunciare, almeno stando ai media transalpini, è di aver invitato al-Shara’ a recarsi personalmente a Parigi “nelle prossime settimane”. A riferirlo, al posto dell’Eliseo, è stato l’ufficio della presidenza siriana. Si tratterebbe del primo incontro con un leader occidentale, che fa seguito a quelli coi vicini regionali: negli scorsi giorni, dopo aver ricevuto l’emiro del Qatar, al-Shara’ ha viaggiato in Arabia Saudita e in Turchia.

Ricostruzione e migrazioni

Il messaggio che il nuovo presidente ad interim sta portando in lungo e in largo è che le due priorità del nuovo corso da lui inaugurato sono la stabilità e la ricostruzione del Paese. Quest’ultima, evidentemente, sarà un business gigantesco. E proprio di questo, tra le altre cose, si parlerà il prossimo 13 febbraio alla Conferenza internazionale sulla Siria, che sarà ospitata proprio nella capitale transalpina.

Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron (foto: Stephane De Sakutin/Afp)

Al di là dei paroloni sulla transizione democratica e inclusiva che al-Shara’ sostiene di voler portare avanti, è evidente che una questione centrale nei futuri rapporti tra Damasco e Bruxelles sarà la gestione dei flussi migratori, eterna spina nel fianco delle cancellerie europee. Le quali stanno aspettando, proprio in queste settimane, la proposta dell’esecutivo comunitario sui famigerati “centri di rimpatrio” extra-Ue, per deportare nei Paesi terzi i rifugiati che non intendono accogliere sul proprio territorio e sui quali l’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) ha suonato giusto oggi un flebile campanello d’allarme.

Geopolitica e sicurezza

In più, c’è la dimensione geo-strategica. Da un lato, la Siria – martoriata da oltre un decennio di devastante guerra civile, durante la quale al-Assad non ha esitato a usare le armi chimiche contro i suoi stessi cittadini, e lacerato dall’esperienza dello Stato islamico (cui peraltro l’Hts è stata affiliata per un periodo) – è stato storicamente un alleato di ferro della Russia di Vladimir Putin, alla quale forniva notoriamente un accesso al Mediterraneo tramite il porto di Tartus, non distante dal confine col Libano. Lì, Mosca gestiva una base navale che sembra stia ora abbandonando, almeno a giudicare dalle immagini satellitari raccolte a fine gennaio. La sfida, per i partner regionali ed europei della nuova Siria, è quella di far uscire Damasco dall’orbita del Cremlino.

Ahmed al-Shara' Recep Tayyip Erdogan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (destra) riceve ad Ankara il leader siriano Ahmed al-Shara’, il 4 febbraio 2025 (foto via Imagoeconomica)

Dall’altro lato, la questione della sicurezza potrebbe risultare più complessa. Il neo-sultano turco Recep Tayyip Erdoğan, ad esempio, intende continuare a combattere le Forze democratiche siriane (Sdf), una coalizione di milizie che controllano la regione de facto autonoma del Rojava nel nord-est del Paese e la cui formazione principale è l’Unità di protezione popolare (Ypg) curda, che Ankara considera il ramo siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), classificato come organizzazione terroristica.

Al contrario, per gli occidentali i curdi rappresentano un prezioso alleato nella lotta al terrorismo jihadista (almeno nominalmente, visto il clamoroso voltafaccia degli Stati Uniti di Donald Trump nel 2019). Per il momento, Macron avrebbe ribadito la “lealtà” della Francia verso di loro. Ma per al-Shara’, alla ricerca di appoggi internazionali più ampli e solidi possibile, si pone ora il problema di come integrarli nello Stato siriano post-dittatoriale.



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